«Mi chiamo Lizzy, e questa è la mia storia. Non avrei mai immaginato che un giorno avrei avuto una storia da raccontare»

Sembra l’incipit di un romanzo ed in effetti il tono e lo scorrere delle parole di Davide Calì ci catapultano in una narrazione che immaginiamo complessa e ricca di angusti luoghi in cui perdersi, come nelle migliori storie. Eppure siamo in un libro illustrato e accanto alle parole stampate, le immagini di Maurizio A.C. Quarello sembrano riprendere fotogrammi di un film che risucchiano i lettori all'interno delle pagine.

Siamo in un mondo distopico, un futuro che succede ad una catastrofe (il Lampo Blu) che non lascio più niente come prima: «restarono solo rovine e detriti» e moltitudini di bambini che si organizzano in bande per sopravvivere, scavando tra la spazzatura.

Lizzy fa parte delle “Mosche”, 5 bambini che ronzano sull’immondizia alla ricerca di tesori da vendere al mercato.

Le parole di Calì scorrono telegrafiche ed incisive, eppure il mondo che sorge dall’immaginazione di Maurizio A.C. Quarello incanta e costringe il lettore a fermarsi per guardarlo. Le immagini infatti non solo arricchiscono ciò che il testo esprime: l’impressione è quella di essere catapultati IN quel mondo, circondati da eventi e figure che accadono e vivono indipendentemente, mentre ascoltiamo lo scorrere della narrazione che è necessariamente parziale e che certo non pretende di descrivere tutto ciò che ci circonda. Seguiamo Lizzy e il suo racconto, ma intorno a lei intanto sorgono quasi tridimensionali spazi, cieli, orizzonti…

Il futuro distopico che unisce il nuovo e il primitivo è presente agli occhi del grande pubblico soprattutto grazie all’immaginario di Star Wars, ma è forse nelle vaste letture di Mœbius che prende la sua linfa vitale. Animali a metà strada tra il primitivo e l’alieno, forme di vita animali e vegetali spaventose e affascinanti, architetture antiche e modernissime ormai in rovina… La scansione e l’organizzazione delle immagini (spesso in fotogrammi) ricorda moltissimo l’avanzare del fumetto, tuttavia l’illustratore arricchisce queste tavole con una indubbia sensibilità cinematografica e una capacità di disegno plastica e unica. Cambi di prospettiva, uso del bianco e poi scorci d’orizzonte vasti e profondi, panoramiche brulicanti e ritratti vividi.

Sfogliato il libro per la prima volta, forse distolti dalla ricchezza delle immagini, tornerete con ancora più curiosità al testo. 

Lizzy insieme ai suoi amici sopravvive grazie allo spirito di gruppo e all’innato e vivace desiderio di vivere dei ragazzi. Siamo in una società maschilista, dove i maschi mangiano prima («Prima i maschi!») - chissà poi per quale ragione - e dove l’unicaa legge riconosciuta è quella del mercato e della sopravvivenza.

«Quel giorno, non avevamo trovato quasi nulla. E poi, verso sera, Poubelle vide la cosa. Era una cosa strana, nessuno aveva mai visto qualcosa del genere. Provammo a capire come funzionava. Niente da fare»

È intorno a questa cosa che si sviluppa l’avventura delle Mosche: i ragazzi non sanno cosa sia, intuiscono però che abbia un gran valore. Neanche i lettori vedono la cosa, ma partecipano dello stupore e dell’eccitazione dei ragazzi. La missione è guadagnarci il più possibile: difficile però stimare un prezzo quando non si comprende il valore/uso/fine dell’oggetto stesso. Il viaggio nel mercato bazar e presso i diversi mercanti è l’occasione per sfilare tra luoghi e personaggi seducenti ed eccentrici. Nessuno riconosce la cosa che nasce nel mondo precedente all’apocalittico presente, nessuno ha più memoria: tutti sembrano percepire l’alto valore della cosa, ma nessuno sa cos’è.

L’approdo dell’avventura si trova alla fine di una corsa, dietro ad una bambina che, d’un tratto, ruba l’oggetto delle nostre Mosche.

«La bambina era là, e stava passando il nostro oggetto a un uomo barbuto. “È nostro! Lei ce lo ha rubato!” gridò Poubelle. […] “Mi scuso infinitamente” disse l’uomo restituendoci l’oggetto. “Maryline qualche volta dimentica che non basta desiderare oer possedere. Mi chiamo Salomone. Siete i benvenuti”».

«“Lei sa come funziona?” domandai. Il barbuto riprese l’oggetto […] Tuttavia d’Artagnan volle dapprima farsi un’idea della fisionomia dell’impertinente che lo burlava e fisso lo sguardo sullo sconosciuto»

Come una frusta, le parole di Dumas squarciano il velo della consapevolezza: la cosa è un libro! E come in una rivoluzione che nessuno aveva notato il mondo che cresce attorno a chi conosce i libri sembra essere un’eccezione a tutto il mondo conosciuto. 

«Eravamo tutti esterrefatti. Era bello. Ma cos’era?»

Da Salomone gli oggetti non si comprano, non hanno un costo e lui insegna a leggere, gratuitamente: le storie creano un’oasi diversa da ogni altro luogo conosciuto e cambiano le persone che vi giungono in modo “letteralmente” inaspettato.

È significativo che, tra i tanti esiti di cui non si parlerò, l’incontro con il libro e la lettura determini una presa di coscienza dell’uguaglianza dei uomini (maschi e femmine): «Tutti uguali!».

Un libro che è un romanzo, che è la storia di un gruppo di bambini incantevoli e tenaci, in un mondo che è un viaggio. La letteratura si intreccia in questa breve storia (penso a Ray Bradbury, George Orwell, Moebius, i manga che hanno ispirato Hayao Miyazaki…) e la rende vigorosa e luminosa, grazie a immagini e parole finemente scelte e intrecciate.

Una storia piena di speranza da leggere e far leggere dagli 8 anni. Appassionante.

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Ci chiamavano le mosche Davide Calì - Maurizio A.C. Quarello - Paolo Cesari (traduttore) 44 pagine Anno 2020 Prezzo 16,00€ ISBN 9788832070446 Editore Orecchio acerbo
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