Questo periodo che precede Halloween mi sembra perfetto per approfondire la conoscenza di uno dei personaggi che abita questo immaginario in modo totalmente inconsapevole: il corvo.
Britta Teckentrup torna a dedicarsi agli uccelli, dopo il volume dedicato alle uova e quello dedicato alle penne, ma, a differenza dei volumi precedenti, definiti da un’impronta maggiormente orientata alla divulgazione e all’approfondimento, Di corvi e cornacchie mostra un equilibrata partizione tra nozioni scientifiche e documentazione letteraria.
I 7 capitoli, infatti, alternano, riflessioni scientifiche e brani letterari e mitici che testimoniano come i corvidi siano entrati in modo unico nell’immaginario umano.
Il testo si apre con una necessaria distinzione lessicale tra corvi e cornacchie per poi passare alla descrizione delle singole specie.
I profili schizzati per ciascuno (corvo imperiale, gazza, cornacchia nera, cornacchia grigia, taccolo eurasiatica…) sono interessanti soprattutto per i tratti ricorrenti che accomunano le diverse specie e mostrano come i corvidi siano una famiglia con strategie di sopravvivenza molto simili e con un’intelligenza marcatissima in tutti i suoi esemplari.
Conclusa questa galleria di ritratti è facile dedurre che questi uccelli debbano la loro cattiva fama al loro aspetto (il colore nero, a seconda delle culture, è portatrice di diversi valori simbolici) e della loro alimentazione (si nutrono anche di carogne) che li rende spazzini della natura e che faceva sì che li si incontrasse in situazioni come i campi di battaglia, i cimiteri, i patiboli delle esecuzioni… tutti luoghi impregnati di morte.
Per questo i corvidi sono diventati nel tempo simbolo di morte e sventura in quelle culture dov’è il nero è associato alla morte. Tuttavia la loro figura è ambivalente, perché in altre culture questi uccelli sono considerati sacri e legati all’origine del mondo.
Aneddoti storici ed episodi mitologici si intrecciano creando un ideale storia dei corvi attraverso i racconti e la vita del mondo antico.
Coronide fu trasformata in un corvo per sfuggire a Poseidone che si era innamorato di lei.
I corvi erano utilizzati nell’antica Roma per predire il futuro durante gli auspici.
I corvi sono cari alla mitologia norrena e sempre presenti sulle spalle di Odino, grazie alla loro capacità di ricordare il passato e predire il futuro, mentre non sono così ben considerati nella Bibbia dove, all’interno dell’episodio di Noè, viene preferita la colomba, uccello bianco.
I corvi, poi, intrecciarono la loro storia a quella delle streghe e furono perseguitati quasi quanto le donne che venivano accusate di questo crimine, tanto che ancora oggi animano l’immaginario stregonesco.
Di seguito a questa sezione storica, la narrazione riprende il filo scientifico e approfondisce alcuni degli aspetti più affascinanti del comportamento di questi uccelli.
Vivono spesso in gruppo, comunicano tra di loro con gamme vastissime di vocalizzi (non a caso sono dentro la famiglia degli uccelli canori), giocano, sanno riconoscersi allo specchio, utilizzano strumenti per compiere azioni, sfruttano la dimensione comunitaria per difendersi ma anche per stare insieme e per apprendere. Seguono la prole in modo indefesso per anni, creando clan di mutuo aiuto, riconoscono i volti delle persone e sanno comunicare al loro gruppo di chi fidarsi, si fanno dei regali a vicenda e hanno bisogno di contatto…
«Il fatto che i membri della stessa cerchia di parentela aiutino ad allevare la nidiata è un fenomeno estremamente raro nel mondo degli uccelli e dimostra la grande competenza sociale dei corvidi» p.76
Data la ricorrenza di tratti comuni a tutta la famiglia è evidente che ciò che spinge l’autrice stessa a dedicarsi a questi uccelli è proprio il fascino che si suscitano non appena hanno la possibilità di entrare in relazione con gli esseri umani.
Il loro saper essere empatici, il loro saper leggere gli umani, la loro capacità di comunicare intraspecie sono tutte caratteristiche che affascinano da sempre gli esseri umani.
Se chiedete in giro non mancheranno tra le vostre conoscenze persone che abbiano avuto cornacchie domestiche o che conoscano corvi che vengono regolarmente a richiedere cibo alla finestra o ancora taccole capaci di riprodurre il fischiettare di qualcuno a cui si sono affezionati.
Questa passione personale dell’autrice si rivela anche in ritratti molto belli di questi uccelli: la Teckentrup riesce a restituire il loro sguardo curioso e interlocutorio, le pose del capo che si concentra nella comprensione di ciò che guardano, le posizioni che assumono quando comunicano e anche quelle espressioni perse che hanno quando sono persi chissà in quali pensieri.
Chiude il volume una ricca antologia (50 pagine!) di brani tratti da fiabe, poesie, racconti soprattutto incentrati sulla cultura tedesca, ma che non disdegnano puntate nel mondo: da Esopo ai fratelli Grimm, da Edgar Allan Poe a Friedrich Nietzsche, da Nadja Küchenmeister a Li Tai-pe.
Un bel volume, ben scritto e ben raccontato che non potrà non farvi incuriosire di questi uccelli così alteri eppure così simili a noi.