Quello di Bruno Munari è lo zoo della mia infanzia, quello dei giardini di Porta Venezia. Dovevo essere molto piccina quando il mio nonno mi portò (nel 1991 è stato chiuso e io allora avevo 9 anni), ma ancora ho indelebile il ricordo dell’eccitazione nel varcare la soglia del parco, alla vista delle prime gabbie con gli animali. Non avevo percezione della sofferenza di quelle creature in gabbia, forse è una coscienza che viene con l’età, infatti ho avuto quasi il magone allo zoo di Pechino, quest’inverno, mentre i miei figli erano in estasi davanti agli animali dei diversi padiglioni. Fatto sta che Zoo, scritto da Bruno Munari nel 1963 e chissà forse proprio ispirato allo stesso zoo che conservo come memoria della mia infanzia, mantiene quella solarità e quel brivido eccitato dei bambini che fanno il loro ingresso allo zoo, uno spazio avventuroso dove i veri protagonisti sono gli animali.
Corraini, nel 2017, ristampa questo ennesimo capolavoro munariano e l’invito a voltare pagina è fatto grazie alle parole dell’autore stesso: «Vietato dare da mangiare agli animali: non date gli uccelli alla volpe, la volpe al leone, il pappagallo alla tigre. Non disturbate le farfalle. Lasciate i cartelli al loro posto. Se gli tirate la coda, il leone si offende. É vietato sedersi sulle tartarughe e giocare con gli orsi. Applaudite le foche».
Ciò che colpisce sempre dei libri di Munari è la forma e la struttura che l’autore pensa e sceglie in modo unico per ogni sua opera, in questo caso non ci sono stratagemmi di cartotecnica né illusioni con carte e texture, ma le illustrazioni e il testo giocano, posizionandosi su cartelli e indicazioni a forma di freccia, proprio come se il lettore si trovasse all’ingresso di un parco alla ricerca del percorso migliore per godersi la visita (e non sono messi a caso, eh!).
Ogni doppia pagina presenta un animale, con poche originalissime parole che - è quasi scontato dirlo - coinvolgono e stupiscono, costringendo a guardare ogni animale con occhi diversi.
«Il pappagallo è nato in un giorno con l’arcobaleno».
«Quando piove, gli uccelli cercano riparo sotto l’elefante».
«I fenicotteri che sanno di essere splendidi e strani, giocano alla simmetria».
«Se gli orsi giocassero a baseball, gli orsi polari farebbero gli arbitri».
«Il porcospino si perde in mezzo all’erba».
Non ha alcuna remora Munari a scegliere parole anche insusuali e i piccoli lettori, affascinati, spesso sono spinti a disegnare, ricreare e immaginare il proprio zoo. Non si vedono mai le sbarre, tranne nel caso del leone (“eh perché è pericoloso” è di solito la reazione dei bambini!), ma lo sguardo sornione ci rassicura sulla serenità del felino: «Il leone non ha paura di nessuno».
I disegni sono quelli di Munari: su sfondi bianchi i colori si stendono con pertinenza e quasi graficamente, le campiture richiamano le diverse tecniche utilizzate, la linea sottile disegna con discrezione dettagli svolazzanti che i bambini si divertiranno a ritrovare pagina dopo pagina.
Gli animali sono riconoscibili ed esotici al punto giusto, per attrarre ma non risultare lontani, il clima del libro è familiare ed avventuroso al punto giusto.
Perché proporre un libro di Munari che ha più di 50 anni?
Perché la genialità di questo autore e illustratore non passano mai di moda e questo perché ogni libro, nasce come idea singola declinata in modo unico e originale e i bambini colgono questa autenticità. Anni prima di strane enciclopedie (che pure noi amiamo immensamente) l’autore milanese aveva già offerto una prospettiva nuova per guardare gli animali e divertirsi con loro.
Un libro bello che ogni bambino dai 3 anni apprezzerà!
Questo post partecipa al Mercoledì al cubo: se non lo conosci leggi qui.
Qui la versione di Apedario.
Qui la versione delle Briciole di Pollicino.
Zoo
48 pagine
Anno: 2017
Prezzo: 18,00 €
ISBN: 9788887942835