Quello di oggi non è davvero un albo illustrato è più un oggetto che è stato progettato da Anne Herbauts. Infatti se all’inizio potreste cedere alla tentazione di leggerlo, come ho fatto io, alla fine dovrete accettare di chiudere gli occhi e lasciare che siano le vostre dita a raccontarvi una storia.
Di che colore è il vento? è un capolavoro, uno dei libri più belli, intensi, particolari che ho visto quest’anno.
Capisco ora quando Anna Castagnoli, a riguardo di quest’artista belga, sottolineasse la sua concezione tridimensionale del libro fatta di «testo, immagine, pagine»: si ha l’impressione che Anne abbia usato uno scalpello per sbozzare il libro: la carta è tagliata, impressa, ricoperta, disegnata, colorata…
«Di che colore è il vento? si chiede il piccolo gigante», mani in tasca lo vediamo uscire di casa… ad occhi chiusi. «Incontra un vecchio cane / e gli domanda: / di che colore è il vento? / È colorato, / rosa, fiorito, di un bianco sfumato.»
«No, fa il lupo, / ha l’odore brusco / del bosco»
«No, no, / colore di linfa e granatina, borbottano le radici.»
Il viaggio è intenso, ognuno ha una parola differente, una sensazione, un ricordo, un’immagine da regalare a questo bambino e pagina dopo pagina, se non lo avessimo capito da subito, realizziamo che il suo interesse nasce dal fatto che non ci vede.
Il bimbo, che serenamente accenna un sorriso silenzioso e discreto in copertina, non sta solo godendosi la brezza ad occhi chiusi: la sta… guardando.
L’avventura del piccolo gigante parte da casa, attraversa il prato, il bosco, il villaggio, il ruscello, fa una sosta accanto ad un albero e poi giunge ai piedi di un enorme gigante garbato: «E l’enorme gigante, / con fare lento: / il colore del vento? La risposta, ti dico, / è tutta in questo libro. Prende il libro, / il pollice sul margine dei fogli, / lascia scorrere le pagine. […] Il vento del libro».
Già di per sé questo percorso alla ricerca del vento ha un’intensità poetica spiazzante: nasce l’esigenza di uscire di casa, sedersi su un prato e chiudere gli occhi in attesa di un soffio dal quale potremmo dedurne il colore. Il finale con la risposta-non risposta del gigante non è banale proprio perché non è limitante e ognuno, ogni lettore, potrà scegliere le sue parole per parlare di ciò prova mentre il vento del libro lo accarezza.
Basterebbe, dicevo, ma questo libro è molto di più, perché con tecniche differenti l’artista belga ci accompagna dentro il fitto bosco, accanto al lupo, fra i panni stesi del villaggio, sotto la pioggia al limitare del prato, sotto il sole cocente tra le arnie, fra i giunchi dello stagno, su in alto vicino ad una mela rossa, poi accanto agli stivali di un gigante enorme e infine alle sue mani. Il colore trattato e steso spesso con le dita, le ombre e la luce che accarezza le superfici, le trame dei tessuti dei collage, i grumi del colore rappresi nelle campiture… tutto questo basterebbe per regalare un’esperienza di bellezza, perché giunti alla fine non si vede l’ora di riprendere il cammino e ricominciare.
Basterebbe, ho già detto, ma questo libro è molto, molto di più, perché se lo sfiorate ogni pagina vi regalerà l’ingresso in una dimensione talmente inaspettata e ricca che resterete senza fiato. Attraverso una verniciatura trasparente delle tavole ed impressioni a secco le pagine prendono vita, una vita invisibile ma ricchissima: sentite gli alberi nel bosco? e il pelo del cane? tra i panni stesi al sole cosa si nasconde? sentite la pioggia? e tra le pinne dei pesci vedete i cerchi nell’acqua? e il contorno irregolare della mela? e le ditate azzurre del gigante lasciate sulla copertina mentre faceva ascoltare il vento al gigante bambino?
Vedere, sentire, toccare, ascoltare: le sensazioni si mescolano e si intuisce che probabilmente l’unico modo per leggere questo libro è ad occhi chiusi.
Provateci. Io l’ho fatto e l’ho fatto fare a molti bambini (tra i 4 e i 6 anni) che ho incontrato e ognuno mi ha regalato dello stupore: quanti modi di toccare (c’è chi usa il palmo, chi le dita, chi il dorso, con la guancia), quanti approcci (timidi, decisi, c’è chi ha cercato di staccare le api dalle pagine e chi ha volto le pagine alla luce per vedere!).
Un libro che dedico ai grandi perché possano augurarsi a vicenda di ritornare a toccare, guardare, sentire, ascoltare le cose fino al profondo. Potete certamente regalarlo anche ai bambini, loro sapranno “usarlo” forse meglio di voi, proprio perché sono ancora immersi nella dimensione fisica del mondo.
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