A pensarci bene in Pluk (che se ancora non conoscete, potete incontrare qui) mancava un monello di quelli patentati, di quelli che prendono le torte con le mani e mordono chiunque provi a contraddirli. Ed è proprio un monello, un discolo, al centro della seconda avventura di Pluk: Pluk e gli animali da salvare. Mordispiace è un alterego dal morso facile e dai modi ostinati che, tuttavia, con Pluk condivide una “bambinità” genuina che è fatta certo di sguardi incantati e modi gentili (Pluk), ma anche di tenacia e impulsività. Non siamo di fronte ad una contrapposizione, Mordispiace infatti non è caratterizzato negativamente come “cattivo”: il nome stesso ci dice che morde, ma che poi subito dopo ne rimane dispiaciuto!
Un piccolo selvaggio, cresciuto da due orsi nel bosco, che arriva con la sua mamma “affidataria” a vivere al Grangrattacielo. L’introduzione del personaggio è col botto: immaginate una festa nella casa della signora Stralindo e un bimbetto mordace obbligato a tagliare le mele con forchetta e coltello… l’esito è «una scena selvaggia» e non vi dico altro!
Mordispiace ben presto fa amicizia con Agatina e Pluk, gli unici che sembrano comprenderlo e accettarlo nonostante il suo vizio impulsivo di mordere chiunque lo contraddica e dalla loro amicizia si innescherà un’avventura a base di orsi, famiglia e animali da salvare, appunto.
La trama, descritta così, sembrerebbe piuttosto prevedibile, ma ancora una volta è l’elemento magico e le trovate impensabili nel mondo adulto (!), ma assolutamente accettabili nel mondo bambino a catturare l’attenzione dei lettori: nel parco cittadino esiste un passaggio nascosto che porta al «terreno del Meteorologo» che è uno spazio che ricorda in modo impressionante la borsa-zoo del magizoologo Newt Scamander, a Mordispiace viene messa la museruola per evitare che morda, lo stagno diventa nero e Agatina rischia di annegarci…
Le vicende sono incalzanti e seguono la composizione e ricomposizione della famiglia di Mordispiace, tra gli orsi Mam e Papsi e la zia Fida. Per evitare lo zoo ai due orsi, infatti, Pluk e il signor Pennino li accompagnano in questo misterioso luogo nascosto, sotto la protezione del Meteorologo. La vivacità irruente di Mordispiace però scombinerà i piani costantemente, creando disastri a catena.
Pluk, il nostro beniamino, funge in questa storia da elemento equilibratore: la sua gentilezza, oggi come allora, ha una funzione risolutoria, perché come ogni bambino candidamente gentile non ha paura di niente e mostra uno spiccato senso pratico di comprensione dell’altro.
«“Ascolta” gli disse Pluk “ Adesso vieni a giocare al parco con noi. E non ti facciamo mettere la museruola. Se proprio ti vene voglia di morderci… beh, allora fallo”»
Il tema, infatti, dell’evoluzione del protagonista mordace, passa attraverso lo sguardo empatico del nostro Pluk che guardando il suo amico, gli indica un sentiero da percorrere, senza discorsi moralistici:
«Credi che prima o poi le cose si sistemeranno? Credi che Mordispiace riuscirà a rimediare?” “Dipende” disse Zaza. “È un buon bambino? Voglio dire, a parte il fatto che morde… ha mai fatto qualcosa di gentile?” “non lo so” rispose Pluk. “Dipende da quello” concluse Zaza»
Vi troverete travolti in un mondo magico fatto di grandi spazi popolati da animali di ogni latitudine, dovrete salvarli e intanto pensare a come fare felice Mordispiace e a come permettergli di non mordere più, scapperete con orsi travestiti con vestaglie fiorate e cappellini e dovrete non urtare la sensibilità di custodi dal naso lungo e dai nervi a fior di pelle…
Cosa permetterà la svolta? Il garbo innato e l’umanità candida di Pluk che ammalierà lo stesso Mordispiace, facendolo cambiare, non automaticamente, ma per una sana emulazione:
«“So esattamente come ti senti, povera volpe, NOn puoi fare a meno di mordere, proprio come me. Non ti togli il vizio neanche se te lo faccio scrivere mille volte. E tutti si arrabbiano con te. E non ti vogliono più aiutare, perché mordi. Ma ti dico una cosa: io ti aiuto lo stesso. E se proprio ti viene voglia di mordermi, beh allora fallo”»
Questo episodio ripropone tutti i caratteri affascinanti del primo volume - ed in effetti infatti non è stato scritto in un secondo momento ma si intreccia perfettamente con il precedente -: colpi di scena, magia e quotidianità in un dialogo costante e coerente, lessico curato con trovate esilaranti (i genitori plantigradi sono chiamati «orsi bruti»).
Un degno secondo capitolo di una saga da amare.