Ad essere sinceri la prima impressione che ho avuto nell’avere tra le mani La gallinella strapazzastorie è stata di non sintonia rispetto alla copertina, che mi appariva sgraziata e falsamente euforica (pensate che potere ha tutto l’involucro della storia!).
Superato tuttavia questo scoglio, ho trovato nelle pagine di questo albo di David Ezra Stein una storia spassosa e non scontata, al cui centro c’è l’intimo rapporto tra padri e figli, ma anche una arguta e divertente riflessione sul potere delle storie.
L’albo illustrato racconta della classica messa a letto di una bambina, una gallinella in questo caso, che tutto ha in mente tranne pacificarsi e abbandonarsi al sonno.
Come in ogni storia che si rispetti - ma in realtà spero in ogni casa in cui ci sia un bambino! - il papà, per favorire il riposo, propone la lettura di una storia.
Ben avvolto, dunque, nella sua vestaglia a quadri con già indosso le pantofole e il pigiama (e probabilmente con il pensiero già proiettato sotto alla trapunta!), papà gallo inforca gli occhiali e inizia a leggere la storia di Hansel e Gretel.
Lo sguardo sulla scena lascia si focalizza sulle pagine del libro in lettura, che vediamo aperto di fronte i nostri occhi, con un sottile cambio di stile.
Ma proprio mentre i bambini si avvicinano alla casa stregata e la vecchina si fa avanti per invitarli ad entrare…
«“Saltò fuori una gallinella rossa e disse: ‘Non entrate! È una strega!’ E Hansel e Gretel e le diedero retta. Fine!”»
Il pathos e l’attesa che le fiabe creano nei loro ascoltatori viene interrotta dalla presenza della piccola gallinella che si catapulta letteralmente tra le pagine, rompendo il clima catartico con una esclamazione dissonante seppur coerente per chi come lei, evidentemente, conosce la storia a memoria.
Questa intrusione può essere infastidente anche per il lettore, e certamente lo è per papà gallo che chiede alla piccola di non farsi coinvolgere troppo e di ascoltare.
«Mi spiace, papà. Ma quella era davvero una strega»
Fiaba dopo fiaba, la narrazione viene puntualmente interrotta, con proposte narrative sempre esilaranti.
Il fastidio di queste interruzioni potrebbe non placarsi, tuttavia a mio avviso questo “strapazzo” della protagonista mostra un importante dono che la letteratura fa a chi la frequenti con passione, attenzione e curiosità: il dono di sentirsi a casa, di sentirsi sempre più compagno delle storie e dei personaggi che animano le pagine e questo certamente, oltre a farci gioire, attendere e disperare, a volte ci chiama con un sottile desiderio di intervenire per cambiare quello che l’incanto della lettura ha creato.
È una familiarità tale da scavalcare il patto narrativo e da strapazzare, appunto, la catarsi dell’ascolto per trasformare le parole in gioco e travasarle nel reale, dinamica assai consueta nella infanzia.
Il papà non perde l’aplombe e propone un ribaltamento di ruoli:
«“E allora… disse papà gallo sbadigliando, “perché non me ne racconti una tu?”»
Le pagine del libro vengono sostituite dalle pagine di un quaderno dove gallinella viene lasciata libera di mettere a frutto la sua creatività e il suo amore per le storie, ne nasce una storia interrotta, questa volta, dal papà. A suo modo.
«“zzzzzzzzzzz”»
La storia è completamente basata su i dialoghi tra il papà e la sua gallinella con la sola eccezione della prima frase introduttiva e questo lo rende un libro perfetto per la lettura condivisa. Il divertimento è assicurato dal divertente e inaspettato crescendo dei dialoghi che si intrecciano alle storie ed è amplificato dal senso di calore e di intesa che emana quel momento unico che è la lettura serale.
Le illustrazioni hanno uno stile particolare, ma benfatto e certamente curato e accogliente. Granuloso nelle sovrapposizioni di colori grassi e granulosi.
Credo che sia un bell’albo sulla forza delle storie, condivise con qualcuno di amato (un libro perfetto per la festa del papà!). Perché le storie vanno raccontate!
Dai 3 anni.
