La letteratura per l’infanzia è costellata di bambini che parlano con gli animali da Perri di Felix Salten a Mary Poppins, fino a Delphine e Marinette ne Il gatto sornione…
L’infanzia ci ricorda, con il suo stato d’essere ancora profondamente legato all’universo, un equilibrio perfettamente armonico con il mondo naturale e con il mito.
Accade così anche nell’avventura Brava Annika! di Elsa Beskow, autrice e illustratrice svedese le cui opere stanno tornando sugli scaffali grazie ai tipi di Pulce.
Come in un corrispettivo dell’avventura del Re inverno, in questo volume c’è una bambina, Annika, che vive un’avventura estiva, mentre i suoi genitori, contadini, sono impegnati nelle faccende di tutti i giorni: fare il fieno, lavorare in cucina…
Ad Annika viene affidato il compito di andare a badare alla mucca Mairos: lo steccato si è rotto e la mamma teme che la mucca sconfini per andare a mangiare il trifoglino verde nei campi di Gustavsson.
Annika, rigorosamente da sola, si avvia lungo il sentiero sterrato con il suo secchiello e null’altro che la noia o la voglia di passare un pomeriggio da sola.
Lungo la via gli incontri non mancano: il primo è con un cane - che si rivelerà poi, in un secondo momento, di grande aiuto - poi con Olle che sta andando a pescare e poi con un vecchio ambulante che, per scusarsi di averla spaventata, le regala un cucchiaio di legno nuovo di zecca per giocare.
E proprio a giocare Annika si dedica appena giunta al prato, su un cumulo di sabbia con il suo cucchiaio di legno e il secchiello rosso. La mucca Mairos, però, scavalca il recinto e va a mangiare il trifoglio e non c’è verso di farla tornare indietro, almeno fino all’arrivo del cane gentile che corre a dare una mano alla bambina.
Bellissimo il prato con i fiori color ciclamino dei trifogli perfettamente tratteggiati dalla Beskow!
«“Oh, grazie, grazie mille cane!” “Wof! Wof! Wof! Non mi devi ringraziare, è un piacere aiutarti ”. E corse subito via»
Per evitare altre fughe improvvise della mucca, Annika si adopera per riparare il recinto e si dirige verso una catasta di legna che sembra abbandonata; il bastone che afferra, tuttavia, si rivela il legno portante di una capanna abitata dagli elfi.
La collaborazione tra la bambina e gli elfi è tanto naturale quanto immediata: insieme riparano lo steccato, Annika presta il proprio secchiello e dona un po’ di latte di Mairos a mamma elfo e ne riceverà in cambio, per la sua gentilezza, un secchiello colmo di fragole mature.
Questa storia è semplicemente il racconto di una giornata passata all’aria aperta, nella solitudine del gioco, che permette di attraversare con naturalezza la soglia del magico che, nell’immaginario della Beskow, è sempre un magico che impregna il mondo naturale.
Nella quarta di copertina è riportata una frase dell’autrice che trovo perfetta per raccontare l’atteggiamento dei bambini e, nello specifico, l’atteggiamento di Annika in questa storia: «c’è qualcosa di sacro nei bambini ed è che riescono sempre a venirti incontro a metà strada».
Questo venire incontro a metà strada testimonia l’atteggiamento cordiale di chi non ha nulla da difendere, e che anzi corre curioso, in una posizione di disponibilità rispetto all’ignoto, allo sconosciuto, al magico, al bello, al brutto, al prevedibile e all’imprevedibile.
Questa storia lo racconta.
P.S. Il testo in stampato maiuscolo permette una lettura scorrevole ai primi lettori autonomi e il QR code permette anche un ascolto in modalità audiolibro.