La raccolta di poesie Il coraggio è una cosa buona di Arne Rautenberg con le illustrazioni di Wolf Erlbruch è l’occasione perché uno dei più noti poeti tedeschi per ragazzi arrivi finalmente in Italia.
La raccolta, a partire dal titolo, sembra voler addentrarsi nel mare magnum delle emozioni, tema caldissimo quanto banalizzato e reso didascalico dall’editoria per l’infanzia.
L’eccentricità tedesca del poeta, tuttavia, non lascia spazio a lezioncine cattedratiche e si addentra con decisione tra le pieghe del coraggio accompagnato dalle illustrazioni perfette di Erlbruch.
Tutta la raccolta poetica è dedicata al coraggio, ma non c’è un solo componimento che si trasformi in un’ode al coraggio intesa come invito ai bambini ad essere coraggiosi. Niente di tutto questo. Le poesie invece raccontano le tante sfumature di coraggio che coincidono con scelte quotidiane, banali e particolari; tutte hanno al centro un episodio estrapolato da esperienze che probabilmente ogni bambino vive: buttarsi dal trampolino, scrivere una lettera d’amore, lanciarsi tra le braccia della mamma, scendere a perdifiato da una discesa in bicicletta, ingollare la zuppa…
La poesia raccoglie e canta il temperamento, lo slancio, l’indecisione, il dialogo, i discorsi “autoconvincenti”, le domande… tutti quei pensieri, insomma, che caratterizzano quell’attimo infinitesimale in cui si decide di lanciarsi.
«Il coraggio è cosa buona
perché, sai, se rischi abbastanza
a volte corri da formula uno
a volte qualcuno poi si fidanza
…»
«gonfi il palloncino fino a che non scoppia?
o per paura del botto ti copri la faccia?
…
hai il fegato di scrivere una lettera d’amore?
o preferisci il premio di consolazione?»
Il concetto di rischio si declina nelle infinite esperienze quotidiane dei bambini: c’è il rischio di mettere il piccante nel latte e cacao, quello di fare la spia su un bacio della propria sorella ad un amico…c’è anche il caso di chi tenta, con molto coraggio, di mantenere l’equilibrio su un filo teso sopra il vuoto, per poi rendersi conto di avere delle ali:
«e se poi scivolo e casco giù
mi dico: ehi, non ricordi più?
Tu sei un’oca, sì, cara mia!
e sbatto le ali e volo via»
La scelta di protagonisti animali, seppur antropomorfi, è interessante perché allontana un po’ quell’insistito rispecchiamento che si pretende dai testi che parlano di emozioni per creare una distanza tale che permetta al lettore di leggere queste poesie semplicemente come storie buffe, senza che necessariamente si trasformino in esortazioni.
«si parte!
come un ufo!
vai gufo!
che spasso!
e leprotto!
un vero asso!
vai col botto, a tutto gas!
…»
Il punto di vista prevalente è quello del bambino, ma ci sono alcune eccezioni che lasciano spazio anche alla voce dell’adulto che guarda al coraggio che si intreccia al crescere con ammirazione:
«possiamo ridere e poi giocare
a fare miao, muuu e pure beee
ma c'è qualcosa che solo tu sai fare
e che di sicuro non riesce a me
cresci ogni giorno, che contentezza
e sei curioso, con tante domande
mostrando al mondo la grande bellezza
di un bimbo piccolo che si fa grande»
Le poesie si fanno anche futuristicamente creature artistiche e occupano la pagina creando forme grazie al loro essere anche segni alfabetici.
La rima è spesso baciata o alternata, ma i giochi fonici si fanno anche scioglilingua con allitterazioni e ripetizioni che creano figure contrapposte e specchiate, dentro un ritmo serrato che chiede la lettura ad alta voce e il gioco.
Una raccolta poetica sorprendente e divertente, a cui le illustrazioni di Erlbruch aggiungono quel quid irriverente, dato dagli sguardi sgranati e delle espressioni sornione. Dai 3 anni, senza paura.
«ma su una cosa son d’accordo in questa discussione:
che gioia dà la vita, è la conclusione!»