Non so se Chiara Carminati abbia deciso scientemente di mettersi nei panni di una ragazzina o semplicemente i suoi ricordi di quel tempo premevano per raccontarsi, quello che so è che le rime di Viaggia verso, a metà strada tra le filastrocche e la poesia dei grandi, hanno il cuore giovane e l’aspetto di rime ragazzine, spavalde e stupidine, spontanee e assolute come il tempo dell’adolescenza.
La poesia d’apertura è una dichiarazione d’intenti: odiate la poesia? Io so che poesia odiate, la odio anche io, sembra dire Chiara Carminati.
«Odio la poesia
perché è un insieme
di rime sceme
La odio quando spreme
il succo alle stagioni
il sangue agli ideali
i nomi alle emozioni
La poesia del genere
che spegne le parole
in cuori posacenere
Odio la poesia
che mi indica ol dito
perché sono lo stupido
che non ha capito»
Quella di Chiara Carminati è una poesia della parola (non per niente parlammo già di Perlaparola): sono rare le volute magiche delle grandi metafore, al centro c’è la parola in tutte le sfumature di significato, il suono, gli effetti che nascono nello spezzare, accostare e allontanare le parole.
I versi, organizzati in strutture libere, sono cuciti e tenuti insieme da rime e assonanze che si rincorrono e si sovrappongono, creando accostamenti arditi e nuovi che costringono a guardare la parola in tutte le sue componenti, a partire dal suono.
Il contenuto della raccolta è limpidamente quello di una vita vera, goduta e patita nelle pieghe più minute della quotidianità: i primi amori, i messaggi e le immagini che ci si scambia con gli smartphone, le incomprensioni con le amiche, la casa, i compiti, la meteoropatia, le verifiche, il diario, lo spazio cittadino circostante che lentamente si dilata seguendo una libertà goduta e conquistata passo dopo passo.
I versi hanno il pregio di parlare la lingua dei ragazzi e non perché il registro si pieghi a banalizzazioni, ma piuttosto perché descrivono con esattezza esperienze realistiche, trovando le parole per descrivere moti dell’animo che forse non risultano così limpidamente chiari nemmeno a chi li vive in prima persona, ma questa è la statura del poeta.
La grande scoperta è che non c’è nulla di banale nella quotidianità e che gli episodi più piccoli e trascurabili hanno una loro grandezza che non va svilita: questa è una grande verità di cui spesso i ragazzi non sono consapevoli e che tendono a minimizzare, ma si gioca tutto lì.
È importante quel provi, è importante quel che vivi… questo sembra dire la poetessa, questo condivide con i lettori a cui si rivolge.
La raccolta è ricchissima (80, le composizioni) e non c’è modo di rimanere delusi, perché la vita dei ragazzi non è altro che la vita degli adulti solo ridotta all’osso, scevra di tutte quelle impalcature di formalismo che forse l’età ci attacca addosso.
Discrete, pertinenti e sempre significative le figure, vergate dal tratto nero leggero di Pia Valentinis, che corredano il testo.
Una raccolta semplice - e quando dico semplice, lo dico indicandone un pregio - capace di accarezzare il cuore dei ragazzi (dai 9 anni, ma poi di tutti) con una cura che richiama l’attenzione. Non ci credete?
«Volevo una novità
nella vita, una piccola
cosa gentile e bella, come una barca
di carta su un ruscello
un’ala di libellula tra i rami
o una musica sfuggita
a una finestra
ed ecco arrivi tu
in picchiata
un’apertura alare
fuori dal normale
un canto di tamburo
travolgente
tenace come
un transatlantico
che entra in Canal Grande
e mi riempi la vita
di domande»
Viaggia verso. Poesie nelle tasche dei jeans
Chiara Carminati - Pia Valentinis
144 pagine
Anno: 2018
Prezzo: 11,00 €
ISBN: 9788845293139