Un anno di poesia di Bernard Friot e Hervé Tullet è un libro incredibile, un’esperienza che incalza giorno dopo giorno, un’avventura che non dà tregua, una sfida al lettore.

Che cos’è la poesia? Bernard Friot cerca di rispondervi in 365 affondi, anzi in 365 incontri che giorno dopo giorno (il libro è organizzato proprio come se fosse un’agenda giornaliera) l’autore e poeta propone ai suoi lettori. Una citazione in alto nella pagina e la data è la costante di ogni pagina, per il resto poesie, inviti a scrivere, esortazioni, riflessioni, esercizi, brani, estratti, citazioni… In mezzo, sopra, sotto, intorno Hervé Tullet con i suoi gesti artistici, i suoi colori, i suoi disegni.

Che cos’è la poesia? La riflessione mette giustamente al centro le parole - intese soprattutto come lessico - ma l’approccio ad esse non è per nulla convenzionale: giocare, cercare, ritagliare, buttare… le parole nascono nei modi più inaspettati e si combinano in storie che nessuno riuscirebbe a prevedere.

«Scegli una parola, la prima che ti viene in mente. Scrivila al centro di un foglio. Poi, più velocemente che puoi, circondala di parole che senti esserle strettamente associate. Componi un secondo cerchio, scrivendone altre, che si associano a quelle del primo cerchio. E così via, finché il foglio è pieno. A questo punto scegli due di queste parole, tra quelle “geograficamente” più distanti, per dare vita a una poesia. 11 gennaio».

Non solo. La parola è anche suono, musica («Prova a mettere in musica una delle tue poesie. 24 giugno»), appartiene a lingue straniere, si relaziona con la grammatica.

Il punto di partenza è la parola, ma questo testo è molto, molto di più.

Quello che colpisce sin dall’abbrivio è che questo libro non vuole porsi come manuale per imparare a scrivere delle poesie, no. Si pone invece come un dialogo costante che l’autore innesca tra se stesso e il lettore, coinvolgendo, giorno dopo giorno, voci di poeti diversi che intervengono variamente nel discorso. La quantità e la varietà di testi poetici che appaiono nelle pagine come esempi e provocazioni sono impressionanti e impressionante è la pertinenza che ciascuno ha con il discorso ampio che Friot porta avanti pagina dopo pagina. Il lettore ha come l’impressione di dialogare direttamente con la poesia, con i testi poetici, e  non quella di seguire delle indicazioni che insegnino a scrivere. Non c’è timore neppure di tagliare, segmentare, sezionare le poesie altrui, in un’idea della poesia che è un organismo vivente che vive e si trasforma e paradossalmente non appartiene a nessuno se non a chi fa poesia. 

In questo senso il volume mostra certamente una progressione degli argomenti, ma in un movimento generale coerente e coeso che copre l’intero arco del volume e che avanza e ritorna e poi accelera e rallenta.

Che cos’è la poesia? Chi è poeta? 

Dopo la lettura dell’intero volume le impressioni predominanti sono due.

Bernard Friot è ostinatamente deciso a tirar fuori il poeta che c’è in ogni lettore e quello che fa è un’esortazione costante a scrivere, pensare, entrare nella giornata con un occhio diverso («18 febbraio. Da quando ti svegli presta attenzione alle parole che ti vengono in mente e annotale. Continua per tutta la giornata…», «9 marzo. Oggi si esce! Cammina per la strade della città o sui sentieri. Ascolta il ritmo dei passi, e a poco a poco metti delle parole su questo ritmo. Ripetile a mente, mormorale, gridale, come preferisci. Poi torna a casa, o vai a bere un caffè nel tuo bar preferito. Lascia le parole là dove le hai seminate», «3 ottobre “Scrivere è un modo per essere vigili” Georges Henein». Il poeta senza dubbio, vive. Vivere, vivere intensamente i luoghi, le persone, i sentimenti… vivere gli spazi e farli propri, appropriarsene «16 maggio. Scegli una poesia per ogni stanza della tua casa».

