Quel che c’è sotto il cielo di Chiara Carminati è una silloge di testi, accuratamente scelti per raccontare i cinque elementi, una raccolta che parte adagio e che richiede una lettura centellinata.
«Fermati a quello che c’è sotto il cielo.
Gli astri, lasciali ruotare lassù.
Non può bastarti un filo
d’erba e d’acqua, il vento,
questo miracolo del vento tra i pini,
le fiamme dei falò che divampano
e i rami spezzati che diventano
purpurei, friabili, di cenere,
questo immenso miracolo del fuoco,
le nuvole, le rose, le api,
i corpi che si cercano con non meno
luce in sé che le albe, ti sembra poco?»
[Giuseppe Conte]
Il tema è largamente percorso - forse stereotipicamente - e il rischio di ritrovare immagini e sensazioni già conosciute lascia il lettore in una situazione di attesa, vigile.
Ma man mano che la lettura avanza l’impressione di ritrovarsi tra quei testi è travolgente: non è una raccolta sui cinque elementi, ma il racconto di come i cinque elementi facciano parte di noi!
“Io sono cielo” viene da sospirare, conclusa la lettura della sezione dedicata all’aria, “io sono terra” si è certi, immersi nella sezione dedicata al terra, “io sono fuoco” si realizza, sentendosi brillare in petto lingue infuocate.
«Credi a ciò che il lampo ha da dirti
Alla bestia che lascia il letargo
Al peso mutevole dell’aria
Al primo getto della sorgente
Prega per le piccole cose
Per i fiumi rimasti in secca
Per le vie sepolte dal fango
Per gli uomini in rovina
Immagina vite nuove
Stai nella meraviglia»
[Luigi Nacci]
Quella di Chiara Carminati è una curatela che non si limita però solo organizzare in sezioni ragionate le poesie, raccolte tra le proprie letture preferite, ma un è lavoro critico che legge e introduce i testi poetici, quindi indirettamente commentandoli, attraverso brevi testi all’interno dei quali domande e riflessioni offrono al lettore una chiave di lettura delle poesie.
«E se davvero fossimo fatti di terra? Cosa potrebbe germogliare dai semi e dai bulbi ospitati nel nostro corpo? Come ci trasformeremo con il passare delle stagioni? Avremmo animali addosso? Forse qualcuno sceglierebbe di essere una terra coltivata e irrigata regolarmente, qualcuno preferirebbe ospitare la sorpresa di un seme portato dal vento, e qualcun altro vorrebbe invece custodire miniere preziose nelle proprie profondità»
L’armonia polifonica delle molte voci (43 poeti, di cui molti viventi, per 87 poesie) e di altrettanti sguardi, pescati e composti in un libro di ampio respiro, pretende una lettura calma, perché l’accavallarsi di punti di vista non risulti spaesante.
«Spesso c’è bonaccia sulla pagina.
Inutile girarle per cercare
l’angolo del vento.
Si sta fermi,
il pensiero oscilla,
si riparano le cose
che la navigazione ha guastato»
[Valerio Magrelli]
Il quadro che si crea, infine, è profondamente coerente, bello.
Credo si che si debba parlare di una raccolta rivolta ad adolescenti ed adulti, nel suo complesso, nel senso che molti dei moti metaforici che vengono raccontati dalle voce di questi poeti riguardano una dimensione passionale, ad esempio, che non è così interessante agli occhi dei bambini piccoli, è altresì vero che moltissime delle poesie possano farsi compagne all’esperienza anche dei più piccoli, perché di cielo, di terra, di fuoco e aria siamo fatti tutti.
Ho apprezzato anche l’integrazione, quasi l’immersione nelle illustrazioni di Carla Manea che è stata capace di non vincolarsi alla rappresentazione della poesia (impossibile), ma offrendo la sua lettura.