La gara dei cartografi di Eirlys Hunter è un interessante romanzo che racconta l’avventura di quattro fratelli che si trovano catapultati in una gara stupefacente come - possiamo immaginare - dovrebbe essere una gara tra cartografi.

Quattro fratelli, una mamma e un treno che li sta portando Grand Prospect dove sta per iniziare un’evento a cui partecipano le più rinomate squadre di cartografi e avventurieri: obiettivo mappare e cercare la strada migliore per far raggiungere New Coalhaven alla ferrovia.

Un grande premio in denaro è  l’ultima possibilità per la famiglia Santander per vincere i soldi necessari per tornare alla ricerca di un grandissimo esploratore, che si è perso: il papà Santander. Eppure in seguito a un banalissimo contrattempo in una delle fermate del treno la mamma scende, preoccupata di aver perso il figlio Joe sulla banchina, è un attimo, il treno parte, la mamma rimane giù e i quattro fratelli rimangono soli nello scompartimento.

L’ambientazione ha qualcosa di steampunk, e certamente il contesto pseudovittoriano si scontra con ritrovati tecnologici curiosi e pittoreschi come ad esempio i cavalli meccanici. Ci troviamo, però, certamente in un mondo dove i luoghi possono essere ancora inesplorati ed esploratori e cartografi sono avventurieri, veri!

I quattro fratelli Santander, che in quattro raggiungono esattamente i quarant’anni, decidono di continuare l’avventura, soli, nella speranza e nell’attesa dell’arrivo della mamma.

Il racconto segue una scansione molto lineare che ripercorre esattamente i 28 giorni che questi fratelli, insieme a Carrot il loro pappagallo e Beckett un altro ragazzo che si accoda con gli asini Melassa e Gnocco, impiegano per raggiungere la loro meta.

Scalare montagne, superare foreste, aggirare cime e nevai, cercare la strada dove non c’è ancora una strada, raccogliere indizi che li guidino sul sentiero giusto.

Possibile che questo sia stato fatto da cinque ragazzini?

I fratelli sono tutti caratterizzati per qualcosa. Joe, 11 anni, è l’esploratore del gruppo, quello che deve trovare la strada, quello che riesce a raccogliere gli indizi che gli permettono di capire quale sia la via.

Francie è la gemella di Joe, non parla mai, ma ha una capacità di comunicare quasi telepatica: la sua mente è legata a doppio filo ai fratelli. Ha poi un potere incredibile: è capace di volare, riesce a estrarsi dal proprio corpo e sorvolare i luoghi che stanno per percorrere a piedi. E quando ritorna in sé, questa bambina dalla mente vigorosa e dal corpo così fragile è capace di inchiostrare mappe che sembrano opere d’arte, in modo tale che le cartine sembrano quasi prendere vita sotto i suoi occhi.

Sal la primogenita, 14 anni, «è un genio della matematica ed è la topografa del gruppo» dei Santander, è l’addetta ai calcoli ed è anche la più scontrosa e diretta del gruppo.

In quanto primogenita Sal sente su di sé la responsabilità dei fratelli piccoli sarà quella più dubbiosa a intraprendere l’avventura:

«Finiscila, Joseph Santander. L’idea è stata tua, però lasci a me la preoccupazione. E non è giusto. Continua a ripetermi continuamente che “andrà tutto bene”. E se non fosse così?»

Humphrey, 4 anni, «è semplicemente diverso in modo normale»: 

«sono triste perché, quando arriveremo non sarò più un bambino avventuroso. Mi piace essere un bambino avventuroso».

Al gruppo si aggiunge Beckett un ragazzo di 15 anni abituato a lavorare duramente nella fattoria povera della sua famiglia e che spera che la grande avventura dei Santander possa veramente permettere l’arrivo di un treno lì dove ogni modernità sembra lontana.

La disorganizzazione che i quattro Santander portano con sé - probabilmente non abituati a pensare a loro stessi o a ragionare in termini adulti - viene sopperita dalla cura e dal carattere pragmatico di Beckett che metterà a servizio degli estrosi Santander la sua capacità di cucinare, la sua pazienza, la sua organizzazione nel razionare il cibo e occuparsi degli asini.

L’avventura è assicurata: incontri con gli orsi, contrattempi, crepacci, nevai, tempeste, cadute, disorientamenti, torrenti da guadare, ferite, fame, sete, freddo, fiumi impetuosi da attraversare e poi, avvicinandosi alla meta, boicottaggi e rivalità con gli altri gruppi in gara.

Il viaggio può sembrare sproporzionato, eppure come ogni grande impresa, passo dopo passo, si raggiunge ogni cosa. Ognuno metterà in campo le sue capacità, l’affetto, il legame che lo lega ai fratelli… ognuno sarà indispensabile per il gruppo e anche la piccola Carrot sarà fondamentale nel salvare Joe, inaspettatamente scivolato giù per un dirupo.

Ogni giornata è una giornata conquistata, un tratto del percorso tracciato e mappato e ci ritroviamo intorno al fuoco, accanto ai piccoli Santander a scrutare il cielo e a godere delle stelle, a ripararci sotto la pioggia battente o a spaventarci inaspettatamente per i pipistrelli che animano la grotta dove si sono riparati, gustando la zuppa di funghi di Beckett o a sognare un budino alle prugne con la pancia vuota.

La strada è dura, il conto alla rovescia finale ci fa sentire tutto il peso dell’avanzare da soli, senza adulti, con il peso del dovercela fare senza aiuti, eppure ancora una volta le risorse che i ragazzi sanno tirare fuori quando mettono insieme il bello che c’è in loro lascia senza parole.

La sintassi è scorrevole, i testi sono ricchi di dialoghi e si segue facilmente la narrazione che è molto lineare con poche circoscritte analessi e un filo narrativo unico e vigoroso da seguire. Si percorre cronologicamente questo viaggio di 28 giorni, in una sorta di conto alla rovescia dal 28º all’ultimo: «mancano 20 giorni», «mancano 19 giorni»… così ogni sera si ricordano prima di dormire. Non vi do anticipazioni riguardo al finale di questa storia che apre gli scorci di un secondo volume che è già stato edito in Nuova Zelanda.

L’avventura è una vera avventura in un luogo dove non ci sono strade e dove, quindi, ogni passo è inaspettato e ogni scorcio che si apre imprevedibile: questa è certamente la cifra di questo viaggio.

Un bel romanzo dai 9 anni.

P.S. Due notazioni sulla traduzione che mi hanno colpito:

Ho incrociato uno «Spanto» (pagina 202) che credo a meno che sia uno “spanso”, a meno che voglia essere una mimesi del parlato del piccolo Humphrey.

E un «pino rosso» che a mio avviso doveva essere tradotto invece con un «abete rosso» (pagina 190).

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La gara dei cartografi Eirlys Hunter - Kirsten Slade - Francesca Novajra (traduttrice) 288 pagine Anno 2022 Prezzo 16,90€ ISBN 9791280176301 Editore La nuova frontiera
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