La proposta di oggi, Il mangiafiabe, è una proposta spiccatamente rivolta agli adulti, frutto di lungo studio e ricerche e realizzato in un ricchissimo volume dedicato alle fiabe e al cibo.
Curatrice di vaglia è Bianca Lazzaro che seleziona 110 storie e con esse costruisce un ricco percorso tra i cibi e fiabe.
Il valore e il contenuto della ricerca è testimoniato in modo chiaro e semplice dalla bibliografia preziosa e - direi - ardita, che elenca le fonti ritradotte dalla stessa Lazzaro.
Una scelta tutt’altro che scontata, anche perché basata su un elemento fondamentale della tradizione fiabesca italiana e su cui, spesso, si sorvola e che invece la curatrice ha bene in mente:
«Molteplici sono dunque le varietà della fiaba italiana: le fiabe di magia con le narrazioni popolari, gli apologhi con le novellini buffe, il registro scurrile con quello picaresco, i racconti sinistri con quelli insensati, quelli concepiti con l’inchiostro con quelli migrati di bocca in bocca»
Una varietà di forme che rende la fiaba italiana, per certi versi, unica nel panorama più latamente europeo, perché accoglie al suo interno - anche per ragioni di storia della lingua - tensioni, generi e accenti particolari e molto diversi.
Più che recensire e raccontarvi il contenuto delle singole fiabe mi interessa in questa sede raccontarvi il valore di questo lavoro e il piacere che potrete ritrovarvi, leggendolo.
Innanzitutto, per poter fare una selezione di valore all’interno di un genere come quello fiabesco, raccogliendone testi a partire dal setaccio di un tema, vuol dire avere una conoscenza approfondita della tipologia narrativa in cui ci si addentra e questo è palese dalla selezione ricca e inusuale dei testi.
Bianca Lazzaro non solo ha le carte in regola e il passo sicuro nell’addentrarsi dentro il bosco fiabesco - per Donzelli ha già tradotto tutto il patrimonio dialettale di Pitrè -, ma ha la capacità di guidarci indietro, fino alle fonti che ugualmente ispirarono Calvino, riprendendo i manoscritti e le trascrizioni dei primi compilatori dialettali nostrani.
La scelta del tema culinario è, poi, assai ben pensata: il cibo infatti ha un ruolo cruciale come motore materiale di molte fiabe per ovvie ragioni.
«Il cibo è un topos da sempre insito nella narrazione fiabesca, ancor più in quella di origine popolare»
Pensate al mondo contadino e alla tradizione narrativa e illustrativa dedicata ai Paesi della cuccagna… le fiabe nascono certo in tempi - poi non lontani - in cui il nutrirsi non era momento così scontato per tutti.
Tuttavia il cibo ha anche stratificazioni di significati ben più vasti che si spingono fino all’inconscio, come Freud ha identificato chiaramente, e che si rispecchiano nei tantissimi casi di antropofagia, ma anche l’espediente del mascheramento che lega a doppio filo il cibarsi all’erotismo.
A questi significati universali si aggiunge, poi, una tradizione culinaria tipicamente italiana che è nota.
Tutto questo emerge limpidamente dalla selezione attuata dalla Lazzaro, perché - appunto - non attinge genericamente alla tradizione occidentale delle fiabe, ma va a ricercare le fiabe, nate in dialetto, tra le piazze e le stalle del mondo contadino italiano (anche se non mancano testi autoriali).
Ecco dunque che al centro di queste storie ritroviamo prodotti, cibi e piatti che hanno fatto non solo la storia della fiaba ma anche della storia dell’Italia.
Il volume si organizza in 18 sezioni che raggruppano di fiabe secondo titolazioni che non vogliono normalizzare o regolamentare la multiformità di queste storie, ma che guidano in una lettura che possa essere piacevole dall’inizio alla fine.
La fruizione della fiaba - ricordiamo - non è uguale né simile a quella di un romanzo, le fiabe venivano ascoltate, narrate ad alta voce, una alla volta… non si può concepire una lettura continuativa di centinaia di fiabe, senza che vi sia uno spiccato motivo di studio.
Questa organizzazione tematica, per associazioni curiose, invece invoglia il lettore ad assaporare e assaggiare brevi sezioni di 4, 5, 10 fiabe, cogliendone assonanze e differenze.
Il volume è godibilissimo anche grazie alla capacità di traduzione che cerca di riferirsi e riprodurre gli andamenti e le caratteristiche tonali e ritmiche dei diversi dialetti, e che non tace gli echi e gli intrecci tra i diversi testi, ma anzi li rende ben evidenti.
Ritroverete tante madri prese da voglie particolari, tanti bambini nati magicamente da frutti o semi, così come coppie variamente assortite corteggiarsi e unirsi proprio davanti a una tavola.
Una raccolta letteraria di gran valore e anche di gran bellezza grazie alle illustrazioni di Lucia Scuderi che trapuntano, di quando in quando, le parole.
Un testo consigliato a chiunque voglia ripensare un avvicinamento a questo genere, percorrendo strade diverse dal solito.