La mia estate in montagna è stata furiera di grandi scoperte letterarie, tra cui l’incontro con una casa editrice specializzata sul tema montagna (in tutti i suoi aspetti) che ha inaugurato da qualche anno una collana dedicata agli albi illustrati (Ma con gran pena le reca giù, modo di dire che tutti i ragazzi hanno incontrato nel memorizzare la partizione delle Alpi!).
Il primo volume ripesca dall’oblio un volume del 1910, mai edito in Italia della coppia Clifton Bingham-George Henry Thompson: La grande ascensione.
La corposa storia tutta in rima segue un gruppo di animali antropomorfi alle prese con una scalata, nello spirito, nei costumi e nelle usanze primonovecentesche, quando ancora scalare le montagne era un’avventura per romantici ed elegantissimi intellettuali.
Il testo guarda certamente all’infanzia, ma la fine trama di riferimenti colti, si rivolge neanche troppo nascostamente ad un pubblico adulto amante della montagna: i primi ritrovano il brivido della pura avventura, i secondi possono identificare un livello ironico e dissacrante che cita o dileggia alcuni personaggi noti al tempo.
«Al Paese degli Animali per essere alla moda
tutti voglion diventare alpinisti con la coda
L’ultima idea è fondare una bella società:
il Club Alpin degli animali, ecco la novità»
Così in un club esclusivo frequentato da ricchi ed eleganti animali nasce quello che oggi chiameremmo - in Italia - Cai e tre facoltosi animali si preparano all’impresa, guidati dalle meno altolocate guide (gli orsi bruni).
«Primo della fila è Jumbo l’elefante,
segue Leo il leone un poco titubante
(bambini, non avete idea della fifa che c’era
quella mattina sotto la sua criniera).
Pippo l’ippopotamo è tutto fiero
senza esitare affronta il sentiero
[…]
Marciando si inventano una canzone
battendo il tempo con il bastone:
“Non siamo pappemolli
nel pollaio ci restano i polli.
Siamo belve della foresta
solo vette e pareti abbiamo in testa»
La scalata in cordata racconta tutti i momenti topici di un’ascensione: dai passaggi esposti in costa alla fatica, dai delicati attraversamenti dei crepacci alle valanghe, dall’incontro stupito con le stelle alpine alle serate spensierate in rifugio, dalle storie serali tra birre e lanterne ai festeggiamenti in vetta, dalle albe rosate alle ridiscese spericolate sulla neve.
Scalare una montagna è un’avventura, ieri come oggi, e questa storia in rima tocca con allegria i momenti salienti e tipici di un mondo che oggi è certamente aspettualmente diverso, ma che si ritrova nelle stesse fatiche e nelle medesime gioie.
«Arrivati felici alla fine del viaggio
dell’alpinismo hanno avuto un assaggio.
Al Paese degli Animali che andranno a raccontare?
E poi che cosa si sapranno inventare?
Da bravi inglesi, in vece di spararle grosse
alzando le spalle diranno: “Che volete che fosse!”
[…]
Adesso Pippo e Jumbo sono alpinisti fatti
decisi a seguire le orme del grande Bonatti»
La struttura del libro è molto classica: su una pagina troviamo disposto il testo e sulla corrispettiva una illustrazione, quasi un quadro, non a caso sottotitolato. Le cromolitografie a colori (costosissime all’epoca) si alternano a disegni a china in bianco e nero in un rapporto di 1 a 2.
Non c’è l’esigenza di seguire il testo, di comunicare dinamicità… le illustrazioni colgono le emozioni e il momento considerato “topico”.
I riferimenti iconografici sono disparati e pescano dai resoconti e alle autobiografie di noti salitori e si inseriscono perfettamente in un sentire e in un gusto tipico di quel tempo (pensate a Beatrix Potter, coeva dei nostri autori!), ricollegandosi all’ampia tradizione che da Esopo ai fableau ha da sempre utilizzato gli animali come simboli e metafore. C’è tuttavia da notare come le metafore siano in parte sconfessate a favore di un gusto più esotico (i nostri protagonisti sono un elefante e un ippopotamo e il leone fa la figura del vile!), anche questa tipica del tempo.
La lettura è lunga, godibile dai 5 anni.
P.S: L’appendice storica e bibliografica di Pietro Crivellaro è di per sé un piccolo gioiello sull’intersecarsi di letteratura infantile e letteratura montana, con accenni ad una storia di immagini e di echi letterari davvero interessante. Il succinto saggio ha inoltre il pregio di contestualizzare i lavori della coppia Bingham-Thompson, sui quali le notizie in Italia sono molto frammentarie.
P.P.S. il riferimento finale a Bonatti è naturalmente aggiunto dal traduttore (Bonatti nascerà 20 anni dopo l’uscita di questo libro!): mi è rimasta la curiosità di conoscere il verso originale!