«Voleva solamente veder con i suoi occhi
il bene che le mamme vogliono ai marmocchi»
Credo che questa sia la frase perfetta per raccontare il cuore di questo libro edito da Iperborea, ma (scrivo “ma”, perché l’editore non si rivolge quasi mai a lettori di questa fascia d’età!) rivolto a lettori piccini ed intraprendenti.
Avete in mente quando da piccoli avete cercato di causare qualche spavento alla mamma o al papà, per poter vedere la loro reazione? Quanto mi vogliono veramente bene? Piangeranno se non mi trovano?
La messa in scena di queste di queste situazioni, ritualizza e aiuta a rielaborare il distacco, il valore del legame… se poi uniamo a questo la naturale e spontanea esplorazione insaziabile del mondo dei bambini intorno ai 2 anni… ecco avrete tra le mani il libro di Barbro Lindgren ed Eva Eriksson, Bimbo birbone e la sua mamma.
Non è casuale infatti che in apertura il libro dichiari: «da un’idea di Ola Ullstrand, cinque anni»!
Bimbo birbone la sua mamma, dunque, è una raccolta di avventure, disavventure e monellate quotidiane che documenta il rapporto unico intenso e amorevole tra una mamma e il suo bambino. In questo senso, il fatto che la mamma sia sola (single, per intenderci) è funzionale a evidenziare la profondità di alcune dinamiche che si scatenano solo nel rapporto con la propria mamma.
Al centro ritroviamo un personaggio che abbiamo già conosciuto, con il nome e l’aspetto di Max, in una serie di cartonati adorabili editi da Bohem che ci hanno raccontato di questo bambino e del suo mondo attraverso le prime conquiste scoperte.
In realtà questo personaggio - costruito a quattro mani da Barbro Lindgren ed Eva Eriksson - ha fatto la storia della letteratura per l’infanzia svedese e questo libro, che esce per la prima volta nel 1980, è uno dei libri più famosi di questa coppia, presente in numerose raccolte che parlano dei classici per l’infanzia.
La storia è unica ma in realtà raccoglie in sé tanti piccoli episodi in rima:
«C’era una volta una mamma tra le più brave e buone,
e aveva un bimbo che era un gran birbone.
Lei si raccomandava: non fare questo e quello,
ma mettersi in pericol era fin troppo bello!»
Madri piene di ansia, preparatevi a solidarizzare con questa mamma alle prese con un bimbetto che si taglia i capelli, scavalca i corrimano delle scale, di notte va a dormire in giro per casa, si arrampica sulla cassettiera e poi sul lampadario, scappa per strada, si nasconde in luoghi inimmaginabili…
La dinamica che si ripete uguale a se stessa in ogni piccolo episodio, prevede l’intrepido gesto del bimbetto, l’angoscia della madre e il ricongiungimento. Nessuna sgridata, nessuna sculacciata, solo il ritrovarsi gioioso e una negoziazione della libertà di ciascuno che si basa sul rispetto e il bene per l’altro.
Come quando il bimbo birbone decide di usare il lavello come piscina privata:
«Peccato che alla mamma l’idea non piacque affatto
e di nuotare coi piatti vietò a quel bimbo matto»
Gli spaventi sono all’ordine del giorno, secondo dinamiche che vorremmo immaginarie, ma che sappiamo essere più reali di quanto si voglia: i bambini piccoli sanno essere ingegnosi come pochi nel cacciarsi nei guai!
Le rime mantengono un clima divertito, spassoso ed incalzante, ma quello che le immagini (con che capacità, ci riesce Eva Eriksson!) e il testi ci raccontano è il ripetersi sempre uguale del riconoscimento finale, quegli sguardi diretti che la mamma e il bimbo si rivolgono, pieni di amore e consapevolezza di un legame infrangibile.
Una bella proposta, un po’ fuori dalle righe che celebra la pazienza delle madri e le pensate dei bambini!
«Contenta e sollevata, va a casa pian pianino,
ma presto un’altra volta le scapperà il piccino»