Il volo dell’allodola di Anthony McGowan è davvero un racconto struggente e intimo sulla fratellanza.
Quale universo emotivo condividono due fratelli? La convivenza e la condivisione di anni di vita stretta e familiare, creano legami indissolubili che questo romanzo sa raccontare in modo commovente.
Kenny e suo fratello Nicky, immersi in una storia familiare non facilissima con una madre che li ha abbandonati, spaventata dalla unicità di di Kenny, un padre alcolista che è riuscito a riscattarsi… eppure la bellezza di tanti momenti, il desiderio di stare bene, la certezza dell’affetto reciproco che regge agli scossoni della vita, fulgidamente risplendono nelle parole di Anthony McGowan.
Ci troviamo catapultati in mezzo alla brughiera inglese: i due fratelli e la loro Jack Russel Tina hanno deciso di fare una escursione, in un pomeriggio autunnale.
«Papà mi ha proposto di portare Kenny a fare una passeggiata nella brughiera…“È bello lassù” ha detto papà […] “Vostro nonno mi portava a camminare nella brughiera, quando ero bambino, prima che si ammalasse” mi ha raccontato. “… Ci portavamo solo una borsa con dentro una bibita e qualche tramezzino alla marmellata. Poi si camminava finché non eravamo abbastanza in alto da avere il mondo sotto di noi: campi, boschi, colline. […] In questo periodo dell’anno, si sente il canto delle allodole»
I fratelli partono, con un po’ di ritardo - tipico delle partenze in famiglia - e completamente non attrezzati - tipico questo dei ragazzi…
Lo spazio per i sommovimenti di tutto ciò che anima i due fratelli è custodito ed accolto in quel legame di fratellanza e questo è scoperto passo dopo passo, tra la neve e il freddo della brughiera: la ragazza di Nicky che lo ha lasciato, la scuola speciale di Kenny, la paura per l’imminente ritorno della mamma, la nuova compagna di papà… La ricerca di qualcosa di bello da fare insieme che dia senso a tutto appare come la risposta che i due fratelli stanno cercando.
Eppure, quello che potrebbe essere un contesto quotidiano prevedibile e, a tratti, quasi idilliaco si trasforma invece una vera propria prova-avventura per questi due fratelli: i due perdono la strada, il tempo peggiora, nevica e nessuno dei due ha di che coprirsi. I fratelli si stringono, si raccontano, si parlano, si fanno coraggio e camminano insieme, attraversando il silenzio assoluto e ventoso che solo certi paesaggi dell’Inghilterra posseggono.
Tuttavia un imprevisto scompiglia ancora tutte le carte: Nicky cade, il telefonino si rompe, gli si rompe anche la gamba. Kenny e Tina sono presi dal panico: cosa possono fare? Nicky deve affidare la sua vita e la possibilità di sopravvivere ad un fratello che intuiamo vivere in un mondo suo, un mondo amato e rispettato, ma comunque misterioso.
È molto interessante che Kenny - che noi capiamo da alcuni dettagli essere affetto da qualche sindrome, forse una forma di autismo - venga guardato e raccontato per quello che è, senza che la disabilità (anche se il temine in questo caso è davvero impreciso!) diventi il centro per una narrazione retorica o accondiscendente. Kenny è semplicemente il fratello di Nicky e mostrerà risorse che nessuno avrebbe immaginato.
Nicky immobile, bagnato e congelato dalla neve, nella notte imminente, sembra destinato a morire e Kenny che parte insieme a Tina alla ricerca di aiuto non immaginiamo possa fare una fine diversa.
«Nelle mie urla ho riversato non solo il dolore e la paura del presente, ma tutto ciò che di brutto mi era capitato nella vita, Mi madre che ci lasciava, mio padre che andava a pezzi… i giorni in cui andavo a scuola sporco perché non c’era l’acqua calda… i giorni in cui a scuola mi prendevano in giro perché i pantaloni mi arrivavano a metà del polpaccio…»
Ciò che strugge e colpisce emotivamente di questo racconto è vedere come la stima, l’amore e l’affetto di Nicky per suo fratello si declini in una preoccupazione per lui, così come accade in Kenny che guarda a suo fratello con un amore viscerale.
Una gita che poteva essere nient’altro che una gita mostra, con molta veridicità, la fragilità delle circostanze che possono farsi stringenti in un attimo, un attimo che spezza la narrazione e lascia i lettori col fiato sospeso: riusciranno i tuoi fratelli a tirarsi fuori da questa situazione drammatica?
Il volo dell’allodola che era stato il richiamo di un tempo bello e che gli aveva donato ai fratelli l’intuizione di una speranza, diventa una sfida di sopravvivenza per loro e sarà proprio il canto dell’allodola a sancire la fine di questo viaggio.
«Tutto nell’allodola era fatica, come se alzarsi da terra fosse solo questione di volontà, dettata dal desiderio, dalla smania. Volare e cantare erano lavoro, erano determinazione. Ed erano bellezza. Poi l’allodola si è liberata in alto, tanto da fuggire alla gravità terrestre, e all’improvviso volare non le richiedeva più alcuna fatica»
Un romanzo straziante e bellissimo, dai 9-10 anni in su.
Letto qualche giorno fa, l’ho trovato stupendo. Mi sono avvicinata a questo libro perchè ho letto la tua recensione, ti ringrazio. Personalmente lo proporrei a partire dalle medie. Ha una sua durezza (in certi punti è acuminato) e secondo me può essere meglio compreso a partire dai 13-14 anni. Anche se le età per i libri sono sempre molto indicative..