Stiamo vivendo giorni, soprattutto nel Nord Italia, che poco ricordano la primavera per l’umidità, la pioggia e il freddo che danno - certo - sollievo alla terra, ma che ricordano più l’autunno che maggio.
In questi frangenti o sul limitare dell’inverno, la certezza che la primavera arriverà sembra essere più una chimera, che una promessa che si realizzerà.
Tutte le cose che so di Cristina Petit e Kamisaka Sekka ci fa compagnia in questa attesa.
Grazie ad un’idea, già vista nel libro La notte in cui la luna sparì, che ci ha introdotto alla scoperta di Ohara Koson, con questo libro torniamo in Giappone per incontrare, l’artista otto-novecentesco Kamisaka Sekka.
Anche in questo caso, infatti, l’autrice organizza una ventina di immagini che riproducono altrettante xilografie, considerate tre le più belle opere d’arte di Kamisaka Sekka, legandole con un filo di senso costruito attraverso le parole di una storia.
Le immagini, quindi, nate slegate, vengono rese storia, dall’organizzazione sequenziale data dal libro.
«La mia maestra che profuma di fiori ha detto una cosa tipo: “Scrivete delle cose di voi che vi piacciono o che vi succedono e, se volete, disegnatele anche”»
Quello che segue, dunque, è una sorta di ideale taccuino di questo bambino e del suo mondo: il suo villaggio, le colline che lo circondano, gli animali che lo abitano tra cui il suo bue d’acqua, i fiori che profumano e colorano lo spazio intorno a lui.
L’osservazione naturalistica racconta dell’autunno:
«I colori cambiano così in fretta che se non sto molto attento, non mi accorgo di tutte le sfumature che fanno le foglie»
E poi del mare che, con i suoi riflessi metallici, anticipa l’arrivo dell’inverno, degli uccelli che migrano, della montagna che si ricopre di neve, delle tormente di fiocchi di neve...
Tutto è gelato e immobile, le canne in riva al fiume, i fili d’erba, anche i fiori (i crisantemi) sembrano ammantati di niveo gelo… poi un giorno accade.
«Dopo un po’ di inverno, qualcuno aspetta qualcosa di diverso…E anch’io»
Le piante, il verde, gli insetti danno l’abbrivio alla rivoluzione primaverile: a volte è difficile crederlo ma succede, anno dopo anno!
Gli iris, le ortensie, le canne di bambù, le campanule, le chiocciole, i fiori di pruno… tutto cambia.
Le xilografie originali, che appartengono alla raccolta in 3 volumi Momoyogusa. A world of things (1909-1910), testimoniano la grandissima capacità di questo artista giapponese che, riprendendo lo spirito della scuola tradizionale Rimpa, lo intreccia ad una sensibilità occidentale (studiò lungamente a Glasgow) riferibile certamente all’Art Nouveau.
La riproduzione dettagliata dei volumi dei fiori, delle piante, il movimento dato dai rampicanti, dalle foglie... tutto è molto suggestivo: Sekka lavora sui volumi e i colori (guardate come brillano i blu!) e il risultato è molto moderno (non a caso, in patria, è spesso nominato designer, invece di pittore).
Ho apprezzato questa possibilità che viene data ai bambini di incontrare illustrazioni completamente diverse da quelle che trovano nel panorama contemporaneo attraverso uno stile lontano nel tempo e nello spazio e anche grazie a soggetti che non appartengono immediatamente all’orizzonte occidentale.
Il testo di Cristina Petit è molto discreto e suggerisce semplicemente come leggere le immagini con un senso: l’idea del racconto di un bambino in attesa dello sbocciare della primavera è stata una chiave interpretativa funzionale e interessante.
P.S. la copertina, a mio avviso, non rende per niente la bellezza dell’interno!