«Sentivo di fare “illustrazioni per storie che non esistono”», credo che queste parole di Emily Winfield Martin - riportate nella postfazione - svelino chiaramente il cuore di Immagina, un libro fotografico e illustrato, poetico e narrativo.
Quello che si distilla in queste pagine è principalmente lo sguardo dell’autrice, quello stesso sguardo che ha raccolto, collezionato e custodito un universo di ninnoli, carte, biglietti, fotografie…
Ognuno possiede oggetti capaci di donare conforto, ecco mi immagino Emily toccare e disporre i suoi biglietti e, sull’onda dell’emozione suscitata, dipingere e immaginare, appunto, storie e volti. In effetti, quando ci si imbatte in una lettera, una fotografia, un frammento della vita di qualcun altro diventa affscinante immaginare e immedesimarsi.
Che volto avrà avuto la persona che vergava in modo così elegante questo biglietto? Che profumo preferiva la donna che dedicava questa foto? Quali erano le passioni dell’uomo che si appuntava queste parole su un foglio di quaderno strappato?
Ritrovo tutto questo nella galleria di immagini e illustrazioni che costituiscono Immagina.
La fotografia di una busta, un biglietto, un pezzetto di carta, una cartolina… tutti variamente annotati (che bel lavoro di lettering ha fatto Elisa Terenzio!), accanto a un dipinto: onirico, realistico, magico, evocativo…
Il contenuto essenziale e sintetico del testo gioca con il confine sottile della letteratura: più di un frammento mi ha ricordato testi famosi (Gabriel García Márquez ma anche Rudyard Kipling, Perrault, Melville…), eppure le frasi sono così avulse dal contesto e paradossalmente generiche nella loro poeticità che potrebbero tranquillamente appartenere a mille romanzi o a nessuno.
«Non disse mai a nessuno cosa aveva visto ai confini del mondo»
«Il suo cuore batteva come le ali di un uccello»
La conformazione delle carte fotografate ha una originalità e un’armonia deliziose: i profili ondeggianti delle piegature delle buste, i tratteggi delle cartoline, i timbri sbiaditi delle poste, i bordi di pizzo, il giallo seccato della colla, le righe timide dei fogli dei quaderni… anche le foto sono imbevute di bellezza e dialogano con le immagini.
Potrebbe sembrare che siano i disegni a dare un’interpretazione delle parole, che rimangono misteriose, eppure non è sempre così: le immagini che si accostano ai testi sono contaminate dall’ambiguità. Capita così che «si raccontavano storie l’un l’altra fin da piccoli» mostri una donna mollemente appoggiata ad un leone (chi sono le due “femmine” che si raccontavano storie?); «La mamma di Leonardo era un’incantatrice di serpenti» si accosti ad un bambino in calzoncini in groppa ad un coccodrillo…
Questa discordanza insinua la percezione che, anche quando testo e illustrazioni sembrano perfettamente accordate, celino invece qualche recondito e inafferrabile segreto.
«Lily voleva essere un buon posto su cui potersi posare»
I biglietti possono essere scritti davanti e dietro e questo regala alla storia un passo in più nella progressione delle pagine, altre volte gli echi rimbalzano tra le illustrazioni (c’è una ragazzina con la maschera da orso accanto a due biglietti differenti (!). Eppure il libro rimane da assaporare pagina per pagina. La tecnica pittorica rende le illustrazioni veri e propri quadri di una galleria inquietante e meravigliosa: orsi, volpi, maschere, sguardi diretti e celati, fagotti, balene... il colore riempie tutto.
Immagini e parole sospese, in attesa che il lettore decida di imboccare la strada di un storia.
Un libro denso di poesia capace di provocare e incantare grandi e piccoli (più i grandi, però!).
[…] Scaffale Basso, 19 gennaio 2020 […]