Nei mesi scorsi l’editore Mondadori ha riportato sugli scaffali un importante il primo volume di un’importante saga inglese (la saga di Redwall), rivisto nella traduzione da Laura Cangemi che - pure traduttrice anche della prima versione - ha documentato in questa tutto il nuovo lavoro attuato sul testo.
Redwall è il primo volume di una saga in 22 volumi che esce nel 1986 e diventa un piccolo caso editoriale: Brian Jacques, gallese, scrive infatti questa prima avventura con una destinazione molto specifica, ovvero un pubblico di bambini non vedenti, ma il romanzo diventa in poco tempo un libro amatissimo da generazioni di ragazzi.
Il romanzo colpisce per la talentuosa capacità - dettata dalla necessità di far “vedere” ai bambini non vedenti - di destare un mondo narrativo coerente e spettacolare, con spazi interni ed esterni cesellati minuziosamente grazie a dettagli visivi, ma anche uditivi e olfattivi.
Redwall catapulta i lettori in un mondo medievale abitato da piccoli animali del bosco, un universo che richiama quello disneyano di Robin Hood (1973), ma che intreccia a questo la finissima tradizione inglese che ha fatto delle tane e degli universi imponenti ma minuscoli la sua forza (da Beatrix Potter a Kenneth Graham fino a giungere a Kate Di Camillo), e che ancora influenza ampiamente la contemporaneità (il gioco da tavola Everdell sembra uscito direttamente dall’universo di Brian Jacques…).
Siamo di fronte a quella che è una vera e propria epopea che si collega ai cicli arturiani fino a pescare dalle suggestioni che nacquero da La Gerusalemme liberata di Torquato Tasso e dal Bēowulf come testimonia anche la presentazione iniziale dei personaggi che apre il volume con l’elenco dei fratelli topi che appartengono all’ordine dei guaritori pacifici di Redwall, con una tradizione alle spalle di coraggiosi guerrieri (figure che ricordano molto i templari), a cui segue la lista di tutti gli abitanti e i collaboratori dell’abbazia come la tassa Constance, la lontra Winifred, Ambrosio Spillo e tutte le creature che abitano nel grande bosco di Mossflower, sfondo magnifico della nostra avventura.
Il romanzo si apre proprio con una grande e suggestiva descrizione del bosco e dell’imponente abbazia che domina un piccolo universo pacifico e armonioso. La caratterizzazione del luogo avviene anche attraverso la descrizione dei laboriosi personaggi che vi abitano, primo tra tutti il novizio Matthias, piccolo e sbadato eppure ugualmente coraggioso e volenteroso, un topino che sembra nel posto sbagliato seppur appassionatamente certo di voler appartenere alla comunità dei monaci.
La descrizione della vita nell’abbazia ricorda i trattati medievali e la vita degli ordini monastici benedettini: i topi lavorano la terra, pescano, mangiano insieme… curano gratuitamente e generosamente chiunque abbia bisogno di aiuto, preda o predatore che sia.
Nella sala principale dell’ordine, però, un grande arazzo ricorda tutti la figura del grande monaco Martin il guerriero, che una volta, molto tempo prima, difese l’abbazia da aggressori che volevano distruggerla. Attorno a questa figura leggendaria, i racconti e i misteri si affollano, accennando alla presenza di una spada scomparsa e a quella di un misterioso successore che sarà chiamato a ricoprire lo stesso ruolo, in una situazione simile.
«C’è chi dice che son morto
ma lo fa per i suoi scopi.
Io - che nato me mutasti,
so che a Redwall siam due topi.
Tra la Sala Grande e l’Antro
giace ancora il gran Guerriero.
Io - che nato me mutasti,
a te passo il mio cimiero.
Nella notte la mia spada
con la luna andrà cercata
alla prima ora del giorno
quando a nord sarà orientata.
Se sovrasterai la soglia,
cerca bene e la vedrai.
Io - che nato me mutasti
so che usarla tu saprai»
In questo universo sereno e pacifico, infatti, la sgangherata quanto crudele compagnia di ratty guidati da Cluny il flagello, «un grosso e robusto ratto malvagio con il pelo ispido e i denti ricurvi e acuminati. Su un occhio portava una benda nera:l’aveva perso durante una battaglia con un luccio. Cluny aveva perso un occhio. Il luccio aveva perso la vita».
A partire da questa iniziale contrapposizione si snoda un’epopea che vede contrapposti nettamente l’esercito del male tenuto insieme dalla violenza, dalla paura e dallo sterile desiderio di potere e di denaro, e il gruppo dei buoni, apparentemente inermi, ma forti della collaborazione, dell’ingegno, della dedizione e dell’onore.
«L’abate, che non si arrabbiava facilmente, fissò Cluny dritto nell’occhio, il viso una maschera di gelida collera. “Non ho bisogno di aspettare domani, ratto. Puoi avere la mia risposta subito. Come osi venire qui con la tua banda di ladri a leggere a me articoli di morte e schiavitù? Ti dico questo: né tu né il tuo esercito metterete mai zampa o artiglio nell'Abbazia di Redwall, almeno finché io o uno solo dei miei animali avremo respiro per combattervi e resistervi. E questa è la mia promessa solenne”»
I capitoli sono inaspettatamente brevi e alternano i racconti e le vicende che riguardano l’una e l’altra fazione fino a quando il confronto sarà diretto.
All’interno di questa trama si inserisce come ordito la vicenda personale del piccolo Matthias, che in compagnia del più anziano topo dell’abbazia Matusalemme, andrà alla ricerca del corpo e della spada del leggendario Martin.
