È la prima volta che accade, ma oggi, oltre a due fumetti splendidi, dovrò consigliarvi di vedere una serie animata, che è stata l’incipit e la premessa per la nascita di questi libri.
I due libri hanno stazionato per un po’ sulla mia scrivania, senza destare il mio interesse: avevo visto moltissime serie animate ispirate al mondo giapponese/cinese a base di arti marziali, poteri… (mio figlio era un appassionato della serie Lego Ninjago…) e onestamente le avevo sempre trovate abbastanza noiose e superficiali… a ciò si aggiungeva la possibilità di essere uno prodotto esca per i fan del cartone animato e quindi privo di appeal per chi non avesse visto la serie. Invece ho dovuto ricredermi e, dopo aver letto i fumetti, ho voluto assolutamente vedere la serie animata e poi ho dovuto rileggere i fumetti, e adesso non vedo l’ora che esca il prossimo capitolo.
Stiamo parlando di Avatar una serie animata di Michael Dante Di Martino e Bryan Konietzko che però continua (i fumetti sono la continuazione delle avventure televisive) la storia nelle pagine di una collana di graphic novel, affidandosi ad un narratore capace e a due disegnatrici eccellenti (Gene Luen Yang e le Gurihiru), tanto che il prodotto editoriale non teme assolutamente il paragone con la serie, anzi per certi tratti la supera! L’autore (ve lo ricordate?!) rimane coerente e fedelissimo alla serie animata, ma le infonde una complessità interessante e spiritosa, mentre le disegnatrici rendono splendidi e curati i dettagli e gli sfondi che sullo schermo a volte rimanevano solo accennati.
Al centro di queste avventure 5 amici, un gruppo che si è costituito passo dopo passo e nel tempo, senza facili automatismi, ma con rispetto, stima, attesa e anche conflitti. Aang, ultimo dominatore dell’aria e Avatar destinato a preservare l’equilibrio del mondo, Katara e Sokka appartenenti al popolo dell’Aqua, Toph dominatrice (cieca) della Terra e Zuko, giovane tormentato signore del fuoco. Il costituirsi di questa compagnia appartiene alla serie e questo è uno dei principali motivi, per cui vorrete vederla!
Quello che i lettori si trovano di fronte agli occhi con il primo volume del fumetto è una compagnia inaspettata e forte, dai caratteri diversi (esilaranti a tratti!) i cui membri collaborano e che si appoggiano gli uni agli altri con fiducia e stima, oltre le apparenze. Le diversità di sguardo, di approccio e di storia personale sono sempre accolte con ironia, ma anche con interesse, in un comporsi di tante diversità che collaborano con una intesa invidiabile.
Se i quattro elementi su cui si basa il mondo corrispondono anche a vocazioni e a indoli differenti, questi amici hanno compreso, dopo un lungo cammino nel tempo, che solo lo stare insieme permette loro di essere forti. Lo stesso Aang, l’Avatar, è un eroe umano, divertente, imperfetto che non accetta l’atarassia – che sembrerebbe il tratto necessario a reggere l’equilibrio del mondo-, ma si nutre e ai fortifica nei legami e nella collaborazione con i suoi amici che si rivelano mediatori dell’impulsività, ma anche veri e propri maestri. Katara, Toph e Zuko hanno permesso a Aang di dominare tutti gli elementi.
«“Quando mi ha chiesto di contemplare il mondo, cosa si aspettava che vedessi nella mia mente? Una mappa? Energia cosmica fluttuante? Sa cosa ho visto? Katara, Sokka e Toph. Le guerriere Kyoshi, l’ordine del loto bianco, i monaci che mi hanno cresciuto e Zuko. Non so come ‘contemplare il mondo’ senza pensare prima alle persone a cui tengo”»
Dopo una battaglia universale che ha interessato l’intero mondo Aang – il fumetto La promessa inizia qui – è riuscito a sconfiggere il tiranno che aveva imposto il suo potere, ma ora un nuovo ordine va ricercato.
