Quando uscì Una canzone da orsi, pubblico e critica rimasero completamente ammaliati dalla pagine di Benjamin Chaud, che vinse il premio Andersen e che deliziò innumerevoli bambini con una storia del tutto inaspettata con protagonista un premuroso papà e un finale davvero imprevedibile in un universo affollato di figurine, personaggi, alberi, cespugli in cui perdersi.
Il successo travolgente spinse per un secondo volume (Pupupidù. Orsi in pista), ma si sa che i secondi episodi non sono mai a livello dei primi e con questo pensiero, sorvolai sulla questione senza neanche sfogliare il libro. Pupupidù invece ha trovato il modo di raggiungermi e smentirmi nei miei pregiudizi sui secondo-editi, perché, agguantato dal piccolo di casa di anni 3, è stato letto e riletto per settimane, obbligandomi a ripensare alla superficialità con cui trattai questo testo. Benjamin Chaud infatti, nel secondo episodio della trilogia, cerca con profitto di introdurre delle novità cartografiche - innanzitutto - e narrative, pur mantenendo il contesto e l’impostazione narrativa del primo capitolo e riuscendo a mio parere molto bene nell’intento.
Il grande formato e le tavole brulicanti riprendono l’universo boschivo e cittadino di Una canzone da orsi, ma sono arricchiti da fustellature da cui occhieggiano le illustrazioni, anticipandosi e richiamandosi e moltiplicando così il divertimento nella ricerca/osservazione dei dettagli. La nuova avventura si apre nel bosco e nella caverna che avevamo lasciato nel primo volume, Orsetto però è «solo soletto, così decide di uscire a fare un giro». Il sentiero serpeggiante attraversa la vegetazione fitta e sfiora quasi tangenzialmente mille storie sospese o accennate che potete decidere di inventare e di seguire: c’è il papà con il neonato nel marsupio, mamma volpe che fa esercizi ginnici per i suoi cuccioli, un solo albero secco e uno abbattuto, una famiglia di conigli d’Angora che tanto somigliano a dei fiori…
«Orsetto sa bene che non deve allontanarsi troppo dalla tana, ma che cos’è che brilla dietro agli alberi?». Secondo questo modulo narrativo fisso, il testo che accompagna le tavole d’ampio respiro fa soffermare lo sguardo del lettore/ascoltatore sulla fustellatura che, a sua volta, fa intravedere qualche dettaglio della tavola successiva (e non perdete l’occasione di guardare indietro!): come potete immaginare il racconto si rende incalzante. Orsetto segue la bianca strada ben segnata, che le dita piccine dei bambini seguiranno con facilità e somma soddisfazione, e che lo porterà ad intrufolarsi in un buco nascosto e poi in un bel tubo rosso, sbucando in una lavatrice nel mezzo di un accampamento circense. Intorno al percorso le storie e le citazioni più o meno evidenti aumentano il divertimento: il Bianconiglio, la discoteca delle talpe, la famiglia preistorica, il bambino nascosto nell’isba rossa nel bosco… E il circo, se possibile, centuplica le possibilità infinite (perché prive di regole) dell’universo che stiamo attraversando: cammelli dalla capigliatura cotonata, pappagalli che stendono il bucato, pony che leggono il giornale, topini che trascinano rinoceronti addobbati con lucine colorate… Ma non distraetevi, perché Orsetto ha intravisto «il codino di Papà Orso». Sotto il tendone rosso del circo, il pubblico si affolla tra le sontuose scalinate… «Al rullo dei tamburi, Orsetto entra in pista. Intorno a lui, animali meravigliosi ballano, corrono in tondo e gli fanno girare la testa. Non sa più da che parte guardare». Anche i lettori sono travolti dall’euforia strabiliante del circo e Orsetto che - per contrappasso - a questo punto rincorre il papà, diventa protagonista più o meno inconsapevole del numero in pista. Ma i colpi di scena non mancano e, catapultato dentro una stella, «Orsetto atterra proprio sul muso morbido di Mamma Orso!» che tiene tra le mani una lattina da cui spuntano due occhietti. ll finale rivelatore, in cui si ricompone la famiglia che non avevamo mai conosciuto per intero, coniuga l’apice del pathos con una chiusura circolare molto pacificante per un bambino e contemporaneamente non scontata. Il libro è spettacolare, ricco di dettagli curati che si prestano a mille letture diverse: potete seguire Orsetto o potete cercarlo come in un wimmelbuch oppure potete seguire altri personaggi, vagando liberi nel bosco o nel circo.
Benjamin Chaud riesce con una attenta scelta dei colori a rendere le tavole traboccanti e nello stesso tempo mai stucchevoli. La scelta, ad esempio, di preferire il contorno nero al riempimento cromatico di tutte le figure favorisce una visione dei singoli personaggi e dei loro gesti morbidi e fluidi com’è lo stile inconfondibile dell’illustratore francese. E poi l’ironia, il clima giocoso, le trovate strabilianti che non appartengono solo al circo ma che sono proprie all’immaginario di Benjamin Chaud... c'è gioiosamente da perdersi.
Hutai, 3 anni, adora questo libro, per il clima familiare, per i buchi in cui infilare le ditina e con cui giocare a sorprendersi lettura dopo lettura.
Un libro consigliatissimo a tutti i piccoli lettori dai 3 anni in su.
P.S. Se siete fan della prima ora, poi, non perdetevi il memory dedicato ai personaggi della trilogia!
Pupupidù
Benjamin Chaud - Margherita Vecchiati (traduttrice)
32 pagine
Anno: 2014
Prezzo: 14,50 €
ISBN: 9788857007908