Due fratelli come il giorno e la notte (abbiamo parlato recentemente di una coppia così!): il tema torna nel libro di oggi, Il tunnel di Anthony Browne, e si declina variamente come dentro e fuori (notate i risguardi e gli sfondi che scorrono mentre i fratelli svolgono le loro attività abituali), come maschio e femmina… come fratelli reali.
Lei immersa nei libri (di fiabe), lui in moto perenne a giocare, rotolare vociare.
«Ogni volta che stavano insieme, erano discussioni e sono re litigate. Ogni volta. Una mattina la mamma perse la pazienza. “Fuori di casa tutti e due” disse. “E cercate di essere gentili tra di voi, per una buona volta. E tornate in tempo per pranzo”».
I due fratelli così si ritrovano a dover fare i conti l’uno con l’altra, fino a che un tunnel attira l’attenzione del fratello maggiore. Lui di schianto lo attraversa: inizia l’avventura.
Una fittissima trama di citazioni letterarie (Carroll, Burnett...), in particolare fiabesche, inonda queste pagine; su tutte la fiaba di Cappuccetto rosso che, in un gioco metatestuale, esce dal libro che sta leggendo la protagonista per “abitare” il libro che il lettore ha tra le mani.
La casetta nel bosco è la stessa che appare sul comodino come luce della notte, la mantellina rossa appare appesa ordinatamente all’armadio, il fratello si traveste da lupo, gli alberi, al di là del tunnel, come in ritratti di Arcimboldo, prendono le forme di giganti, lupi, orsi…
È questo labile confine che le storie attraversano, incapaci di restare confinate tra le pagine dei libri, a rendere inquietanti le storie di Anthony Browne e questa in particolare: se infatti ciò che la razionalità confina in un lupo cattivo o in un maleficio può uscire dal suo mondo fiabesco e contaminare il nostro mondo reale, dove troveremo rifugio?
La fiaba si mescola con la paura, perché diventa reale tra le pagine che leggiamo; in realtà è la fiaba stessa a contenere la paura e in modo inquietante la vediamo serpeggiare nella storia: chi si nasconde sotto il letto con quella corda? Il topo sulla parete prenderà vita? L’ambiguità più che il reale pericolo inquieta il lettore.
Questa dicotomia dentro/fuori, maschio/femmina, reale/immaginato, fiaba/realtà si amplifica nelle prime pagine in una contrapposizione fisica segnata sempre da linee che delimitano i due spazi del fratello e della sorella: il buio e la luce, il profilo della finestra, la linea del marciapiede, il tubo nella discarica… i due bambini appartengono a due mondi separati, fino a che decidono entrambi di addentrarsi nel tunnel. A carponi, nel buio, i protagonisti attraversano un varco che, nuovamente, è reale e fiabesco. La ragazzina con il suo montgomery rosso insegue il fratello in un bosco che è un concentrato simbolico di decine di fiabe che manifestano anche il loro ambiguo riferimento psicanalitico. In un gioco di metamorfosi, gli oggetti e gli spazi sono e non sono ciò che sembrano e i protagonisti vengono contagiati da questa magia. Ecco lontano il fratello pietrificato da un incantesimo che pare definitivo (impossibile non pensare a C.S. Lewis):
«Di slancio, strinse tra le braccia quella sagome fredda e rigida, e pianse»
La lacrime, come le fiabe ci hanno insegnato, sono magiche e infatti sciolgono l’incantesimo e fanno scivolare via anche quell’antitesi tra fratelli che, forse, era più una presa di posizione che una realtà.
È in quel momento che per la prima volta scopriamo i nomi dei protagonisti, come se proprio in quel momento catartico essi si riprendessero la loro umanità: Rose (che non può non farci pensare a Rosaspina) e Jack (che richiama i Giacomini delle più varie tradizioni).
I ragazzi se ne vanno insieme, non ci sono più linee a separarli, si specchiano anzi l’uno nell’altra e, se ancora comunque uno è di spalle e l’altra di fronte, i loro profili si sovrappongono in una complicità che non elimina la diversità.
Al di là della vastità della trama e dell’ordito che si intrecciano in questa storia, io credo che Il tunnel sia una delle più belle storie sulla fratellanza. Il farsi fiaba e il permettere alle forze incontrollabili di questi racconti atavici di scorrere liberamente tra le pagine regala un senso di realismo concreto che permette un’immedesimazione intensa.
A volte sono i varchi, i tunnel, le strettoie che permettono di abbattere i muri che ci separano.