Titù di Claudine Galea e Goele Dewanckel è un libro che possiamo definire un inno alla libertà.
I grandi ripetono sempre le stesse cose.
Hanno sempre paura di non essere capiti.
Vogliono sempre essere sicuri.
Cercano sempre di acchiapparmi.
Difficile aggiungere parole di commento a un testo che dice già tutto, senza falsi predicozzi, senza paludata retorica, ma dando voce a un bambino che è ideale ma - credo in questo sia la forza di questo libro - anche molto reale.
E allora me ne vado.
Li lascio.
Esco dalla finestra.
Nuvoleggio con le nuvole.
Sfarfallo con le farfalle.
Arrossisco con le rose.
Rimbombo con il rombo.
Formicolo con le formiche.
Brineggio con la brina.
Pare che Titù non parli, perché? L’adulto viene messo di fronte all’evidenza di un silenzio che sembra vuoto, ma è la potenzialità in azione.
Chi ha un adolescente in casa sa quanto sia delicato l’equilibrio tra il supporto rispettoso e la libera sperimentazione di spazi nuovi e sempre più personali.
I lettori adulti si ritroveranno - o almeno io mi sono ritrovata - nel tono fastidioso e un po’ imperioso con cui questa pagine danno voce agli adulti.
TITÙ DOVE SEI?
Il mondo di pensieri, desideri, emozioni, sentimenti, domande dei ragazzi è variegato, infinito e vasto, almeno quanto quello degli adulti, ma questa tridimensionalità che si acquista con la crescita spesso viene dimenticata, come se ci fosse un acerbità della gioventù da plasmare, indirizzare, guidare. Come se ad un certo punto i ragazzi non fossero “capaci”.
Invece quell’acerbità è il verde brillante di una pianta che cresce vigorosa con tempi che non possono essere stabiliti da nessuno.
ORA BASTA TITÙ!
In effetti la distanza anche illustrativa che Goele Dewanckel evidenzia tra le pagine è palese: i bianchi e i neri scolpiscono volti forse un po’ grotteschi e certamente piatti degli adulti.
Sono fatti di ruggine, i Grandi.
La bocca gli ha divorato orecchie occhi
e mani e cuore e anche
tutto il tempo.
Titù invece è mollemente e splendidamente colorato, un universo germogliante, un tempo vivente, in trasformazione.
I grandi sono troppo grandi per abitare nel mio paese.
Ho trovato molto provocante questo libro, perché mette davanti agli occhi la posizione spesso irrigidita e un po’ dimentica in cui cadono gli adulti, una dimensione che si è ridotta a due dimensioni, il bianco e il nero, senza considerare le sfumature affascinanti di un bambino che cresce e che sboccia in colori spesso impensabili.
L’impaginazione e la scelta del lettering danno un ritmo al testo davvero affascinante e rendono questo libro libero, spumeggiante, bello.
Aggiungo una nota di vita: pochi giorni fa mio figlio maggiore ha festeggiato i suoi 12 anni insieme ai suoi amici e l’impressione che ho avuto, vedendo quei 10 ragazzi insieme a festeggiare, giocare, mangiare è stata di sbalordimento grato per una bellezza e una felicità, contagiose.
Ritorniamo a guardare i nostri ragazzi e ad ascoltare i loro silenzi.