L’attesa trepidante e l’eccitazione dei bambini per una giornata di neve sono le stesse oggi come 100 anni fa. Ce lo ricorda Re inverno di Elsa Beskow che ritorna sugli scaffali con un nuovo titolo e una nuova traduzione per i tipi di Pulce, che continua il suo recupero delle storie dell’autrice e illustratrice svedese.
Le storie di Elsa Beskow hanno la bellezza di testi non avari, che si dipanano lentamente in tante parole che raccontano, descrivono, si fermano ad osservare. Accade così che in questo libro dove Olle, a cui sono stati regalati i primi sci, deve aspettare che la neve scenda copiosa per poter godere del suo regalo.
«Puoi immaginare quanto fosse ansioso di provare i nuovi sci. Ma quell’anno l’inverno non sembrava arrivare mai»
Potete immaginare la gioia di Olle dopo due giorni di nevicate fitte fitte!
«Com’era felice Olle! Così felice che fece tre capriole sul letto, si vestì in un baleno urlando: “mamma, mamma, posso andare nel bosco, adesso?”»
Quella che definiremo l’istantanea di una gioia, si trasforma in una lunga e dettagliata avventura innervata di quella magia naturale che la Beskow vede brillare in ogni fiore, ogni tronco, ogni refolo di vento.
Nel mondo magicamente riscritto dalla neve, Olle incontra Gelo che passeggia per i boschi gelando con il suo tocco o il suo soffio ogni ramo e ogni foglia e che lo invita a conoscere il re Inverno, non prima di aver scacciato la vecchia Tö, spirito anticipatore della primavera che con la sua scopa vuol far sparire tutta la neve (non fatevi scappare le somiglianze con la nostra Befana!).
Imponente e spaventoso nella sua barba stalattitica e circondato da trichechi dal fare solenne, il re Inverno sembra un vero e proprio dio.
Ma le scoperte che aspettano Olle nelle altre sale del castello sono ben più dinamiche: anziani e anziane, bambini e bambine dai rossi cappelli tradizionali lavorano alacremente, cucendo calze e confezionando stivali, piallando slitte e ricamando babbucce in vista del Natale! Il castello di re Inverno si mostra come una vera fucina natalizia senza però la retorica stereotipata che la modernità ha portato con sé: i bambini, come gli elfi, lavorano in luoghi spartani, su pelli di orso, accanto al fuoco, preparando doni semplici, eppur capaci di regalare ai bambini, così come Olle testimonia, una gioia incontenibile.
Lo stupore di avere un bambino nel castello scatena l’eccitazione: tutti i piccoli abitanti, con Olle in testa, si precipitano a giocare a palle di neve, a sciare, a pattinare, a costruire pupazzi di neve, a scivolare con le slitte.
«“Ti sei divertito?” chiese Gelo. “Non mi sono mai divertito così tanto in vita mia!” “Posso immaginarlo”»
Le belle illustrazioni della Beskow, che alternano il bianco e nero dei disegni profilati al colore, ci riportano agli occhi sgranati di Olle che vede la magia intorno a sé, ma si fondono con quelli incantati dell’autrice che certo ritrasse in questi personaggi così vivi e spontanei nei loro movimenti e nelle loro pose i suoi figli e i bambini del suo tempo.
Tornato a casa dopo l’avventura nel palazzo del re Inverno, Olle ritroverà una traccia degli amici perduti nei pacchi che scarterà a Natale (un paio di pattini e uno slittino) e per giorni e giorni, nei mesi a venire insieme a suo fratello si premurerà di spaventare la vecchia Tö, perché non anticipi la fine del divertimento:
«“Vecchia Tö, vecchia Tö, smettila! Non provare a spazzar via la nostra neve!»
Lo stringersi insieme, godendosi ogni attimo dell’inverno svanisce in primavera, ma con una malinconia che lascia presto i berretti di lana rossa per godersi un’altra gioia, certo più leggiadra che il cocchio trainato da farfalle testimonia perfettamente.
Una bella avventura, da godersi lentamente, finché dura l’inverno.
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