Sapete che espresso è una delle parole più esportate nel mondo? Il caffè per gli italiani è una sorta di rito, nessuno lo beve come noi, nessun italiano lo berrebbe in modo differente. Bere il caffè non è un’azione funzionale, quando io bevo il caffè mi dedico del tempo, quando bevo il caffè bollente mi regalo qualche minuto per fare un passo indietro, per fermarmi. Persa nei pensieri, nelle preoccupazioni, nella distrazione… fermarmi. Il caffè è questo per me, ma è mille altre cose ancora, anzi circa 60.000.000 di cose, almeno quanti italiani ci sono in Italia. Così ci racconta Satoe Tone nel suo ultimo lavoro, Moka, un racconto che rieccheggia il suo Giappone, ma che è italiano fin nel midollo.
«In quei giorni lavoravo tanto, anche dopo cena. Una sera ero così stanco che mi sono addormentato davanti al computer». Questa è la cornice: cupa grigia e soffocante, anche nelle immagini. Il protagonista è invisibile, mai rappresentato, guarderà tutta la storia da fuori, la sua figura impercettibilmente si identificherà con il lettore, che diventerà quindi inconsapevole protagonista.
Poi «mi sono svegliato a mezzanotte. L’aria era pervasa dal profumo dolce amaro del caffè»: eccoci catapultati in mondo magico, sognante, che rieccheggia il Regno dei dolci dello Schiaccianoci di Tchaikovsky. Le tazze uccello riposano su foglie di ninfea, i chicchi di caffè ondeggiano sui loro piedini insicuri, uscendo da barattoli opalescenti, le zollette di zucchero riposano sedute su prati trapuntati di fiori leggeri. La guida, in questo «sogno senza senso», è uno dei conigli di Satoe Tone, un bianconiglio: «Benvenuto nel meraviglioso mondo di Moka! Sembri così infelice che vorremmo rallegrarti con il nostro speciale caffè».
Non è un viaggio conoscitivo, non è un viaggio celebrativo, non è un divertissement, è invece un momento lenitivo. Il protagonista, catapultato, in questo mondo magico all’inizio oppone resistenza: «Non sono affari vostri… Avrei voluto svegliarmi da quel sogno senza senso… Avevo delle cose da fare, io». Eppure il balletto è incominciato: le tazze ruotano in leggiadre coreografie, il latte stilla dal cielo, i chicchi di caffè danzano un po’ impacciati, le teiere (io mi sarei aspettata una caffettiera) avanzano poderose e lente. La magia si sta compiendo: ecco il cappuccino, l’espresso, il marocchino, il caffè americano, il caffè macchiato… ognuno ha una dedica «per prendere fiato… per dimenticare brutti ricordi… per sentirsi più leggeri…».
«Stavo perdendo la pazienza con quel coniglio, cosa ne poteva sapere di me? “Basta fatela finita!” urlai». È un attimo e il mondo svanisce. Il verdeacqua e i toni del carminio lasciano spazio ai marroni incolori della scrivania, siamo ritornati al mondo doloroso e pesante “fuori”, anche se questo lascia spazio ad una gemma di energia: «Mi guardava con occhi gentili e tristi e disse “Non ti preoccupare, puoi piangere”». Le lacrime lavano il grigio e mostrano il colore cristallino, il marrone si tramuta in invitanti biscotti, il caffè è pronto! «Il migliore di cui avessi memoria, perfetto». Il testo avrebbe potuto chiudersi qui, ma l’autrice inserisce un’ultima tavola a spiegare l’identità di Moka.
L’artista giapponese ci regala un testo non semplice, metafora del momento liberante del caffè, ma più in generale del bisogno di ognuno di momenti intimi e personali di pace, perché il mondo non ingrigisca e non ci ingrigisca. L’espediente della voce narrante in prima persona, che buca la tavola illustrata per inglobare il lettore, rende il testo meno scontato. La trasfigurazione europea dei soggetti, seppur con una radice decisamente orientale, arricchisce le illustrazioni di echi lontani e musicali. Il pubblico di riferimento è adulto e non perché si parli di caffè, ma perché il disagio dell’essere sopraffatti dalle cose è un’esperienza prettamente adulta.
Un libro da regalare agli amici, anche solo per dir loro che si è sempre disponibili per prendere un caffè insieme.
Moka
Satoe Tone - Giulia Belloni (traduttore)
32 pagine
Anno: 2015
Prezzo: 16,00 €
ISBN: 9788867450428
Kite editore
Anobii