Le vicende del primo volume affrontano dunque il tema della ricerca dell’equilibrio dei popoli, che da subito appare come delicato. Non ci sono automatismi o soluzioni semplici e se inizialmente Aang pensa che una suddivisione “teorica” sia il piano migliore per la ricostituzione della pace, tuttavia la pratica e la realtà sono molto diverse. Le colonie non sono sempre e solo segno di dominazione, ma anche primi esempi di convivenza e accettazione delle diversità: o no?
Bisogna implicarsi, vedere, riflettere, cercare di comprendere l’altro per capire: il tema attualissimo dell’armonia tra i popoli, della definizione dei confini e la complessità che porta con sé, conduce il gruppo di amici ad una riflessione sulla propria identità e la propria storia, accettando che il “meticciato” diventi espressione di amore, fratellanza famiglia e identità. Tra battaglie, ripensamenti, scontri, proteste, allenamenti, scoperte, fan club: ogni singolo protagonista porterà il suo contributo alla riflessione su questo tema, ognuno con la sua particolare indole e il proprio timbro. Il che implicherà ridere con Sokka, prendere decisione nette e improvvise con Toph, rimuginare e tormentarsi con Zuko, ragionare con Katara…
Il ritmo è serrato, ma ben equilibrato tra azione, riflessioni, risate, colpi di scena… ogni personaggio vive le proprie vicende personali in un intreccio complesso con quello degli amici, ma che contribuisce ad una visione d’insieme variegata ma molto coerente e interessante.
Non ci sono posizione scontate, bianche o nere, questa storia ci suggerisce di apprezzare la sfumature e le diversità: i cattivi non sono cattivi e basta, ci sono ragioni per cui spesso si agisce, pensando di essere nel giusto. Il motore del cambiamento sono i giovani, eppure anche in questo caso non c’è solo contrapposizione generazionale, ci sono adulti capaci di accompagnare, guidare, sostenere. È l’amore la base dell’armonia, ma non un amore banalizzato o automatico, ma la scelta di una stima e di uno sguardo curioso verso l’altro, piuttosto che il desiderio di mostrarsi migliori.
Il secondo capitolo La ricerca affronta invece un filo narrativo accennato e sospeso della serie televisiva: la storia della scomparsa della madre di Zuko. Il giovane signore del fuoco, tormentato dalla storia della sua famiglia, decide di andare alla ricerca delle sue origini, anche se per farlo sente il bisogno di essere accompagnato dai suoi amici. Un bisogno che non è un mero pretesto narrativo, ma che è una domanda di sostegno e compagnia in un tratto di strada personale, per il quale cui Zuko si sente vulnerabile e bisognoso. Anche in questo caso, oltre alle scene d’azione, agli spiriti, alle analessi, al mistero, al centro emerge anche una riflessione sulla fratellanza grazie al rapporto tra Zuko e sua sorella, la pazza Azula.
I “cattivi” mostrano lato umano, dato da scelte fatte – anche in buona fede – che comprese fanno crescere i protagonisti, nella comprensione dell’altro e della storia personale e universale.
L’impulsività, la rabbia e il dolore fanno parte del percorso così come l’accettazione del tempo, perché nel tempo si impara e si migliora. Potenza e vulnerabilità mostrano il loro necessario intrecciarsi in modo non stereotipato e la compagnia della amicizia si costituisce come possibilità di affrontare il mondo con tutta la violenza, il suo dolore, la sua bellezza, senza paura, anzi con una dose di allegria che è un accenno di vera felicità.
Una proposta molto interessante per ragazzi e ragazze (perché i personaggi femminili sono affascinanti e cruciali!) dai 9 anni in su.
P.S. se avete fretta di leggere i fumetti qui trovate tutto quello che dovete sapere della serie televisiva.