Alle mamme che attendono (o attenderanno) fuori dai cancelli delle scuole, un albo dai primi toni autunnali che ci mancava un sacco!
____________________________________________
Settimana scorsa mi è capitato molte volte di prendere l’auto alle 6 per andare al lavoro. La notte e il buio, la pioggia e la nebbia facevano da tunnel a noi guidatori del primo mattino, così quando il cielo da nero e plumbeo ha iniziato impercettibilmente a farsi grigio e poi più bianco e poi le cose attorno a me sono apparse e i primi uccelli hanno incominciato a sgranchirsi le ali d’intorno ho pensato: ecco è accaduto tutto e quasi non me ne sono accorta. Il giorno dopo sono rimasta in attesa, in attesa di quel dopo di luce che doveva accadere. Dopo.
Se non ci si pensa troppo il dopo sembra essere il problema del mondo: per i più piccoli è la curiosità, è il ritorno rassicurante, è la fedeltà di un amore, quello di una mamma. Crescendo invece il baricentro si sposta fuori da sé e il «dopo» si trasforma nell’esito delle cose, la traiettoria, gli obiettivi. Questa progressiva trasformazione implica un grande fraintendimento: da una componente necessaria per vivere felici il presente (dopo la mia mamma tornerà a prendermi), il «dopo» diventa la frustrazione di non volerci stare nel presente (dopo andrà meglio). Io riconosco spesso in me questo ricatto e questo inganno: non vedo l’«adesso» e mi preoccupo del futuro. Immaginerete quindi con quale curiosità presi questo capolavoro di Laurent Moreau Dopo.
L’artista francese però, pur parlandoci del «dopo», chiarisce da subito il nocciolo della questione, perché del dopo lui ci parla al presente: «dopo l’inverno, la primavera restituisce i colori» e infatti siamo avvolti da fiori lussureggianti e fiabeschi, «dopo che la sveglia ha suonato, provo a ricordarmi i sogni» e infatti ecco il piccolo protagonista con gli occhietti ancora cisposi e lo sguardo truce di chi ha appena aperto gli occhi che dà vita attorno a sé al teatro dei suoi sogni… parliamo del «dopo», ma siamo nell’«ora». I testi sono poetici, evocativi e universali, mai superficiali e mai concettosi. C’è la rabbia che si aggroviglia in testa, c’è il fiatone dopo la corsa, «i piccoli tesori raccolti lungo il cammino» nel bosco, c’è l’inverno che stupisce, le dita grinzose dopo la doccia (uno dei passaggi tra i più amati da Saverio), le pozzanghere da guadare e i frutti da addentare, c’è l’orizzonte che ti fa chiedere «cosa ci sia» e «qualcuno che ti aspetta» dopo la scuola. Le situazioni si susseguono ugualmente significative perché ognuna vale l’esperienza di chi le ha vissute e il livello esperienziale permette di parlare a tutti: a me - ma da un certo punto di vista poteva essere scontato -, ma anche al mio Saverio (5enne) che adora questo libro. Non c’è climax, non c’è preparazione: tutte queste scena di vita raccolte anche un po’ casualmente portano in fondo alle due ultime tavole finali: «dopo domani, non so cosa accadrà… dopo tutto, be’, si vedrà… prima di dopo, c’è… adesso!». Tutti questi puntini di sospensione, opposti ai serrati punti fermi delle tavole precedenti, cercano di definire l’ineffabile, il silenzio carico dell’adesso. Bellissima anche la scelta di una tavola che non è facilmente definibile, ma in cui c’è tutto quello di cui un bambino ha bisogno: la sua famiglia.
L’acutezza e la profondità del messaggio di questo albo, declinato poeticamente in un testo essenziale, affascinante, ma in fondo semplicissimo mi hanno commosso. Le immagini colorate, surreali e nello stesso tempo realissime e quotidiane parlano un linguaggio che è quello dei bambini, senza blandimenti: un esempio chiarissimo di come le cose vere sono semplici e parlano a tutti. Il tratto decorativo, avvolgente e mosso vivifica le istantanee che potrebbero irrigidire le tavole. Moderno e adeguato il font che si inserisce nella pagina coerentemente senza paura del bianco, senza voler per forza parlare, suggerendo piuttosto e lasciando raccontare le immagini.
Un albo memorabile sulla bellezza e la ricchezza dell’adesso, per tutti: che potrebbe essere per adulti, ma che vi assicuro ha la capacità di raccontare anche ai più piccoli, se non fosse del «dopo» sicuramente della poesia dell’«ora».