Quando il 1 dicembre 2009 mi hanno dato in braccio Saverio, nato un mese in anticipo, ricoperto di peli neri che nemmeno un licantropo, con una testa a cono che mio marito ha chiesto se fosse una menomazione permanente, io l’ho amato immediatamente, senza riserve. Se penso invece ai rapporti tra pari l’esperienza che ho fatto e che faccio è diversa. Ognuno ha tentato di definirmi, di cucirmi addosso un nome che non è il mio: «sei una precisa», «sei distratta», «sei una entusiasta», «sei troppo buona», «sei rigida», «sei un po’ pazza»… Se gli amici che ho tentano coraggiosamente di conoscermi nel tempo, gli altri invece pretendono che io sia qualcosa: una docente, una mamma (perfetta), una lavoratrice, una segretaria, una che ha tempo, una che non ha tempo, una… UNA. Poi ho incontrato mio marito, il mio amore, e mi sono sentita accettata così com’ero: spigoli, ruvidezze, stranezze, manie comprese.
Qualche giorno fa era il mio compleanno e complice la solita Beatrice Alemagna (che io davvero non riesco a capire come faccia ad avere sempre le parole giuste e le immagini perfette) ho ricevuto, tra le altre cose, il libro sull’amore più bello che ho: Mon amour.
«Je suis un animal étrange» «sono uno strano animale» (mio marito me lo ha tradotto su dei post it :D): siamo nella “fase cucito” di Beatrice che cuce con la sua attenzione, la sua cura, il suo amore per i particolari, i volumi e le linee, uno strano animale, di cui all’inizio intravediamo solo le gambe. «Un truc bizarre», «una coso bizzarro» – come sono io. Da questo momento ogni personaggio che la curiosa creatura incontrerà, sembrerà riconoscerlo: “ah ecco un gatto!”, “ma dai che strana scimmia”, “aiuto un ratto”… nessuno è scortese, ma tutti sanno già. Tutti presuntuosamente lo etichettano, nessuno è interessato a conoscerlo, ma per stare lì con loro il nostro «animal étrange» «strano animale» deve rinunciare a qualcosa di sé, per soddisfare quello che l’altro dice di te, devi cambiare, tagliare, togliere, ridurre, controllare.
«Désolé madame, je ne suis pas…», mi spiace sono desolato, ma io non sono così: quante volte a me è capitato di pensarlo “eh no, io non sono come tu dici”. Il giudizio degli altri a volte è così pressante che uno quasi si sperde: «Mais qui suis-je?», chi sono io?
C’è qualcuno che può rispondere a questa domanda?
«Salut, j’aime tes gros poils» “ciao, mi piacciono i tuoi grossi peli”, immaginatevi di sentirvi dire così (nella traduzione italiana «Oh, ma che bello il tuo pellicciotto». Poi nell’ultimo scambio tutto diventa serio, diventa autentico, il sentimento di sospensione si svela in una risposta chiara, senza scarti interpretativi.
«“Tu ne veux pas savoir qui je suis?” “Tu es mon amour”»
«“E tu non vuoi sapere chi sono?” “Lo so già! Tu sei il mio amore”»
La scelta dei tessuti, dei fili, delle trame, dei pizzi, rende questo viaggio e questo tempo così vero, reale, tangibile, accarezzabile. Il nostro protagonista non è mai uguale a se stesso, come a mostrare la multiformità della personalità di ognuno. La cura per gli sfondi e gli elementi non narrativi è, al solito, incantevole: gli alberi, le foglie, il prato, le tegole, il tendone… tutto è significativamente bello.
Lo so, arrivo tardi, ma questo albo è stato edito l’anno in cui mi sono sposata ed è un albo fatto per me e per ogni persona che si sente amata, nel profondo, veramente e con cui, credo, potrete conquistare ogni donna (sappiatelo).
[aggiornamento dell’articolo: ora potete trovare l’edizione italiana, cartonata e grande, per godersela in tutti i dettagli]
[…] marito mi ha regalato un libro (in realtà me ne ha regalati moltissimi!!) che mi toccò il cuore in un momento speciale, che parlava del suo amore per me e che – udite udite – lo faceva addirittura attraverso le […]
Mio marito ha il potere di toccare certe corde… da farmi sciogliere. E Beatrice, anche 😀
Maria mi sono commossa con questo tuo post (la dedica di tuo marito BUM!…)! Come ti capisco, come lo vivo anche io quello che scrivi 🙂