Questa storia interna apre trasversalmente numerosi fili narrativi, poiché Matthias attraverso le sue peregrinazioni scoprirà passaggi segreti, arriverà a scontrarsi e a incontrarsi con popoli lontani e apparentemente nemici come quello dei passeri e dei topiragno e infine dovrà confrontarsi direttamente con il più pauroso e temibile personaggio del bosco, l’ambiguo e sfuggente Asmodeus, vipera che abita la cava deserta.
All’interno dunque di uuna semplice contrapposizione tra buoni e cattivi quello che si intesse è un’avventura di crescita personale che vedrà evolvere radicalmente il piccolo e sbadato Mathias in un grande condottiero. Le prove che affronterà saranno per lui occasione per comprendere il potere della collaborazione e dell’amicizia in contrapposizione alla prepotenza e all’ottusità e questo mostrerà tutti come i “piccoli” possano compiere grandi imprese, se legati da uniti da legami di amicizia e di stima.
«Cure, soccorsi, cibo, riparo e buoni consigli erano accordati a tutti. Ora era tempo di unirsi e ripagarli, di dare ogni aiuto possibile. Di lì a poco Redwall avrebbe avuto bisogno delle capacità e della destrezza di tutti i suoi alleati del bosco, che le avrebbero messe a disposizione con gratitudine!»
L’avventura procede con un ritmo piano, intervallato da ampie descrizioni sia dei luoghi che dei personaggi e questo fa sì che ogni anfratto e ogni personaggio rimanga nel cuore del lettore, poiché plasmato minuziosamente dalle parole: Constance la tassa irruente dal grande cuore e dall’immenso coraggio, la generosa gentile e timida topina Fiordaliso, l’eccentrico integerrimo combattente in pensione Basil Cervo Lepre, l’aristocratico Julian Gingiver, e il piccolo adorabile Sam Zitto lo scoiattolino con la zampina sempre in bocca…, ma anche tra le file dei nemici spiccano personaggi affascinanti, come Asmodeuss o Ombra.
Le suggestive descrizioni si intervallano a dialoghi ben costruiti che diventano specchio dei caratteri dei singoli protagonisti che vengono definiti anche attraverso lingue speciali (c’è la lingua dei passeri e quella delle talpe!)
Se il ritmo di lettura può richiedere una discreta concentrazione per le parti prettamente descrittive, la narrazione cambia ritmo frequentemente e le vicende si intensificano: ci sono grandi scene di attacchi e assedi, scontri diretti, arditi piani d’attacco, gesti coraggiosi e trovate ingegnose (come quella di gettare l’olio sull’ariete, che impedisce ai ratti di tenerlo saldamente tra le zampe) e poi inganni, camere nascoste, città celate, passaggi segreti, arcani…
Il codice di valori mostra certamente una matrice cristiana, necessaria alla cornice medievale, anche se non ci sono mai riferimenti espliciti ad alcuna religione.
Tutto ruota intorno al concetto di desiderio e di coraggio: Cluny espliciterà più volte di volere tutto per sé senza compromessi, gli abitanti dell’abbazia di Redwall invece contemplano “un tutto” che è un “per tutti”.
«Improvvisamente il campanone Joseph iniziò a suonare. I passeri guerrieri apparvero in massa oscurando quasi completamente il cielo sopra l'abbazia e si posarono a gruppi lungo il parapetto delle mura. Il cortile fu invaso da sciami di toporagni guerriglieri armati fino ai denti di pugnali, spade e fionde. Matthias fece roteare la spada al di sopra della testa scatenando il suo grido di battaglia: “Redwall! Redwall! Battiamoci per Redwall!”La battaglia finale era cominciata. I toporagni abbatterono le guardie nemiche mentre i passeri slegavano i prigionieri con pochi colpi del loro becco affilato. I difensori, finalmente liberi, afferrarono qualsiasi cosa potesse servire come arma e si gettarono contro i nemici, aiutati dai passeri e dai toporagni contro gli avversari, più grandi di loro per taglia. I ratti, i furetti, le donnole e gli ermellini combatterono con la ferocia nata dalla disperazione. La loro vita stessa dipendeva dall'esito della battaglia»
Il tutto per tutti si declina in un destino condiviso nella prova e nella morte, ma anche nella gioia, come testimoniano le feste, il buon cibo (deliziose le descrizioni delle diverse pietanze preparate nelle cucine da fratello Hugo!) che animano Redwall. I valori della libertà, della pietà vincono anche sugli orrori mai celati che la guerra porta con sé: le perdite dolorose e le morti … Valori che, però, risultano sempre speranzosi e “vincenti” di fronte all’ottusità della smania di potere che non può tirarsi indietro senza perdere la faccia e che quindi, in fondo, accetta di mandare tutti alla morte pur di non ritirarsi.
Mentre la morte, quando tocca personaggi in pace, è vissuta come un’ulteriore esaltante avventura:
«“Ah, sì, vedo la più splendida mattinata estiva della mia vita. Gli amici che conosco e amo sono tutti intorno a me. Redwall, la nostra casa, è salva. Il sole brilla caldo su di noi. La natura è pronta a regalarci i suoi doni, quest’autunno. Ho visto tutto prima d'ora, molte volte, eppure non smetto mai di meravigliarmi. La vita è bella, amici miei, e io la lascio a voi. Non siate tristi, perché io riposerò in pace.” Così morì Mortimer, l’abate di Redwall»
Un romanzo epico esaltante, dal sapore antico, una scrittura densa e ricca che vi catapulterà in un ambiente stupefacente che vi sorprenderà.