Aggiornamento marzo 2023: il libro è uscito in italiano per Quinto Quarto.
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Le mani di papà sono al centro di moltissime narrazioni, quadri, illustrazioni…
Più di quelle delle madri, le mani dei papà hanno ispirato artisti e illustratori. Forse la contrapposizione tra le mani idealmente grosse, ruvide e rozze di un padre e la pelle delicata e morbida di un neonato e la possibilità che proprio quelle mani possano diventare soggetto di cura e di carezza per una realtà tanto diversa determinano un fascino particolare.
E proprio sul tema, dalla Bologna Children’s Book Fair, ho portato con me un libro sul tema, un libro coreano intitolato Le grandi mani di mio padre di Choi Deok-Kyu.
Il libro si presenta curato fin nei minimi dettagli, come capita spesso nei libri orientali, e si offre ai lettori circondato da una fascetta molto significativa che riproduce proprio delle mani che nascondono alla vista una parte della copertina da svelare: un bambino.
La narrazione si svolge per due canali paralleli, ogni doppia pagina è infatti divisa non solo fisicamente dalla rilegatura ma anche idealmente: a sinistra una illustrazione contenuta in un cerchio, ideale rappresentazione (forse) di un canocchiale in cui guardare al passato, a destra a tutta pagina un’altra storia.
A sinistra un papà che si prende cura di un bambino neonato, a destra invece quello stesso bambino diventato adulto riproduce gesti simili nel prendersi cura del padre anziano.
In un gioco di richiami cromatici e anche di riferimenti esteriori, come gli occhiali, il lettore non può non accorgersi di questo ponte che lega le due storie che scorrono parallele: quel bambino dal caschetto nero e dalla camicia gialla è lo stesso, accanto a quel padre che troviamo un po’ più canuto nella colonna di destra.
C’è una commovente parallelismo tra i gesti di cura che si ripetono uguali a se stessi a qualsiasi età: allacciare le scarpe, infilare i bottoni, aiutare a tagliarsi le unghie, sorreggere mentre si cammina… gesti molto intimi che richiedono la disponibilità ad accettare in una sfera molto personale la figura dell’altro.
Il testo è senza parole come a lasciare che ciascuno guardi, osservi, ricordi, ripensi… ci accorgiamo che il padre anziano, ad un certo punto, addirittura trascorre del tempo in ospedale - cogliamo alcuni dettagli nei disegni del contesto -, la vita insomma è faticosa.
Poi in tre tavole che si fanno sequenza, il bambino piccino cresce, correndo dal suo papà e attraversando con lui le doppie pagine fino ad arrivare ad un confronto diretto che rappresenta il tempo sospeso della consapevolezza.
Ci ritroviamo in una tavola densa di sguardi, per certi versi molto pesanti e addolorati, sguardi consapevoli di un cerchio della vita che si compie. Il non essere in grado di prendersi cura di sé, inconsapevole e forse pretenzioso nell’infanzia, mostra tutto il peso della consapevolezza nell’adultità.
Eppure, se quella consapevolezza tiene conto di tutto il cerchio della vita e della storia amorevole e accudente di ciascuno - padre e figlio che sia -, il finale non può essere che un sostegno solido e intenso.
Il libro sceglie di raccontare una storia di vita, sottolineandone il lato emotivo, ma credo che sia un albo che parla gli adulti in modo sincero.
Le illustrazioni sono perlopiù descrittive, la selezione delle scene quotidiana è molto bella perché tocca, anche aspetti molto intimi - come ad esempio il taglio delle unghie - e non solo momenti ludici.
C’è una capacità di comunicare i pensieri attraverso sguardi che non sono necessariamente o semplicemente allegri e felici ma sono carichi di consapevolezza, di una responsabilità, forse anche di inadeguatezza e di dolore.
Assente la madre, come spesso capita nei libri sui papà, ma questa storia tutta al maschile credo che introduca - anche culturalmente, se penso al mondo orientale - un importante seme di consapevolezza sui sentimenti, la responsabilità e la cura che appartengono al ruolo paterno, ma anche alla figliolanza.
P.S. il libro ha ricevuto una menzione speciale nella categoria NON FICTION del Bologna Ragazzi Award: attenzione però alle ragioni addotte, perché non è stato colto esattamente il ponte tra le due storie.