La collana Donne nella scienza di Editoriale Scienza si arricchisce di un bel volume a firma di Elena Accati, accademica di floricoltura all’Università degli studi di Torino, dedicato a Eva Mameli Calvino, madre di Italo Calvino.
Il centenario del figlio si tramuta nell’occasione per riscoprire i contributi che suo padre e sua madre, eminenti studiosi di botanica, floricoltura, agricoltura e biogenetica diedero alla storia della scienza.
La scrittura dell’autrice sceglie la prima persona per tratteggiare una biografia ideale che parte dall’infanzia a Sassari e prosegue fino a un’indefinita interruzione a voce di un’Eva ormai in pensione.
«Ora sono vecchia, anche se non mi sento affatto tale»
A differenza degli altri volumi della collana, in questa storia ho sentito una differenza di tono, data dalla formazione accademica dell’autrice (spesso invece la scrittura è affidata ad una scrittrice), che dà largo spazio a dettagli e riferimenti che mirano a documentare l’apporto scientifico che Eva Mameli Calvino diede ad ambiti come la botanica e la floricoltura in Italia: dagli articoli, alle monografie, dagli studi e le scoperte ai rapporti con i grandi studiosi e colleghi.
Questo accento particolarmente insistito rende ragione della vita della protagonista: una vita interamente dedicata alla scienza e allo studio, una passione davvero totalizzante! Dagli studi universitari e la ricerca a Pavia, il matrimonio per procura con Mario Calvino, la partenza per Cuba, il rientro in Italia, la Stazione sperimentale per la Floricoltura, la docenza e la ricostruzione dell’Orto botanico di Cagliari… ogni passo della storia celebra la sua passione!
Non sono molti i riferimenti ad Italo e neanche così vasti i dettagli della vita privata, o meglio tutti i dettagli della vita privata sono ricondotti ad un orizzonte di studio e ricerca che sembra costituire la vita intera di questa donna.
«Mario mi disse una cosa che mi colpì vivamente: “La situazione a Cuba è grave, i campesinos e i loro figli hanno bisogno di tutto: di istruzione e di cibo. Il tuo sapere laggiù sarebbe prezioso per migliorare la vita di quelle popolazioni. Potresti applicare le tecniche che hai sperimentato e messo a punto alle colture tropicali, su cui ben poco finora è stato fatto. Eva, credimi, non c’è tempo da perdere”. A me quelle parole sembrarono una dichiarazione d’amore, certo non formulata nel modo convenzionale, ma in quello più appropriato e consono al mio carattere, assolutamente rispondente a come ero vissuta fino ad allora, anteponendo lo studio, la ricerca e il lavoro praticamente a ogni altro aspetto della mia vita»
Il contributo all’approfondimento degli studi calviniani, in quest’anno dedicato alla celebrazione del centenario della sua nascita, trova in questo volume un scorcio di ciò che Calvino respirò in giovinezza.
È esaltante vedere costruirsi una cultura legata alla floricoltura in Liguria, una cultura e un’occasione economica fondate, pensate da questa donna e suo marito.
«I fiori furono sempre così presenti nel nostro quotidiano. […] Insomma noi continuavamo a gettare semi, facendo sempre più progetti che bilanci»
Il romanzo scorre con semplicità senza scossoni seguendo un filo cronologico rigoroso, dove fabula e intreccio coincidono.
Anche il finale aperto, che non si conclude con la morte della studiosa, sottolinea la centralità che gli studi di questa donna che continuano il loro viaggio nella contemporaneità aldilà di una morte cronologica:
«I numeri di cui mi faccio forte sono questi: nel 1925-26 la Borsa Fiori di Sanremo registrava tre varietà di rose “Ulrich Brunner, “Frau Druschky” e “Mac Arthur”. Oggi le varietà di rose da giardino sono settemilacinquecentosessantadue!»
Particolarmente belle le immagini di Daniela Iride Murgia che condivide le radici sarde di Eva e che coglie la complessità e la bellezza di studi solitari dedicati a piante e fiori. L’occasione per scoprire la vita dedita e straordinaria di una donna che ha fatto l’Italia moderna.