Ieri è incominciato l’Avvento ambrosiano: un lungo e silenzioso cammino verso il Natale. Noi abbiamo tirato fuori le decorazioni natalizie, abbiamo appeso le sagome di lana cotta, abbiamo appiccicato sticker di palline colorate alle finestre, abbiamo fatto il presepe e ieri sera, a cena, abbiamo acceso la prima candela della corona di avvento.
Càpitano quindi quanto mai al momento giusto le avventure dell’ultimo capitolo della saga delle Pulcette di Beatrice Alemagna (Bugs at Christmas), non (ancora?) edito in Italia, ma che potete regalarvi in lingua inglese.
Se non vi siete persi le puntate precedenti (primo, secondo e terzo capitolo), di sicuro ormai conoscete bene tutto il gruppetto di amici che vive nel materasso e che, in questa avventura, inizia a pensare come organizzare il primo Natale insieme: «Let’s have an unforgettable party!». Sembra cosa fatta ed ognuno avanza delle proposte su come impostare la festa, perché, dopotutto si sa, il Natale è la festa familiare per eccellenza e non solo perché si festeggia la nascita di Gesù e la sua famiglia, ma anche perché quei giorni sono l’occasione per tutti di stare insieme, con i nonni, i cugini, gli zii, i vicini... La pulcetta grassa prende la parola per prima: «We should make some dust canapés and a crumb pudding!» Mentre lo dice ecco che l’illustrazione alla destra ci mostra una piccola pulcetta grassa seduta con il suo papà davanti ad una tavola imbandita, mentre la mamma procede solenne con un piatto assai invitante in mano. La proposta della pulcetta grassa scatena la discussione, eh sì perché invece a casa della pulcetta gialla a Natale si canta «Jingle bugs» a perdifiato, a casa della pulcetta con le zampe lunghe invece si balla il «Santa Samba», la vicina delle pulcette - ne dubitavate?! - addobba l’albero con deliziose decorazioni, la pulcetta dagli occhi grandi accende candele dappertutto…
Insomma non c’è un Natale uguale all’altro, non c’è tradizione che si ripeta così come non c’è lasagna o panettone che sia uguale a quello del vicino, almeno a casa nostra (i miei fratelli odiano le mie lasagne...).
Mentre saltiamo da un’usanza all’altra, i ricordi delle pulcette si materializzano: vediamo i fratelli i genitori, le decorazioni in casa… Ogni pulcetta, raccontando del suo Natale, pensa a se stessa da piccola, insieme alla sua famiglia.
Al colmo del furore «“Let’s do it like my family” says one bug. “No, like mine” shout the others.», la pulcetta multicolore guarda fuori e si accorge che sta nevicando: «“Oooooooooohhhhhhh!”». Il muto manto bianco calma gli animi e stempera gli animi accalorati: «And all of a sudden, nothing else seems to matter». Perché nel paese delle pulcette, come in tutti i paesi del mondo, non c’è un solo modo di celebrare il Natale, «But there is only the way to be happy - and that’s by being together.»
Il clima natalizio, se possibile, aumenta lo scintillìo e la ricchezza delle pagine, l’uso della lana cotta, delle passamanerie, dei pizzi, dei tessuti stampati con fantasie vintage, dei lustrini, dei bottoni… ricrea quel calore intimo che scalda gli ambienti nel freddo dell'inverno e fa venire voglia di accarezzare la pagine, quasi cercandone il calore tattile delle superfici. Le colorate scenette familiari strappano sorrisi e in fondo si vorrebbe che fosse già Natale.
Un capitolo delizioso che a noi piace leggere durante tutto l’anno e che ci ricorda come il più grande regalo che riceviamo a Natale è la compagnia di persone che qualcuno ci ha messo accanto.