Polvere di vipera di Annalisa Ponti è un romanzo, ambientato nel Medioevo, dall’andamento molto lineare e tranquillo, sebbene si apra con una scena molto forte di violenza domestica. La storia segue le vicende di Maria, rimasta orfana e senza casa, in seguito alla ribellione della sorella di fronte alle violenze del padre e all’incendio della propria casa.
La protagonista, sola e giovanissima, si ritrova a scappare alla ricerca di un luogo dove sopravvivere, lontano dalla campagna natìa Maria giunge tra i vicoli della Napoli della fine del 1100.
La scrittura è asciutta e improntata all’azione e alla descrizione degli avvenimenti, la trama è lineare ma sa diventare progressivamente più interessante, lasciando spazio all’intrecciarsi della vita di questa bambina alle grandi vicende della corte del Regno di Sicilia e dei Normanni Altavilla.
Pur mancando descrizioni vivide del contesto, nella narrazione della vita del Magister Rudolfo, medico, nella cui casa Maria troverà rifugio come serva, si percepisce un riflesso coerente di quella che doveva essere la vita nel Medioevo. Questa restituzione storica è spesso affidata a passi perentori e generalizzanti, che offrono uno scorcio culturale esterno:
«Gli uomini e le donne del Medioevo erano poco interessati al passare degli anni e tenevano in così poco conto il giorno della loro nascita che non festeggiavano il compleanno. […] Al futuro non era infatti associata alcuna speranza di cambiamento, di miglioramento delle proprie condizioni di vita: tutto era scritto, dato una volta per sempre» p. 57
Fa eccezione il racconto della prassi medica, nella sua relazione con gli elementi e le erbe, che ha uno spazio importante e interessante, calato invece dentro la narrazione e affidato, più che a sentenze, ad un costruirsi progressivo attraverso l'agire e le riflessioni dei personaggi. Ne emerge il ritratto di una scienza medica basata sull’osservazione naturale e sull’equilibrio del corpo umano.
Il riscatto di Maria, che coinciderà con un suo importante viaggio di crescita, sarà un percorso esemplare che tratteggerà la condizione femminile e il potere decisionale delle donne nel Medioevo con i suoi limiti, le sue possibilità: Maria può scegliere di elevare il suo status sociale? Può scegliere chi essere la sua amica Bianca, altolocata rampolla della società?
«Io continuo a verificare nelle realtà che nessuno è libero di scegliere» p. 120
«L’affetto con cui sono stata accolta non deve più ingannarmi: il mio posto in questa casa è immodificabile, la mia condizione di inferiorità insuperabile. Sono e rimarrò un intrusa» p. 133
Le vite delle due donne si intrecciano: Maria desidera riscattarsi dalla sua servitù, Bianca, destinata alla vita di moglie, desidera invece ardentemente dedicarsi all’arte medica come suo padre.
Può una donna scegliere una via diversa di quella che il mondo prepara per lei?
Maria, in un lineare viaggio di consapevolezza, di riflessione sui propri errori e di rielaborazione del dolore mostra una consapevolezza del proprio valore e, sebbene non rivoluzioni la sua situazione alle troverà il suo posto nella società.
La trama inizialmente molto semplice e lineare progressivamente si fa più complessa, intrecciando le vicende dei componenti della famiglia del Magister Rudolfo presso cui Maria si ritroverà serva: Tancredi alla corte di Palermo tra gli intrighi cavallereschi, Bianca alla ricerca della propria identità e del proprio ruolo in una società che non contempla la donna come pensanti e brillanti scienziate, Matteo affascinato dalla vita cavalleresca più che dal monastero, ma anche lo stesso Magister Rudolfo e Beniamino lo speziale con i loro esperimenti, le riflessioni su cure e malattie.
Non mancano svolte nella regolare narrazione degli avvenimenti: morti improvvise, avvelenamenti, ingiustizie, nascite, innamoramenti…
Il romanzo si connota come un romanzo di formazione storico capace di offrire suggestioni della storia italiana medievale, ma mette soprattutto in primo piano il ruolo della donna a tutti livelli: borghese, reale (si accenna anche ai dolori e alle non scelte della regina Giovanna e poi di Costanza d’Altavilla) e popolare.
Una storia che, dirà Maria, è un percorso per «tornare a essere se stessa, intera, con la propria storia fatta di inferno ma anche di rinascita» 136
Un romanzo forse prevedibile ma solido ed accogliente.