Britta Teckentrup elegge ad occhio privilegiato per osservare l’infanzia un’altalena su un piccolo promontorio di fronte al mare. Il parco giochi come luogo fuori dal tempo, dove l’infanzia poteva esprimere una dimensione primigenia era già stato intuito da Sara Stridberg e Beatrice Alemagna con Il parco, ma con L’altalena l’autrice invece sceglie un “gioco” preciso che è unico per tante ragioni. L’altalena è un gioco per bambini, ma vi si possono sedere anche gli adulti, su un’altalena si può stare da soli, ma spesso si può giocare insieme (su due “sedili” paralleli, ma anche in due su unico “sedile”), con l’altalena si può dondolare lenti o velocissimi, giocare a toccare il cielo, provare il brivido della vertigine e ugualmente tornare con i piedi per terra, la sospensione da terra permette di cambiare prospettiva (non vi siete mai dondolati a testa in giù), con le catena dell’altalena si può girare vorticosamente su se stessi fin quasi a farsi venire la nausea, se si è arditi si può saltare abbandonando il sedile per atterrare in folle lancio… in ogni caso l’altalena è, come dice, l’autrice un invito: un invito a sedersi, riposare, giocare, scatenarsi…
L’albo si presenta come una camera fissa puntata su un’altalena con due sedili, davanti cielo e mare, dietro noi, lettori. Difficilmente i diversi avventori ci guarderanno, capiterà per sbaglio quando due bambini giocheranno a ribaltarsi, altrimenti i lettori rimarranno spettatori lontani, scontatamente meno interessanti del mare all’orizzonte.
«L’altalena era sempre stata lì. Se ne stava di fronte al mare e invitava tutti a sedersi»
Questa posizione defilata, celata ci permette di spiare e di venire a conoscenza attraverso un testo onnisciente che sussurra all’orecchio dei lettori il significato delle immagini, la vita multiforme che abita un’altalena.
Frasi prettamente descrittive si intrecciano ad osservazioni personali che riguardano i destini e le vite delle persone che approdano all’altalena, altre volte il testo si sposta sul significato simbolico che alcuni gesti, giochi, attimi assumono.
«Era un posto dove incontrarsi… e dove stare da soli»
«L’altalena ha ascoltato molti segreti…»
«Molti anni fa, quando Elias era piccolo, lui e suo fratello correvano verso l’altalena a braccia aperte. Aspettavano di vedere l'aereo delle cinque che attraversava il cielo. Elias amava gli aerei. Aveva un piccolo taccuino dove registrava tutti gli aerei che vedeva. “Più su! Più su!” gridava per incitare suo fratello, in piedi dietro di lui. E con le braccia aperte fingeva di essere un aereo»
Le 160 pagine documentano una vita variegata, giochi infiniti, bambini e adulti, genitori e anziani, ma anche momenti di silenzio e solitudine, la notte o le giornate fredde e piovose quando all’altalena fanno compagnia solo gli animali, qualche cornacchia o la volpe curiosa. L’altalena permette anche all’immaginazione di viaggiare e la Teckentrup dà vita a questi amici immaginari che giocano in parallelo, ma anche ai sogni che prendono vita e ai voli che partono proprio da lì.
Illustrativamente l’altalena si pone a metà tra il cielo e la terra: le tavole infatti sono occupate per la metà inferiore dal verde del prato e nella metà superiore dall’azzurro del cielo che si confonde con il mare. In mezzo gli uomini, i movimenti, gli animali… il teatro della vita.
La terra muta e il prato si anima di anemoni e margherite, ingiallisce in autunno, si ricopre di neve d’inverno, ingrigisce e gela nel primo mattino, brilla rigoglioso in estate.
Le sagome degli esseri umani e degli animali sono indefiniti e impegnati nelle loro attività, il cielo si colora di mille sfumature, della luce che muta con il giorno, la notte, il tempo e le stagioni …
Poche volte il punto di vista fisso lascia spazio a variazioni: accade per concentrarsi su dettagli ai piedi dei pali che legano l’altalena alla terra: la vita tra l’erba delle api e delle farfalle, dei fiori e delle foglie. Accade di vedere il mare con due fratelli che giocano e di scorgere il profilo dell'altalena per vedere Paula che, spericolata, si lancia al volo giù dall’altalena, nelle braccia del suo papà.
Mentre tutto questo accade il tempo sembra non mutare mai, eppure il tempo scorre (la Teckentrup indica un regolare svolgersi delle stagioni!) e anche l’altalena mostra di avere una vita che ad tratto, per una mareggiata, sembra esser giunta al capolinea, ma l’affetto che lega tante persone ad un luogo pubblico così anonimo all’apparenza, ma così pieno di significati (non li avete notati!), non può che destare la gratitudine.
«L’altalena è ancora lì. Guarda verso il mare e invita chiunque a sedersi.È un posto dove iniziano le cose»
L’albo ha un andamento sospeso, con il dondolio di un’altalena, che credo risulterà più in sintonia con un adulto che potrà riempire i molti silenzi, ma non escludo che anche i ragazzi possano ritrovare echi di qualcosa che hanno vissuto e i bambini possano ritrovare qualcosa che vivono, nel presente.