Sono contenta che la richiesta di lettori appassionati (la dedica recita «grazie a tutti coloro che hanno richiesto a gran voce questo terzo volume») abbia riportato sugli scaffali il filosofo orso Björn con una nuova raccolta, A cosa serve un amico, anche perché questo ha permesso che venissero ristampati anche il primo e il secondo volume che creano una trilogia di colori, tra pagine e copertine, adorabile.
Björn mi è particolarmente piaciuto, come proposta per i primi lettori che si cimentano con lo stampato maiuscolo, perché non è scontato ed è divertente senza essere rumoroso.
La struttura del volume è identica ai precedenti: sei storie tratteggiate in punta di pennino da Delphine Perret che si svolgono all’interno del bosco in una comunità di animali capeggiata dall’orso Björn, ma composta da tanti altri personaggi che sono già entrati nell’affetto dei lettori come la lepre, il tasso, la cincia, il gufo, la donnola e la volpe.
Le storie sono brevi e caratterizzate da un tono che predilige la riflessione - che possiamo anche definire filosofica - rispetto a piccoli semplici episodi che accadono nella vita di tutti i giorni.
Esemplificativa di questo accento è la storia di poche righe, intitolata Un giorno così: una sola pagina che racconta di Björn e del tuo suo desiderio di stare semplicemente seduto senza fare altro, accanto ad un amico che lo capisce.
Sorpassando certe narrazioni abbastanza stereotipate che danno per scontato che solo l’azione possa accattivarsi il gusto dei lettori, Björn scombina le carte in tavola, offrendo un’opzione diversa.
In questo particolare volume ci ritroveremo a preparare gli inviti per una mostra “permanente” ma sempre differente, metteremo in piedi un ristorante, giocheremo a nascondino con un ornitologo…
Risate e riflessioni si intrecciano con semplicità: evviva questa diversità, evviva la possibilità di proporre qualcosa che, nel tratto e nelle parole, sia un po’ diverso dalle solite storie proposte primi lettori.
