Leina e il Signore dei rospi è un sorprendente libro illustrato che colpisce per la profondità con cui i due autori, Myriam Dahman e Nicolas Digard, recuperano figure e archetipi della tradizione fiabesca, dando loro una vitalità nuova, senza che questa diventi caricaturale o deformante.

In questo progetto ha un ruolo cruciale anche la profondissima consonanza di Júlia Sardà non solo con i modi narrativi fiabeschi, ma anche con l’universo editoriale dei libri di fiabe antichi di cui riprende stilemi e iconografie.

La fiaba non è solo citata, ma rivitalizzata: quella che si mostra tra queste righe è una storia che pesca dai motivi di Barbablù, li collega ai magici traghettatori antichi, racconta di porte magiche intessendole alla metamorfosi, si circonda di incantesimi e li annoda alla verità, canta l’amore come motore della natura e inneggia alla potenza incontenibile dei guardiani.

Se il lettore non avesse capito dove si trova, l’incipit del libro lo solleverà da ogni dubbio:

«Lontano, molto lontano, all’Ovest, c’era un villaggio che sorgeva sulla riva di un fiume, mentre su quella opposta si stendeva un bosco. “Quel bosco ha occhi e orecchie” dicevano gli abitanti. “È un luogo stregato”. Si raccontava persino che qualcuno che vi si fosse avventurato e non avesse mai fatto ritorno».

Eppure sulla soglia del bosco, accanto al fiume vive Leina, dai verdi capelli ad onde che si accordano perfettamente ai movimenti dei salici e alle onde del fiume. Leina si occupa di traghettare tutti i giorni gli abitanti del villaggio verso il bordo esterno del bosco, in bilico su un confine, appena prima che incominci l’incantesimo: è lì che tagliano la legna e poi tornano di fretta a casa sulla barca di Leina.

Nessuno conosce effettivamente Leina, nessuno le si affeziona, Leina è una creatura che appartiene più ai boschi, al fiume e alla magia che alla comunità degli umani, tuttavia Oren non ha occhi che per lei:

«occhi che sorridevano e una mente curiosa. Quando Leina lo trasportava da una riva all’altra, le offriva spesso le nocciole che portava con sé dentro il berretto verde»

Non scambiano mai neanche una parola, ma i gesti bastano e quando Oren non riemerge più dal bosco, Leina se ne accorge immediatamente.

Sono tre le notti che passa in attesa, la quarta notte il barlume di una lanterna sembra chiamarla dall’altra riva e Leina, impetuosa come il fiume, prende la barca e in un turbine di onde, capelli, foglie, rami e rovi - che l’artista di Barcellona rende in modo così impetuoso - corre a vedere, sperando che Oren sia riemerso dal bosco.

Quello che incontra, invece, è un rospo che prima le chiede di essere traghettato verso il villaggio e poi la invita a cena nella sua tana, nascosta nel cuore del bosco, sotto ai piedi di una quercia.

Il magico maniero sotterraneo, che la Sardà ricostruisce magnificamente con suggestioni che ricordano il Rinascimento italiano, ma anche i decori egizi, le linee dell’art noveau e le scalinate infinite ed impossibili di Escher, è un vero e proprio labirinto.

Il rospo invita Leina a scegliere, tra tutte le camere, quella che preferisce per passare la notte, a riparo dalla tormenta che fuori all’esterno imperversa:

«scegli pure quella che ti piace di più, ma non entrare nella stanza con la porta nera»

Leina, come Primula della fiaba di Perrault, non può resistere al richiamo della porta nera dietro la quale trova decine di animali ingabbiati, tra cui uno scoiattolo che ancora ha voce:

«“Io ti conosco!” esclamò uno scoiattolo. “Tu sei la ragazza della barca e quello che sbuca dalla tua tasca è il mio”»

È Oren.

L’apertura della porta macchia irreparabilmente la mano della ragazza: un marchio magico, come quello insanguinato che condanna la giovane ultima moglie di Barbablù, un marchio che è la denuncia del tradimento.

Ogni maledizione, tuttavia, può essere rotta: per farlo è necessario che emerga la verità. Così in un gioco di carte che assomiglia più ad un duello, il rospo e Leina si confrontano, con sottile furbizia. La parola mostrerà tutta la sua forza magica e trasformativa quando messa al servizio della verità e allo svelamento dell’identità.

«“Tu che mangi insetti e gracidi, chi sei? ”»

Gli autori fanno un lavoro sorprendente e magnifico nel raccontarci questa fiaba con parole esatte e scelte e la Sardà aggiunge qualcosa di impressionante. 

La stratificazione di tutte le suggestioni architettoniche, artistiche ed editoriali che si celano in ogni disegno diventa specchio della vastità di significati che la fiaba contiene in sé.

Le immagini sono modernissime, con una dinamicità che ci pone di fronte a scene quasi teatrali e dove anche le cornici hanno occhi inquietanti che ricreano quella tensione che è propria della fiaba di Barbablù. Ti vedo.

Un testo prezioso e curatissimo, la cui lettura condivisa è consigliabile dai 4-5 anni, ma che è perfetto anche come prima lettura.

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Leina e il signore dei rospi Myriam Dahman - Nicolas Digard - Júlia Sardà - Clara Serretta (traduzione) 48 pagine Anno 2023 Prezzo 16,50€ ISBN 9791222102887 Editore Gallucci
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