Tra gli ultimi libri portati in Italia di Elsa Beskow spicca Storia di un curioso, un libro che ripropone il nodo narrativo che costituisce il cuore di tutte le storie dell’autrice e illustratrice svedese, ovvero l’incontro dei bambini con il magico che si nasconde tra le pieghe del mondo naturale, ma lo fa con un quid molto originale.
Nei libri precedenti, infatti, (L’uovo del sole, Re inverno, Brava Annika!, Nel regno dei mirtilli) ad animarsi erano gli elementi naturali come il gelo, l’inverno, i mirtilli o a mostrarsi tra le foglie e i tronchi erano piccoli abitanti tipici del folklore nordeuropeo, folletti che inaspettatamente apparivano tra ceppi, funghi e rovi ai bordi dei pascoli.
I bambini, proprio grazie al loro status transeunte, riescono ad entrare in contatto con gli elementi naturali e con il mondo invisibile e fatato, celato agli occhi degli adulti, e a mostrarlo ai lettori.
Ma il curioso che dà il titolo a questo albo non è un bambino, ma è un pesce, un piccolo pesce di nome Kvick.
«C’era una volta un piccolo pesce di nome Kvick. Nuotava nell’acqua limpida e si dirvertiva molto a guardare le cose tutt’intorno a lui. Un giorno si trovò faccia a faccia con un grosso pesce pronto a divorarlo. Allora il piccolo pesce guizzò via e il grosso pesce rimase lì come uno stoccafisso con la bocca aperta»
Non c’è dubbio, dunque, che il protagonista di questa storia sia proprio lui, un pesciolino orfano, ma spalleggiato da tre zii premurosi e molto accorti: la zia Plai, una bella sogliola, «lo zio Braxen, un’orata dalle squali lucenti, e lo zio Pike, un luccio lungo e forte con una bella fila di denti aguzzi».
Kvick è digiuno del mondo e si avventura incautamente sotto un pontile ed è proprio lì che incontra la lenza di un piccolo umano, Thomas, che si trovava, gambe a penzoloni, a pescare con la sua canna da pesca.
Thomas è un bambino per bene e, non appena Kvick finisce tra le sue mani, non pensa ad altro che a salvarlo: lo infila nel suo scarpone lo riempie d’acqua e lo porta a casa per tenerlo in un barattolo.
Quello che Thomas non immagina è che i premurosi zii del pesciolino, avvisati del guaio in cui il piccolo si è improvvidamente ficcato, cercano un modo per andarlo a salvare.
La trama si intreccia al misterioso, all’ineffabile e al magico, perché i tre pesci arrivano, grazie ai consigli degli altri abitanti dello stagno, fino ad una vecchissima rana dai poteri magici.
«“Ho sentito molti desideri sciocchi in tutta la mia vita, ma mai qualcosa di così sciocco come un branco di pesci che vuole stare all’asciutto! Questa la voglio proprio vedere… Avvicinatevi!” A quel punto, con il fare solenne che si confà la magia, si alzò sulle zampe posteriori e sollevò le mani rugose da rana e mormorò qualcosa che suonava come “Plumpetilplaskeri bubbeliplums” e lanciò sopra i pesci un’intera fila di bolle»
La scrittura della Beskow è capace di creare in poche righe l’attesa e il mistero “che si confanno alla magia”, pur muovendosi in un contesto naturale che poco concede al fantasioso.
La tavola illustrata che segue queste parole è un esilarante illustrazione di tre pesci a cui sono spuntate delle ridicolissime gambe arancioni palmate: i lettori non potranno che ridere come la giovane rana che li vede uscire un po’ incerti eppure impettiti e diretti alla camera da letto del piccolo Thomas che, evidentemente, rimane più stupito dei lettori stessi!
Ottenuta la promessa della tempestiva liberazione di Kvick, i tre pesci tornano zampettando ridicolmente verso lo stagno, dove si rituffano.
La storia, però, non finisce qui perché la piccola rana sorridente, decide di ringraziare quell’umano gentile, insegnandogli a nuotare.
Troviamo in questa storia il magico quasi ribaltato, che investe quasi a forza il mondo dell’infanzia, con cui comunque continua a intendersi perfettamente. Ne è testimonianza il valore dato alle parole che hanno la capacità di cambiare la realtà attraverso le formule magiche o promesse che vengono mantenute.
Il dinamismo e l’umorismo di queste pagine, risulta un poco sopra le righe delle “solite” storie della Beskow, lasciando una sensazione di piacevole sorpresa.
Le illustrazioni sono splendide e, se per la prima volta cedono un poco al tono esilarante, l’armonia tra mondo reale e fatato non ne risulta turbata. I bambini rimangono il centro, ritratti attraverso atteggiamenti (anche solo i piedi a penzoloni) e gesti che colpiscono per naturalezza e verità.
Una bella storia lunga, scritta in stampatello maiuscolo che incanterà nell’ascolto i bambini dai tre anni.