La bibliografia di Charles Dickens è monumentale ed è difficile scegliere o indicare quale sia l’opera più significativa di questo autore che ha fatto la storia della letteratura, non solo inglese.
In occasione del Natale e all’interno del progetto di recupero dei grandi classici di Scaffale Basso, Piccoli Classici, ho avuto modo di approfondire la nascita e la lettura di Canto di Natale, opera miliare della produzione di Dickens, edita per la prima volta nel dicembre del 1843 con le illustrazioni di John Leech.
L’anno prima, nel 1842, Charles Dickens era rimasto inorridito dal rapporto parlamentare inglese riguardante l’occupazione infantile e, infiammato di sdegno, aveva progettato la stesura di un pamphlet in difesa di una fascia d’età, l’infanzia, che a differenza di molti contemporanei l’autore inglese era sempre stato capace di vedere in tutte le sue sfaccettature.
Eppure, nell’ottobre del 43, così indicano i critici, Dickens intuisce che non è quella del pamphlet la forma più adeguata e proficua per comunicare la sua protesta, ma in modo assolutamente inaspettato l’autore idea la nascita di un prodotto editoriale che farà la storia: la strenna natalizia.
Un racconto natalizio, dunque, per affrontare lo spinoso e terribile tema dello sfruttamento minorile e della condizione disperata di moltissimi bambini nell’Inghilterra vittoriana: un’idea incredibile!
Quest’idea - che oggi definiremmo di ottimo marketing - farà la storia: far uscire sotto Natale delle storie che parlano di Natale, le cosiddette strenne, riscuote un successo assoluto. La prima edizione del ’43 viene esaurita in pochi giorni, da allora, ogni anno per 16 anni, Dickens darà alle stampe, sempre proprio poco prima del Natale, un racconto che corrisponderà ad altrettante distinte interpretazioni della celebrazione sacra, spaziando di volta in volta tra motivi diversi che vanno dalla solidarietà, all’infanzia lacera, dal trionfo dell’affettività domestica, all’importanza della memoria…
Nel primo racconto dedicato al Natale, Canto di Natale appunto, si intrecciano molti di questi temi uniti ad altri motivi dominanti della poetica letteraria di Dickens.
Il successo planetario di questo racconto è evidente dal fatto che tutti hanno incontrato questa storia: chi nella versione originale, chi in una delle innumerevoli riduzioni, chi attraverso il lungometraggio a firma Disney.
Tutti conoscono la storia di Scrooge e del suo incontro con i tre fantasmi che cambieranno il suo destino, ma anche quello del piccolo Tim Cratchit.
La vicenda di Scrooge è una storia di redenzione che si svolge in una notte - l’esilità della forma letteraria (il racconto) impose un limite di pagine e di tempo letterario! Al centro abbiamo un uomo di una certa età che è, all’apparenza, colpevole di molte colpe : l’avarizia e l’attaccamento al denaro sono la sua colpa maggiore, ma nel leggere e approfondire la vicenda del protagonista capiamo che la vera colpa che Dickens imputa al vecchio protagonista è invece quella di essersi dimenticato che la condivisione dona un bene più grande della custodia gelosa. È la scelta della solitudine e l’estraniazione dai rapporti il vero crimine di Scrooge.
Egli infatti non mostra in modo evidente la sua ricchezza, egli invece è tirchio i suoi vestiti sono logori, il suo vivere spartano: il suo “non dare” diventa metafora fortissima dell’incapacità di ricevere amore.
L’incontro con i tre fantasmi determina in lui questa presa di coscienza.
I brani relativi alla descrizione dei tre fantasmi (quattro se contiamo anche la descrizione dell’arrivo del socio Jacob Marley) sono tra le più belle pagine descrittive di personaggi soprannaturali ed è difficilissimo, per gli illustratori che si sono cimentati nell’accostarsi a questo grande capolavoro, rendere visibilmente l’idea dickensiana.
Gli spiriti rappresentano, nella poetica di Dickens, un richiamo indiretto all’infanzia: è qui che, come specchio della situazione disperata del piccolo Tim, si insinua la feroce critica sociale di Dickens.
I fantasmi sono esseri invisibili, esattamente come invisibili sono i bambini: l’infanzia è una categoria ai margini della società, non vista dalla maggior parte degli adulti, come così capita agli esseri sovrannaturali.
Questa interpretazione della figura degli spettri mette in evidenza un punto nodale del cambiamento di Scrooge: cosa determina in lui il cambiamento? La possibilità di riscatto, la possibilità di prendere coscienza dei propri errori implica sempre un legame, un ritorno e un incontro con l’infanzia, che ricorda ed è portatrice di valori semplici e universali.
Il racconto è stupefacente per la capacità indubbia di un genio letterario come fu Dickens di costruire, non tanto il contenuto del racconto, ma il “come”: la musicalità del testo, la costruzione minuziosa di ogni personaggio, anche secondario, avvinghia i lettori in un mondo tridimensionale. Le trovate inaspettate, i colpi di scena, i passaggi di contesto rimangono impressi nell’animo dei lettori, indelebilmente come sanno fare i classici.
La grande domanda che ha guidato il gruppo di lettura nell’approfondire questo testo è stata questa: Canto di Natale è davvero un libro per bambini?
Date le premesse, certamente la destinazione ideale a cui pensò Dickens non era assolutamente riferibile ai ragazzi (non a caso il protagonista è un vecchio signore!), ma perché dunque questo testo spesso rientra tra i testi più riproposti ai ragazzi?
Vi lascio questa domanda, perché possiate rispondervi personalmente, magari cogliendo l’occasione di rileggere questo capolavoro nella bellissima edizione curata da Rizzoli con le illustrazioni di Iacopo Bruno che riesce a rendere la sontuosità e la disperazione, cioè le luci brillanti del Natale le ombre che Dickens fece scorrere su questo momento felice.
(Notate poi con che simbolisimo apre l’opera con una immagine di spalle di fronte ad un manifesto e chiude con una immagine di fronte con alle spalle un manifesto. Godetevi la capacità di adattare le immagini all’impaginazione… bravissimo!)
Oppure dedicatevi all’ascolto stupendo dell’audiolibro letto da Daniele Fior per Locomoctavia: tre ore di assoluto godimento per ripensare e pensare al proprio Natale!