Una delle più grandi e irrazionali paure dei bambini è quella di essere dimenticati, abbandonati. A nulla servono le rassicurazioni e, a maggior ragione, le storie educative ed edulcoranti: è una paura che i bambini devono attraversare.
Per questo mi è piaciuto Mia mamma è più veloce della tua! perché, pur prendendo spunto da questa emozione, la lascia nelle retrovie per mettere al centro i bambini, la forza dell’amicizia e l’immaginazione.
I risguardi ci conducono in un quartiere verde di un paese che immaginiamo in Norvegia (sia autrice che illustratrice sono norvegesi), dove, in un basso edificio, scorgiamo due bambine che guardano fuori dalla finestra.
«“Tra poco mia mamma viene a prendermi”. “Però la mia arriva prima”»
La stanchezza e la calma di una giornata alla scuola dell’infanzia si intrecciano all’attesa e alla preoccupazione. Tuttavia il legame, l’intesa e la complicità tra le due bambine di trasforma in storia.
Voltata la pagina, infatti, veniamo catapultati lontano dall’asilo in città dove due mamme si stanno evidentemente preparando a muoversi.
«“Invece no, perché la mia è già uscita dal lavoro.” “Ma la mia ha la bicicletta, perciò arriva prima lo stesso”»
Le voci dialoganti delle due bambine sono distinte dal colore del testo (arancione e verde) e incalzano, pagina dopo pagina.
La corsa, rincorsa delle due mamme non ha nulla a che invidiare ad una saga avventurosa o ad una gara sportiva delle più appassionanti. Prima i cocci di vetro fermano la bici di una mamma, l’altra la supera in velocità, prendendo l’autobus, ma viene immediatamente risuperata dall’altra che sale al volo su un taxi. Poi un cantiere blocca tutti i mezzi, ma una delle due mamme si fa dare un passaggio in motorino… la sfida sembra vinta, ma… «“mia mamma tira fuori le superscarpe da supercorsa. E adesso è più veloce della tua”». Arrivate al molo, la sfida successiva è nientemeno che il mare! Una sale per un pelo su una barca, l’altra intrepida si tuffa in acqua con ancora il caschetto della bici in testa.
«“Però allora arrivava uno squalo e se la mangiava! Gnam!” “Invece no, perché lei nuotava ancora più veloce”»
Le battute delle bambine non sono solo descrittive, ma interagiscono e cooperano alla costruzione della storia, regalando ai lettori colpi di scena spiazzanti e iperbolici, pur nella coerenza lineare della parabola della corsa delle mamme.
Quando le illustrazioni ci riportano dentro la scuola, ci accorgiamo che le bambine non sono più alla finestra ma stanno giocando insieme… e poi «“Pling plong!”».
Deve essere arrivato qualcuno!
È molto bella la rappresentazione delle bambine che appaiono sole a scuola, mi sembra esprima il desiderio di non interferire in questo viaggio di attesa che devono compiere da sole, anche se insieme. Avrebbe potuto esserci un rassicurante adulto a dire che le mamme sarebbero arrivate presto, che mancava poco… invece no. La scelta della tecnica del collage crea un’ombreggiatura naturale data dalla sovrapposizione delle carte e crea l’aspettativa di un movimento come in un teatrino di figura, inoltre la presenza di alcune pagine che si aprono rende reale il movimento, come quando il pullman si allontana. Mossi e morbidamente scompigliati i volumi creati con i colori, con linee appena accennate di sfumature diverse a contenerli.
Una storia di attesa ad occhi sgranati, una storia di amicizia che fa compagnia nei momenti più delicati e naturalmente una storia di mamme che arrivano sempre, di corsa.