La poesia è vivere anche la propria corporeità, perché la poesia è arte, è esperienza, è coinvolgimento dei sensi, è coscienza di sé e del proprio corpo, la poesia diventa una performance: «9 luglio. Scegli una poesia e danzala. Proprio così, esprimila con la voce e con il corpo in movimento. Non essere timido: nessuno ti guarda!».

Secondo questa idea globale, la poesia è anche coltivazione paziente della propria interiorità, della fede, dei pensieri e delle proprie paure: «6 agosto. Prenditi il tempo per guardare, contemplare. Attorno a te. E dentro di te», «12 dicembre. “La vera poesia mette a disagio” Julien Torma».

Punto due. Ci si rende conto che la poesia è essenzialmente relazione.

Un’idea, questa, che ritorna insistentemente: la poesia è legame tra le parole, legame con altri testi, legame tra parole e immagini, la poesia è partenza e arrivo, è legame tra poeta e lettore, è legame tra parola e bianco, tra suono e silenzio, la poesia è legame tra ciò che ho scritto ieri e ciò che scrivo o riscrivo oggi, tra il vecchio e il nuovo, la poesia è legame e dialogo tra poeti, è domanda e risposta, è dire e ascoltare, cominciare e ritornare , ricordo e futuro immaginato, scienza e letteratura, è adulto e bambino.

Friot non nega neppure la distanza che a volte la poesia frappone tra sé e il lettore e per giorni (dal 19 al 21 aprile!) esorta i lettori a rileggere e a riguardare il testo, mai domi, mai scoraggiati dalla sfida della comprensione, perché un legame nuovo nasca: «Non si può leggere una poesia una sola volta. Jacques Roubaud».

In tutto questo intessersi di pensieri, in questo cammino condiviso non mancano accenni precisi a generi letterari e a nozioni tecniche (conte, filastrocche, poesie in prosa, distici, endecasillabo, metafore, testo descrittivo, oulipo, slam, enjambement, rime interne…), così come a categorie eclettiche (poesie corte, poesie modeste, poesie da masticare, poesie in linguaggio sms, versi tarlati, poesia affermativa, poesia medicina…), ma sempre introdotte da un invito esperienziale. 

Berbard Friot si fa compagno, sostegno guida e lascia senza parola la sua conoscenza dei testi poetici: per ogni idea, per ogni pensiero c’è una poesia!

Infine non va sottovalutato il legame con Hervé Tullet. L’idea stessa che la poesia sia gioco di parole accostate, mischiate ricorda limpidamente il gesto artistico dell’illustratore così evidente nelle sue tavole, ma che è anche lo stesso gesto del poeta: «7 maggio. Strappa un pezzo di carta lungo e stretto. Scegli la prima immagine, la prima parola che ti si presenta alla mente.», «10 maggio. Scrivi in diagonale. Cosa scriverai? Non preoccuparti: il gesto della tua mano guiderà la scrittura e la ispirerà». È come se la poesia fosse tutta futurista, è come se il gesto del poeta e la sua scrittura fossero esattamente ciò che Marinetti mostrò a tutti e non solo un esperimento circoscritto ad un periodo preciso della storia letteraria. La poesia tra l’altro non è solo gesto, ma un linguaggio fortemente visivo (pensate alle metafore) nella sua relazione con il colore, ad esempio, e con lo spazio. La poesia diventa scultura («30 ottobre. Progetta la realizzazione in tre dimensioni di una poesia», la poesia diventa immagine). Tullet segue questo fiume di impressioni e pensieri: a volte descrive, a volte soprascrive, a volte dialoga con il testo scritto, insomma fa poesia, anche lui.

E alla fine? Ecco alla fine, probabilmente avrete un quaderno zeppo di poesie non solo scritte di proprio pugno, ma una vera antologia dove i testi di autori più noti si accostano a quelli del lettore senza alcuna separazione gerarchica.

Le parole del 31 dicembre, sono forse quelle che meno mi hanno convinto, ma nulla possono togliere alla forza di questo libro, che consiglio a tutti i ragazzi dai 10 anni in su, spassionatamente, anche a quelli che si reputano lontani dalla lettura.

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Un anno di poesia Bernard Friot - Hervé Tullet 400 pagine Anno 2019 Prezzo 19,90€ ISBN 9788878747289 Editore Lapis
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