Avete anche voi un luogo intimo in cui rifugiarvi quando la vita è caotica e insopportabile? Un luogo di pace in cui accoccolarvi e da cui farvi coccolare? Persone, luoghi, parole.
Avete un libro che ricercate in momenti in cui sapete di averne bisogno? Io di questi libri ne ho parecchi: spazi letterari, parole e (a volte anche) immagini, perfette per me e da cui amo circondarmi, quando sento di averne la necessità.
E avete i vostri luoghi letterari del cuore? Li avete già incontrati?
L’ Atlante dei luoghi immaginati è la possibilità di scoprire luoghi pronti ad accogliervi a braccia aperte, tra vulcani da ripulire, finestre magiche che appaiono nei parchi, sontuose città seppellite sotto il mare…
Questa nuova silloge (la prima era dedicata a Salgari!) a cura di Anselmo Roveda raccoglie luoghi non immaginari - badate - ma immaginati dai più grandi scrittori della letteratura per l’infanzia, luoghi che esistono veramente o che esistono nella mente dell’autore e dei suoi lettori, spazi comunque coerenti e minuziosamente costruiti, in cui si respira un’aria sempre diversa ma ugualmente affascinante.
Classici diremmo il cui valore è ben racchiuso nelle parole di Calvino che introducono il volume:
«Si dicono classici quei libri che costituiscono una ricchezza per chi li ha letti e amati; ma costituiscono una ricchezza non minore per chi si riserba la fortuna di leggerli per la prima volta nelle condizioni migliori per gustarli»
I 16 capitoli in cui si scandisce il testo non sono (solo) propriamente descrizioni, ma stralci significativi tratti da romanzi celeberrimi, stralci spesso ingombri di attesa prima che gli eventi accadano, anticamere che l’autore si è ritagliato nel fiume della narrazione per riempirsi gli occhi della bellezza che circonda i suoi personaggi, oppure per immergersi ancora più a fondo in una realtà immaginata vitale perché la storia si nutra.
Comprendere questo è facile, non è infatti il nudo spazio ad impressionare i lettore, ma il sapore che ogni stanza-capitolo, anche in poche parole, sa donare: l’eccentricità del tè fra gli alberi di Alice, il clima bellicoso e della guerra dei bottoni, la meticolosità del piccolo principe che spazza B612, la sontuosità di Atlantide, il calore opprimente e malarico dell’isola del tesoro…
«se non lo sapesse nessuno, tranne noi... se ci fosse una porta, nascosta da qualche parte, sotto l'edera...se ci fosse... e riuscissimo a trovarla, se potessimo entrare nel giardino insieme e richiudere la porta alle nostre spalle e nessuno sapesse che c'è qualcuno dentro, e noi lo chiamassimo il nostro giardino, - e fingessimo di essere dei tordi e che quello fosse il nostro nido, e se ci giocassimo quasi tutti i giorni, zappando la terra e spargendo semi per farlo tornare a vivere...»
Questo è il punto di partenza. In quest’ottica, qualsiasi critica che evidenzierà la brevità degli estratti non farà altro che sottolineare come l’obiettivo comunicativo sia stato raggiunto dal curatore: lette le poche righe dei Giardini di Kensington e della Piccola Casa delle fate, sarete presi dall’irrefrenabile desiderio di leggere o rileggere Peter Pan!
Marco Paci rende evocativa, reale e profonda ogni citazione e la ricchezza di quelle poche parole, così ben scelte, deve trovare addirittura più pagine per dipanarsi in illustrazione (molte pagine si aprono).
Che ricchezza la letteratura.
Gli spazi letterari sono anticamere, dove le parole, le immagini diventano arredamento, profumi, rifugi: volete entrare?
Scegliete la camera che preferite, quella in cui vi sentite più a vostro agio oggi.