La metafora della foglia che lascia l’albero, intesa come partenza dei ragazzi pronti a spiccare il volo, non mi convince fino in fondo, perché il viaggio che incomincia in autunno non è un viaggio verso la fioritura personale, ma piuttosto la fine di un percorso. Tuttavia è innegabile che la bellezza plastica e cromatica delle foglie in autunno sia una meraviglia che le foglie verdi e sventolanti delle altre stagioni non riescono a eguagliare. La poesia che Angelo Mozzillo scrive, Io sono foglia, trova dunque un volto artistico nella multiforme bellezza delle foglie secche che Marianna Balducci inserisce con intelligenza in una visione illustrativa molto interessante.
«Un giorno sono vento / Un giorno sono spento / Un giorno solleone / Un giorno l’acquazzone / Un giorno sono gioia / Un giorno solo noia»
Attraverso un testo semplice e spesso anaforico, l’autore ci racconta le incongruenze e le contraddizioni che la vita contiene: si può essere felici e tristi, entusiasti e coraggiosi, impauriti ed annoiati, protagonisti e spettatori… Una vita che contempla la voglia immediata e mutevole, l’indole, l’identità personale, ma anche le fluttuazioni dell’animo.
Oltre lo stereotipo che vorrebbe il bambino sempre beato della sua infanzia, sempre entusiasta o al contrario irrimediabilmente pestifero e arrabbiato, l’autore sfodera una gamma di grigi che toccano tutte le situazioni intermedie forse ben più consuete: il bambino si annoia, può essere triste, essere stanco, curvo, retto, non riuscire a fare le cose o non volerle fare…
Accompagnano questi versi le curiose tavole di Marianna Balducci che gioca con la fotografia e il disegno in modo molto pertinente e interessante (molto azzeccata l’idea di mantenere le ombre!). Le foglie secche vengono fotografate e scelte per forma, colore, conformazione e diventano parte attiva e narrativa dell’illustrazione, comunicando innanzitutto la capacità di vedere in una semplice foglia il molto di più che c’è. C’è la foglia ricurva che sembra un ombrello perfetto - e un ombrello diventa! - c’è la foglia aperta e piatta che si trasforma facilmente in una tuta alare, c’è la foglia che si è arrotolata proprio come un turbante e quella gialla ancora lucida che sembra una valigia pronta per un viaggio… Accanto a queste foglie dai caratteri frizzanti un bimbetto dalla maglietta a righe gioca, vive dialoga con le foglie e con il testo: sempre lo stesso bambino che in ogni pagina è diverso, un bambino felice e triste, di fronte e dietro, ardimentoso e annoiato… un bambino molto vero.
La chiusura del testo capovolge poi la gerarchia tradizionale della narrazione facendoci, per attimo, risalire dalla foglia al ramo:
«Se un giorno mi vorrai / non chiedermi chi sono / Un giorno sarò foglia / se un giorno sarai ramo»
Quest’ultimo riferimento all’origine della vitalità delle foglie-bambini è molto interessante, perché chiama alla responsabilità l’adulto, al suo ruolo di sostegno, cura e sostentamento.
Un foglia non cade tanto lontano dal suo ramo, perché la foglia dal suo albero è accudita e cresciuta: non chiedete dunque ai bambini di essere qualcosa in particolare, saranno tutto e il contrario di tutto, preoccupatevi però di essere per loro sostegno e nutrimento (fisico, emotivo e intellettuale) sempre. Lasciateli essere foglie.
Il tema del figlio trova in queste pagine una declinazione che si presta anche ad una lettura adatta al legame adottivo, perché la posizione del genitore è presentata proprio come fonte responsabile di nutrimento e legame con il figlio.
Il libro, dunque, si presta ad una lettura adulta, ma non sottovalutate la possibilità di leggerlo ai bambini (dai 5 anni): si sentiranno compresi, in tutta la gamma del loro essere, e nascerà in loro la voglia di giocare con le foglie, che in questo periodo non mancano!