Ideale secondo capitolo che segue il primo volume di Aurore Petit, Una mamma è come una casa, Arrivo! racconta l’esperienza dell’attesa di un fratellino o di una sorellina.
Se primo volume ci aveva raccontato l’avventura della vita con un neonato fino al compimento del suo anno (circa), questo libro fa un passo indietro e ci permette di godere dell’attesa e della gravidanza a cui - nel primo volume - erano state dedicate solo 2 pagine.
I due libri sono strettamente imparentati, anche perché nascono come racconto dell’esperienza dell’autrice/illustratrice, come ci rivela la dedica. Ritroviamo così gli stessi protagonisti (il papà occhialuto, la mamma con la frangetta e il bimbetto appena un poco più cresciuto), come a riprendere il filo che avevamo interrotto dopo la chiusura del primo libro, è il punto di vista del narratore però a cambiare radicalmente.
Se nel primo caso la voce era esterna, descrittiva e metaforica nel raccontare immagini di vita vera, con un ritmo variato, ma in una struttura anaforica sempre uguale a se stessa («Una mamma è come una casa. Una mamma è come un’automobile. Una mamma è come un nido. Una mamma è come la cima di una montagna…»), in Arrivo! è la piccola creatura in arrivo a raccontarci il suo viaggio:
«Ancora nessuno (o quasi) sa che esisto.
Sono un granello di sabbia dentro un oceano-casa.
Esisto, ma sono ancora un segreto»
Anche l’impaginazione cambia per sottolineare come siano due vite diverse a intrecciarsi e a dialogare: nel primo volume il testo era una didascalia sotto l’immagine, in questo caso invece troviamo il testo-voce del bambino che occupa tutta la pagina sinistra e l’immagine della vita della mamma a destra.
Questo intrecciarsi di esistenze diverse crea spazi di interpretazione affidate all’esperienza delle lettrici, proprio perché non detti, ma riconoscibili da ogni madre: mentre il bambino prende sempre più consapevolezza dei suoi sensi e della sua dimensione, la vita della mamma cambia radicalmente, senza che il piccolo ne abbia quasi coscienza. Vediamo così una mamma particolarmente stanca e impacciata con il pancione alle prese con un primogenito piangente, mentre il bimbetto in pancia semplicemente dichiara:
«Sto diventando grande. Adesso peso come una zucca»
Eh già, vorremmo aggiungere.
L’attesa e le esperienze familiari, anche condivise con il papà e il fratello, riempiono le pagine, con realismo e tenerezza; le immagini che accompagnano il testo non sono necessariamente collegate allo scritto, ma sono la vita che scorre settimana dopo settimana fino all’evento del parto.
Solo le ultime due coppie di pagine (oltre al bellissimo poster-sovraccoperta) raccontano la nuova vita condivisa e sono due pagine di sguardi: quello della famiglia intera e quello del fratello e della sorella appena nata in attenta osservazione reciproca.
Credo che questo sia uno dei più bei libri sul fatidico tema dell’arrivo del fratello, perché non c’è retorica, non c’è condiscendenza, non c’è desiderio di far accettare il nuovo arrivato come una grande gioia, ma c’è la semplice descrizione di un viaggio che i fratelli hanno condiviso, come sensazioni e come esito: quello di arrivare tra le braccia di una famiglia in attesa.
Il libro si presta naturalmente anche ad essere regalato ad ogni madre in attesa di un secondo, terzo, o quarto… figlio.