Natale è spesso l’occasione di grandi rimpatriate, abbracci, saluti, parenti che a volte si vedono una volta l’anno. Se poi, come me, nascete in una famiglia per metà meridionale potete immaginare il clima che si crei. Quando ero piccola ricordo che a stento ricordavo i nomi di tutti gli zii e i cugini di secondo e terzo grado che apparivano sorridenti sulla porta di casa per la cena della vigilia di Natale a base, rigorosamente, di pesce!
Il fulcro del movimento vociante che si creava era la mia nonna Maria che a suon di struffoli, casatielli (lo so è pasquale ma lei lo faceva lo stesso anche a Natale!), pastiere metteva attorno al tavolo tutti in una rumorosa e confusionaria compagnia.
Questo stesso baccano festoso è protagonista di due albi deliziosi che raccontano due volti della bellezza della famiglia. In Così tanto di Trish Cooke e Helen Oxenbury, una narrazione che sfrutta il climax ascendente racconta l’arrivo in casa del piccolo protagonista (chiamato solo “bambino”) di tutta una serie di parenti. Il testo a tratti in rima e comunque con un ritmo altalenante descrive l'ingresso di nonne, zii, cugini che suonano il campanello per motivi non immediatamente chiari. Ognuno dedica un momento di affetto al piccolo di casa: c’è chi vuole spupazzarselo, chi vuole mangiarselo di baci, chi ci vuole giocare alla lotta... è chiaro che la ragione della visita non è però “visitare il nipotino”, eppure non riusciamo a capire: cosa succederà? Il crescendo crea aspettativa, ma soprattutto fa assaporare l’affetto travolgente da cui questo bambino è circondato:
«zia Bibba entrò con le braccia aperte grandi grandi e un sorriso grande sulla faccia. “OOOOOOH!” disse. “Lo voglio strapazzare, voglio strapazzare il mio bel bimbo, voglio proprio strapazzarlo COSÌ TANTO!»
E quando la porta si aprirà per l’ultima volta la sorpresa finale non farà che riconfermare quando sia bello avere una famiglia vociante e ballante intorno a sé. Un inno all’amore unico che ogni famiglia sa darsi a vicenda!
Le immagini della Oxenbury son calde e avvolgenti e si alternano con maestria a immagini sui toni del grigio e dell’ocra (espediente a lei caro!) che narrano l’attesa. I modi diretti, a volte quasi sguaiati dei protagonisti comunicano in realtà un calore davvero unico e familiare, appunto. Ho trovato un po’ troppo invadente il testo in stampatello maiuscolo e un po’ legnosi alcuni passaggi della traduzione, ma complessivamente è un raro testo che celebra la famiglia nel suo rumoroso essere numerosa.
Una situazione assai simile è quella che vive Leyla nell’omonimo albo a lei dedicato, solo che la piccola scimmietta protagonista ci racconta un altro esilarante aspetto del far parte di una famiglia numerosa!
«Leyla ha una mamma e un papà. Oltre a nove zie e ventritré cugini… Un po’ troppi! Vogliono sempre abbracciarla e baciarla. Bleah! Vogliono sempre spulciarla… e non è nemmeno sporca! Sono sempre indaffarati, continuamente fastidiosi, costantemente rumorosi»
Insomma avere una famiglia numerosa a volte è un po’ opprimente. In dialetto direbbero stá sü de doss. Fatto sta che Leyla ha bisogno di una pausa e un bel giorno se ne va, corre lontano «fino a non riuscire più a vederli», ovvero lontanissimo :)
Ma proprio nel mezzo della fuga, un sasso appuntito mette quasi a repentaglio l’esito della missione di allontanamento «OUCH!». La zampa è un po’ dolorante, ma adesso chi la guarirà con un bacino? Leyla incontra un mostro terribile «EEEEEEEEEP!!!», anzi no una lucertola, ma quest'ultima non ha nessuna intenzione di aiutarla. I due fanno amicizia, fanno yoga insieme e chiacchierano, ma mentre il sole tramonta Leyla ripensa alla sua famiglia e insomma, le mancano tutti. Così torna di corsa a casa e loro «erano là: la sua famiglia!». Il racconto dell’avventura straordinaria e perigliosa che ha travolto Leyla tiene con il fiato sospeso tutti, ma «fu allora che si ricordò. “Mi sono fatta male a un piede. Volete darmi un bacino sulla ferita?”». Il calore avvolgente, accudente ed empatico di questa famiglia scalda il cuore. Le immagini e le espressioni che la giovane Galia Bernstein riesce a raccontare con le sue illustrazioni sono esilaranti.
Perché della nostra famiglia ci danno noia moltissime cose, ma in fondo senza di queste non sapremo mai andare per il mondo e non sapremmo proprio dove tornare!
Due inni alla famiglia, gioiosi e spiritosi, ideali per questi giorni che precedono il Natale, affinché guardarsi in faccia possa essere colmo di gratitudine!