Per far bene le cose, per fare in modo che i semi fioriscano, bisogna lasciare loro il tempo, bisogna concedere loro la cura lenta e immobile della terra che aspetta.

Un fare che non è un fare. Un “non fare” che è essenziale, affinché il fare non ingurgiti il senso stesso di ciò che si ta facendo.

Joseph Conrad scriveva: «Come faccio a spiegare a mia moglie che quando guardo fuori dalla finestra sto lavorando?».

Nella storia onirica di Eleonora Simeoni ho intravisto questo coraggioso pensiero, una rivendicazione artistica che, in un mondo come quello attuale assediato dalla produttività, non  appare per nulla scontata.

Ma andiamo con ordine.

Il gigante Osvaldo è «la storia di un incontro sorprendente, da raccontare, pagina dopo pagina, con le tue parole insieme alle mie» ed, in effetti, quest’opera prima è quasi un silent book, se non si contano le prime pagine e una frase finale. 48 pagine di un sogno sfumato in cui si intrecciano demoni orientali e fiabe, tradizioni e sguardi differenti: gli spiriti giapponesi Hōkō, Gulliver di Jonathan Swift, i racconti di Andersen, le divinità sciamaniche…

La storia narra di un’isola «deserta e silenziosa» occupata dalla città di Bottone, rinomata città che eccelle nella produzione di cappelli.

«I bottoniani, artigiani da generazioni, ne confezionano di qualsiasi forma e colore: cappelli a punta e a cilindro, ornati di zaffiri, di smeraldi o di rubini, cappelli per signori e per signore…»

La loro bravura è tale che il re decide che, affinché tutti possano conoscere la città di Bottone e i suoi cappelli, si debba lavorare ininterrottamente di giorno e di notte.

La città diventa così una macchina in movimento incessante, uno spettacolo piuttosto curioso che interroga il gigante Osvaldo, artigiano anche lui, ma … di sogni.

«viaggiava di notte e, con il suo carrillon, creava tutti i sogni delle città addormentate»

È a questo punto che la narrazione si interrompe, lasciando spazio al silenzio e alle parole del lettore.

Il gigante è incuriosito da questo popolo in costante movimento e i bottoniani, come novelli lillipuziani, ne rimangono invece sconvolti. Il lavorio continuo preteso dal re e da quei cappelli che in ogni casa devono essere cuciti,  stirati, infiocchettati viene scombinato da questo imprevisto, gentile. Osvaldo infatti, con sguardo curioso, cerca di capire come i suoi sogni, trattenuti con fili leggeri al suo carrillon, possano raggiungere questi piccoli omuncoli tutti intenti nel loro lavorare, che non desiderano essere distratti.

Quando i bambini decidono di accoglierlo con calore tra i loro giochi , gli adulti si vedono costretti a fare qualcosa e decidono di inforcare i bastoni.

“Via, via, vattene…” sembrano vociare dietro la violenza tesa di quei bastoni allungati, quasi a mantenere la distanza da un ospite indesiderato, “Via, via, vattene… cosa possiamo avere a che fare con te?”. Eppure al calar della sera Osvaldo decide di suonare il suo carillon e di liberare i suoi sogni nel cielo grigio e tra gli alberi spogli.

E questi spiriti dorati e pacifici sapete dove vanno? A rubare i cappelli ai bottoniani, ma in realtà a restituire loro un tempo di pace e riposo.

«Quella notte la città di Bottone spense finalmente le luci e si lasciò andare a un profondo e meraviglioso sonno».

Questa metafora del sonno, della pace e del tempo che sembra sprecato è solo in parte una metafora, perché il sonno è nella realtà la riconquista reale di una pace interiore e fertile che vince l’ansia e smaschera la menzogna del mito del fare, lasciando al fare lo spazio per riappropriarsi delle proprie radici, che possiamo chiamare immaginazione, creatività, riflessione, pensiero, ispirazione… tempo.

La storia, che nasce nell’abbraccio onirico di un artista e maestro riconoscibilissimo nell’impronta delle illustrazioni (Gabriel Pacheco), si declina in citazioni che spaziano tra la letteratura (Gulliver, appunto, ma anche la fiabe del vestito dell’imperatore…), culture lontane (come gli spiriti animali dal volto umano) e le tradizioni nordiche (con le divinità dalle corna di cervo). La giovane illustratrice cuce la propria storia in tavole eteree e gentili, convincenti ed essenziali in un equilibrio appena conquistato con le parole.

Un fiaba senza tempo che invita a lasciare spazio ai sogni.

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Il gigante Osvaldo Eleonora Simeoni 48 pagine Anno 2021 Prezzo 16,20€ ISBN 9788832137132 Editore Bohem Press
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