Era da Pluk che non si leggeva una proposta per la lettura condivisa con i piccoli così spassosa e divertente come La famiglia Gattoni, non a caso a firma della stessa autrice Annie M.G. Schmidt.
Passati attraverso una narrazione più “da grandi”, come quella di Isotta, nei Gattoni i lettori ritrovano l’entusiasmo, il divertimento e la magia avventurosa di quel primo beniamino.
Al centro di questa storia vi è una famiglia che è il cuore pulsante di tutte le vicende e che, come potete immaginare, è tutt’altro che ordinaria. Se la composizione sembra infatti tradizionale (abbiamo un papà, una mamma, una bimbetta di nome Bice e i gatti Rosadorno e Gildesterno), il testo si premura subito di comunicare che:
«Un tempo tua madre era un gatto,
un gatto rosso con gli occhi d’oro.
Una bella bestia, gliene do atto
e già allora un vero tesoro.
E ogni sera che la luna splende,
fila sui tetti e da lì non scende.
Adesso lo sai, non sono matto:
un tempo tua madre era un gatto»
Questa rivelazione è affidata ad un testo in rima che, come molti, intervallerà la prosa del romanzo, mettendo in evidenza discorsi diretti, particolarmente cruciali o commenti enfatici su cui soffermarsi o ridere, per un momento o anche più!
Quindi mamma Gattoni, prima di essere un’adorabile mamma, era un un gatto arancione bellissimo che ha vissuto con tanti padroni, tra cui una strega, e che ha mantenuto nella sua vita umana alcune spassosissime reminiscenze della sua vita felina: ogni volta che intravede un cane si arrampica spaventatissima sull’olmo davanti a casa, sa parlare con i gatti e si ricorda ancora alcune preparazioni magico-curative della strega.
È facile intuire che ci sono tutti gli ingredienti, perché le giornate trascorrano all’insegna dell’inaspettato.
Come accade nelle altre storie della Schmidt, il magico si innesta su una serie di avventure quotidiane, che più banali non si può; il romanzo infatti non si trasforma mai in un fantasy, ma il tran tran quotidiano viene movimentato e reso indimenticabile da un’accento straordinario.
Interviene in questo senso, come elemento totalmente irrazionale, l’ombrello della strega che è capace di pochi incantesimi ma che riesce però a spostare pendole preziose, a catapultare Babbo Natale nel salotto e far diventare Bice un genio della matematica. Niente però è definitivo, anzi tutto torna prima o poi, con gran sollievo di tutti, allo stato iniziale. L’elemento “felino” risulta un altro grande movimentatore della trama, come molti capitoli ribadiscono in chiusura:
«“Capisci adesso che fortuna che tua madre un tempo fosse un gatto?”»
«“Ed è così… perché un tempo tua madre era un gatto”»
Molto spesso, ad esempio, situazioni complicate vengono risolte grazie alla capacità della mamma di parlare con i gatti, i quali, rinomatamente curiosi, possono aiutare la famiglia a risolvere i misteri, ad anticipare brutti tiri… Come quando il bottegaio non ricorda più dove ha nascosto i suoi risparmi che i gatti scoprono essere dietro due forme di formaggio, o come quando, nel rivelare alcuni dettagli della vita del funzionario dell'unione federale dei funzionari, i signori Gattoni riescono ad evitare la multa per la vendita di patatine fritte senza licenza.
Risulta molto moderna la narrazione delle dinamiche familiari, che vengono raccontate con molto realismo, ma anche in tutta la loro bellezza: ci sono i conti da pagare, i rapporti col vicino (il signor Pitocco è il prototipo odioso del peggior vicino, spione e vendicativo), le figuracce, la sbadataggine...
Emergono però come significative la grande simpatia e la stima reciproca che testimoniano una accoglienza generosa e paziente dell’altro: i Gattoni si aiutano, fanno cose per far sentire a loro agio gli altri, cercano di modularsi a vicenda… insomma si vogliono un gran bene.
La mamma ama accoccolarsi per terra sui giornali e cucina pesce tutti i giorni, Bice ama sporcarsi, non le piace lavarsi e odia la matematica, il papà è molto testardo ma anche molto sbadato.
In questa trama narrativa dall’orizzonte quotidiano non mancano tuttavia citazioni anche colte, come ad esempio il capitolo sulla “giornata no” di Bice che riecheggia il famoso capitolo della “giornata no” di un altro famoso bambino, in Mary Poppins.
La vera forza di questa storia e degli episodi in essa contenuti è l’imprevedibile divertimento che sicuramente nasce dal talento dell’autrice, capace di pensare a storie sorprendenti che pur si svolgono non lontano da casa.
Ecco quindi che un giorno il signor Pitocco imporrà a tutti i bambini di non far rumore e non divertirsi (la situazione sarà risolta da un’orda di topi…), il sindaco si ammalerà di sibilite e non potrà inaugurare la festa del paese e poi ancora l’ombrello magico catapulterà tutta la famiglia Gattoni al Polo nord, il perfetto Enrico darà fuoco alla casa, la vacanza alle Canarie sarà salvata da un asse da stiro… e perfino Babbo Natale sarà costretto a passare la notte a casa della famiglia Gattoni.
La lingua frizzante e precisa, la sintassi semplice ma non segmentata e i dialoghi realistici rendono la storia godibilissima da essere letta in condivisione. Gli inserti in rima, poi, la fanno ancor più spiritosa!
I capitoli in cui si scandisce l’intero romanzo sono autoconclusivi, ma mostrano un legame progressivo che rende la narrazione godibile se letta dall’inizio alla fine. Questa progettazione è evidente nella figura della strega che negli ultimi capitoli interverrà in modo determinante e sancirà chiaramente il finale della vicenda.
Le illustrazioni, lungi dall’essere semplicemente un corredo, rappresentano l’infanzia e quindi Bice in modo buffo e realistico e ugualmente attribuiscono la stessa dignità a questa fantomatica mamma gatto senza che diventi una macchietta.
Sono sicura che questa storia entrerà nell’immaginario e nel cuore di tutti i bambini che la incontreranno.