Sono tante, diverse e forse piccole le ragioni per cui Una mamma è come una casa di Aurore Petit mi ha da subito conquistato come uno dei libri sulla mamma più spontaneamente belli. Ma in fondo tutti gli input e i pensieri che sono nati in me possono essere riassunti in due punti.
Il primo è nel titolo, semplice ed evocativo, ma preciso e non scontato, dove la metafora che avrebbe potuto aprire le porte a valanghe di sentimento (una mamma è una casa), presenta invece un piccolo quanto significativo “come”, scegliendo una similitudine (come una casa) e mette così una sottile quanto fondamentale separazione.
La donna in questo caso, ma ogni essere vivente, rivendica il suo essere un mistero in costante evoluzione e trasformazione: «La mamma è come una casa», ma è anche «come un’automobile», «come un nido», «come la cima di una montagna», «come un canguro» ecc. Non lo è, ma lo diventa: accetta di farsi simile a ciò di cui quel bambino ha bisogno. In ogni pagina un quadro di vita familiare e quotidiana piena di colore e una fascia bianca con un breve testo descrittivo, in un bel Pantone fluorescente, quasi sempre uguale a se stesso: «Una mamma è come…»
Tra le pagine allegre di questo primo anno di vita di quel bambino, la mamma accetterà di farsi simile a tante cose, oggetti, persone, lo farà sorridente, ma anche imbronciata («come un motore»), lo farà di buon grado e lo farà di necessità, lo farà per il figlio ma lo farà anche e basta («è un uragano»).
La descrizione del mutare di questa donna infatti non è sempre in funzione del figlio, è un mutare fisiologico a volte descritto dagli occhi degli altri («è come un paesaggio»), a volte semplicemente un dato di fatto.
Poche sono le eccezioni in cui la similitudine cede il passo alla metafora (sarebbe interessante leggere il testo originale), ma sempre per esplicitare un’essenza che appartiene alla figura della madre, a prescindere dal tempo e dal momento: «Una mamma è dolce», «Una mamma è molto utile»…
L’unica frase che non rispetta questa modularità è (significativamente) questa: «Una mamma cambia». Quello che emerge prepotentemente è dunque la vera figura della madre, una celebrazione senza retorica, un racconto per immagini della quotidianità straordinaria e ordinaria di un figlio e di sua madre: i bagni insieme, le canzoni, i giochi e le notti con la febbre, lo svezzamento e i bucati… Una gamma di sentimenti finalmente varia e appartenente tutta alla medesima madre che scardina l’idea che la madre scelga un modello a cui ispirarsi e a quello si attenga, secondo un canone prefissato.
Una mamma è come una casa: eppure nella prima pagina, accanto alla mamma che custodisce e fa abitare il figlio nel suo pancione teso, ecco anche il papà, un papà occhialuto e neanche poi così à la page. La sua presenza discreta e amorosa non mancherà in questo libro sulla mamma e per le mamme. Questo è il secondo motivo per cui questo libro mi ha conquistato.
La diade mamma-bambino è un dato di fatto non trascurabile e ritrova tra questi appunti visivi la sua verità: dalle notti insonni inevitabilmente tra le braccia di mamma (perché è molto romantico vedere le immagini di papà svegli di notte, ma la verità è che di fatto i neonati vogliono le mamme se si svegliano e hanno paura!), dalle mattinate da soli mentre i papà sono al lavoro, ai cambi degli armadi. Ma il padre è una costante e amorevole presenza che custodisce, accompagna, incoraggia, sostiene, imbocca, protegge… la madre! Sì – avete letto bene – perché l’innamoramento verso il frugoletto è evidente, ma questo papà si prende innanzitutto cura di sua moglie, magari anche semplicemente lasciandola dormire.
Le immagini sono molto eloquenti, vere e schiette, nel disordine e nei dettagli (le abbiamo già apprezzate, ricordate?!), immagini nate evidentemente da una riflessione e impressione che l’autrice ha fatto sulla sua esperienza nel preciso accadere della sua maternità.
Un libro vero e commovente!
P.S. E che mamma portatrice modello! :)
P.P.S. La sovraccoperta diventa un poster, non rovinatela.
→ è uscito anche il secondo volume dedicato all’arrivo del fratellino/sorellina!