Corinna Luyken ha uno stile narrativo e illustrativo poetico e rarefatto. Ci aveva sfidato, lo scorso lockdown, con una storia sul coraggio di aprire il cuore, torna oggi, in una situazione purtroppo assai simile, a parlarci del valore degli errori: Il libro degli errori.
Parlare di errori e di sbagli rischia di trasformarsi immediatamente in un discorso - anche se fatto in buona fede - edificante su come si debbano accettare gli errori, perdonare, andare avanti…
Il terreno è minato anche perché, nel mondo d’oggi, la frustrazione dello sbaglio è per lo più personale: perdonare lo sbaglio altrui è difficile, ma accettare la propria imperfezione forse lo è ancora di più.
Inoltre parlare dell’“errore” in senso generale rischia di diventare un discorso teorico o, al contrario, talmente particolare da non riuscire in ogni caso a raggiungere il lettore, che potrebbe sentirsi estraneo all’esperienza narrata nella storia.
L’autrice invece imbocca una strada molto interessante, la strada della metafora, ma di una metafora legata alla quotidianità: chi, nell’atto di disegnare, non ha mai fatto uno sbaglio? A chi non è mai caduta una goccia di inchiostro sul foglio? Chi non ha mai sbavato con la mano il colore?
Il testo segue passo passo questa esperienza, come se fosse la documentazione di un procedimento molto naturale e normale.
«Tutto è cominciato da un errore»
Il bianco della doppia pagina si trasforma in un foglio bianco su cui la mano dell’artista si mette all'opera: il volto di una bambina e… un occhio evidentemente sproporzionato.
Da questo piccolo e palese errore incomincia un procedimento di aggiustamento: si prova a ingrandire anche l’altro occhio.
«Ingrandire l’altro occhio anche questo è stato un errore»
La narrazione non usa mezzi termini, non cerca di mediare l’impressione immediata: quell’occhio sgraziato è un errore.
La libertà di chiamare le cose con il loro nome è una grande liberazione e una grande conquista, perché quando si inizia ad accettare la presenza di ciò che c’è, si accetta anche l’errore che è una possibilità, anzi un evento tutt’altro he eccezionale.
Accanto ad una serie di errori, tuttavia, l’artista imbrocca anche delle «buone idee»: gli occhiali mediano l’impressione disarmonica del volto della bambina, un bel colletto valorizza quel collo che sembrava davvero troppo lungo… La storia avanza in questo modo: macchie che diventano foglie scompigliate dal vento, gatti davvero malriusciti che si trasformano in rocce, gocce che diventano copricapi d’aviatore, sbavature che diventano fili di palloncini…
Non solo camuffamenti però, anche semplice accettazione: quella gamba lunga lunga è perfetta per scalare un albero, no?!
Il disegno si arricchisce, la parola si tace lasciando che ciascuno possa godere di tutto quanto nasce, nonostante le sbavature e gli errori, appunto. La bambina con i suoi occhietti troppo grandi e il collo così lungo si fa sempre più piccola lasciando progressivamente che il campo visivo si riempia di tutto quel che c’è intorno: ormai gli occhi sgraziati non si percepiscono più… davvero erano così “mostruosi”?
Poi infine una domanda centellinata tra le pagine: «Hai capito / come ogni errore / si possa trasformare in qualcosa di diverso?»
All’ultima pagina eccoci tornati al volto iniziale, un attimo prima che il gesto maldestro segnasse un occhio così grande: sei pronto? Davvero vorresti che quell’errore non ci fosse mai stato?
Un libro che parla di come sbagliare faccia parte della vita e di come la prospettiva e l’accettazione permetta di vedere quanto tutto concorra, a modo suo, ad un quadro perfetto perché personale: non avere paura degli errori, non scandalizzarti, fanno parte di te e si trasformano grazie a te, basta non ignorarli.
Ciao Silvia! Adatto davvero ai nostri figli 🙂
Bellissimo!
Sicuramente molto adatto per noi. Lo prenderò.
Grazie per la recensione!