Freud, ne Il motto di spirito, racconta e studia il godimento che i bambini piccoli provano nel maneggiare il vocabolario della propria lingua madre, senza legarla alla condizione del senso, per ricavarne l’effetto piacevole del ritmo o della rima. A poco a poco questo piacere viene loro tolto, finché gli rimangono solo le combinazioni di parole che hanno senso: «sono giochi in cui il bambino trova il suo piacere proprio nel fascino di fare ciò che è proibito dalla ragione».
Perché i bambini non dovrebbero trovare ancora godimento in questo piacere?
La considerazione è interessante perché, in effetti, i libri orientati a fare giocare con il suono sono largamente presenti - seppure con scarse riflessioni teoriche e con scarsa conoscenza del lettore reale - nella fascia di libri per bambini molto piccoli che vengono “allenati” a produrre onomatopee e versi di animali, soprattutto.
Salendo di età invece questi libri scompaiono, sostituiti da libri dove la parola possiede sempre senso.
È stato molto divertente, dunque, scoprire Deng Bum Splash. Il grande libro dei rumori, un libro dalla foliazione considerevole (156 pagine!) che invita al puro gioco fonico i bambini più grandi con, alle spalle, un’esperienza che permetta loro di riconoscere le illustrazioni riprodotte.
Il libro, infatti, che dovrebbe essere rumorosissimo, è invece un silentbook che racconta attraverso più di 150 momenti, situazioni e sequenze, reali o fantasiose, ma comunque accomunate dalla supposizione che tutte creino del rumore.
Ogni pagina invita a riprodurre il suono, il rumore, in un gioco quasi liberante.
Accanto a questo livello ludico-produttivo molto interessante, c’è poi un altro aspetto cruciale che, nei libri di questo tipo, viene spesso dimenticato: per poter produrre un suono dobbiamo sentirlo, dobbiamo averlo ascoltato.
Ecco, dunque, che il silenzio dei libri sui suoni è quanto mai prezioso, perché si traduce innanzitutto in un invito all’ascolto: che rumore fanno i dadi lanciati sul tavolo? Li avete mai ascoltati veramente? E un aeroplanino di carta che vola? E le foglie che cadono in autunno?
Benjamin Gottwald non cade nel tranello di fornirci un testo e lascia pieno spazio all’ascolto, alla riflessione e al gioco puro.
Il doppie pagine possono essere occupate da un’unica immagine (le montagne che accolgono un’eco), possono essere spezzate in sequenze (la pera intera - la pera addentata), possono suggerire relazioni di senso come assonanze o similitudini (una ruota della bici bucata, un serpente), antinomie (assaggiare un limone, assaggiare un gelato), climax (il vento del phon e il vento di una tempesta…) o ancora richiedere l’intervento della pura immaginazione: che rumore fa un maialino che rimbalza su un tappeto elastico e poi cade?
Le immagini, colorate in modo piatto, e i volumi ben segnati dai contorni neri, assicurano una lettura trasparente e immediata e le situazioni proposte sono divertenti e spassose.
Un libro per giocare e ascoltare, bello e ben pensato!