Occhio ladro di Chiara Carminati e Massimiliano Tappari continua idealmente la collana aperta con A fior di pelle 2 anni fa, eppure in questa raccolta poetica se da una parte ho ritrovato il dialogo con la fotografia fatto di sguardi acuti, dall’altra sono certa di vedere alcuni cambiamenti significativi che rendono questo volume unico.
Il rapporto con le fotografie di Massimiliano Tappari non è mai stato scontato, anche In fior di pelle e Ninna no le immagini fotografiche non sono solo il corredo della parola, anzi spesso ne sono l’esplicazione, lo sguardo, la focalizzazione… Ma in Occhio ladro il rapporto sembra ribaltarsi: l’aver colto o rubato nel mondo alcuni dettagli scatena la parola che dà voce a protagonisti apparentemente muti e lo fa raccontando le loro storie.
Ecco dunque che la lanterna ricorda ancora come il poeta di Caprera riuscì un giorno a chiudere dentro di lei la luna, le galline-calamita invece lasciano le loro impronte gioiose sui tombini del parco G. Rodari…
La poesia di Chiara Carminati si allontana dalla raccolta tematica - che è invece il cuore dei lavori precedenti - e si fa storie.
Piccoli cammei cittadini che ricordano in modo schietto le filastrocche di Rodari: ben lungi dalla celebrazione universale, queste poesie giocano con il piccolo e il circostanziato. Istantanee uniche di una vita che ha molte forme.
E se Rodari scriveva ne Le filastrocche del cavallo parlante:
«A Venezia un signore
è diventato un pesce.
Un altro signore prova,
però non gli riesce
-Sù, guardi com’è facile,
è utile, è di moda:
basta farsi crescere
due pinne e la coda…
Quel signore va nuotando
per canali e canaletti
e saluta i conoscenti
che passano sui vaporetti.
Qualcuno dice: Strano…
Qualche altro dice: Bello
vedere un pesce
che si leva il cappello»
Chiara Carminati invece ci racconta di una ragazza di Genova (A Genova è il titolo):
«Viveva nel Quartiere Maddalena
una bella, occhi verdi e lunga schiena
che infuocava d’amore la città
dall’ultimo dei mozzi al podestà
ma lei che amava il mare e i quattro venti
prese il largo scartando i pretendenti»
Questa raccolta poetica assomiglia molto più ad una silloge di racconti, i cui protagonisti piccoli e straordinari vivono in luoghi forse sconosciuti ma particolari e reali: vie, piazze, strade di cui Chiara Carminati ci fornisce indirizzi utili per andarli a trovare :)
E se questo non bastasse, il realismo della fotografia supporta con silenzio riservato, ma diretto la veridicità delle parole.
Le 27 poesie esplorano il mondo e svelano le storie che nasconde, sì perché i protagonisti non sono solo il pretesto per raccontare altro, Chiara Carminati si ferma ad ascoltare e ad immaginare la vita vera e quotidiana di ognuno. Così i cinque fili della luce tesi sull’azzurro del cielo diventano un pentagramma, le maniglie vezzose di un portone battibeccano come solo due sorelle sanno fare, due scoli delle grondaie si mostrano come i moderni stivali per cigni che sono.
La poesia di questa raccolta è la poesia della meraviglia del mondo e delle storie che nasconde. Un esercizio interessante di ascolto, più che un’espressione egotica di sé e del proprio pensiero. Quest’atto di lasciare spazio all’altro, alle parole degli altri è un invito a guardare con occhi incantati quello che ci circonda e a “rubarlo” per sé.
Un bellissimo regalo, come solo la poesia sa essere, per tutti. Dai più piccoli che godranno della voce, ai più grandi che potranno farsi raccontare ogni giorno una storia diversa e che impareranno a riconoscerle (le storie) nel mondo!