Torna dopo quasi 30 anni dal primo ingresso in Italia (correva l’anno 1988) e dopo 40 anni dal sua prima uscita in Germania Vampiretto. In un’epoca in cui i vampiri non erano ancora di moda, la saga di Vampiretto con i suoi 16 volumi fu una delle prime ad appassionarmi in modo viscerale. Comprai insieme a mia mamma il 5° volume Vampiretto innamorato: quella compita ed elegante vampiretta con il fiocco rosa nei cappelli mi chiamava dallo scaffale. Ricordo con chiarezza quella mattina grigia alla Libreria dei ragazzi di Milano, non so perché, avevo 8 anni. Divorato in pochi giorni, toccò a mia madre recuperare i volumi precedenti e poi comprare i successivi, le toccò anche cercarmi dei mantelli da vampiro, della lacca capace di mantenere i miei capelli in posizioni assurde e dei denti finti che mi permettessero (anche) di non sbavare per tutta la casa. Il gioco di Vampiretto imperversò per anni a casa nostra: io di norma volevo impersonare Lumpi, mia sorella mi diede corda per un po’ e anche alcuni amici (soprattutto quelli della montagna) mi vennero dietro, nascondendosi in cripte buie sotto il letto e riempiendosi la faccia di borotalco e rossetto.
Quella raccontata da Angela Sommer-Bodenburg è una storia appassionante che scorre sul filo della paura, ma che è prevalentemente la storia di un ragazzo, forse un po’ incompreso, e dei suoi amici: due vampiri a lui coetanei Rüdiger e Anna. Il protagonista, Anton, è un ragazzino che ama leggere, timido, ma ingegnoso, e quando una sera alla sua finestra apparirà un giovane vampiretto imparerà ad essere anche avventuroso e intrepido. L’immaginario che l’autrice crea intorno a questi personaggi è ben curato in ogni aspetto e particolare, tanto che nessuno dei numerosi volumi sembra perdere il ritmo narrativo (forse solo sul finire della saga vi è un po’ di ripetizione): i personaggi sono credibili e capaci di evolvere e cambiare, pur rimanendo ugualmente fedeli al proprio carattere. Quelle di Vampiretto sono storie che possono far rabbrividire soprattuto per la capace dote dell’autrice di creare suspence e vi ritroverete con il fiato sospeso mentre Anton attraversa il corridoio buio verso la cucina, da cui provengono sinistri rumori, ma è più tensione narrativa che terrore vero e proprio. E se le bare e le cripte puzzano di muffa e il custode del cimitero vaga in cerca di creature soprannaturali in cui conficcare paletti acuminati, non troverete mai scene sanguinose o incidenti che possono turbare la sensibilità dei lettori più impressionabili. I due vampiretti e tutta la famiglia che conoscerete, volume dopo volume, sono fermi nel tempo ad un’età imprecisabile così come Anton, che sebbene soggetto alla crescita naturale, sembra fermo in quel tempo unico in cui si vive una vita propria lontana dai genitori, che fanno sporadiche incursioni, un mondo personale di cui sarete ospiti onorari. Non aspettatevi però bellezza, ricchezza e bianchi vestiti, come la letteratura moderna ha recentemente rappresentato gli appartenenti alla categoria vampiri: qui i vestiti sono laceri le cripte in cui vivono puzzolenti e allocate nel mezzo del cimitero.
Le illustrazioni Amelie Glienke, che intervallano in alcuni casi il testo, sono quelle a cui più mi affezionai: mi sembrava che l’egotismo, la mutevolezza e il carattere capriccioso di Rüdiger fossero ben rappresentati dagli sguardi alteri, dai gesti spigolosi e dalle risate un po’ sguaiate, lo stesso accadeva con Anton e i suoi sguardi imbarazzati, un po’ persi da bambino abituato a non brillare tra i coetanei. Le immagini in bianco e nero ricordano litografie antiche e collocavano con pertinenza la storia in un mondo oscuro. Quando nella nuova serie le illustrazioni passarono a Magdalene Hanke-Basfeld io accusai il colpo di un’iconografia che non riconoscevo con un giovane Anton da copertina, un Vampiretto dallo sguardo dolce e soprattutto una zia Dorothee (che nella sua spaventevole bruttezza aveva popolato i miei sogni) pronta per la messa in piega.
La stessa reazione è quella che ho avuto davanti alle nuovissime illustrazioni di Paolo D’Altan, pluripremiato illustratore italiano, chiamato a illustrare la collana comprata da Giunti alla storica Salani.
Aspetto riscontri sulle immagini, ma sulla storia potete andare sicuri (la traduzione di Donatella Mazza è stata mantenuta): sono forse i libri che da lettrice autonoma amai di più! Dagli 8 anni.
Hai ragione anche io ho percepito solo da adulta la condizione di solitudine dei protagonisti, eppure trovo che questa sia un po’ anche la visione egotica del bambino! Concordiamo su tutto il resto, poi 🙂
Vampiretto è una mia passione tutt’altro che segreta!
Sono quasi andata ai matti per recuperare tutti i volumi della saga, quando Giunti ha iniziato a ripubblicarli… che gioia!
Il mio preferito – e se non ricordo male, il primo che lessi, prendendolo in prestito dalla biblioteca- è “Vampiretto in campagna”. Rudiger fra i polli! Che scambia un cavallo per un mostro!
Ero- e sono- affascinata dai voli notturni con il mantello puzzolente di cripta, dal bisogno di compagnia che accomuna i due protagonisti.
Ciò che all’epoca non capivo, ma che ora mi sembra lampante, è che Anton e Rudiger sono drammaticamente soli, tagliati fuori dal proprio mondo. I genitori di Anton mi sembrano interessati al figlio solo da un punto di vista pedagogico, e Rudiger- che dire, poveretto? Fermo all’età dell’innocenza, in eterno, sempre bambino, sempre MORTO.
Sul cambio di illustratore è già stato detto tutto: resto affezionata alle illustrazioni un po’ feroci di Amelie Glienke e tutte le altre mi sembrano un’eresia.
Ho sguinzagliato il marito peccato che non mastichiamo per niente il tedesco 😀 E grazie a te della chiacchierata, sono i momenti migliori dello scrivere un blog
… io ero rimasta folgorata dal fiocco rosa di Olga in copertina…della serie “ribelle fino ad un certo punto, lasciatemi i fiocchi” ahahahah
… abbiamo entrambe dimenticato un dettaglio che potrebbe far piacere a bambine, genitori di bambine e bambine troppo cresciute (come me): anche se i protagonisti sono due maschietti, ci sono tantissimi personaggi femminili forti e interessanti, sia tra le “brave” (Anna, Elizabeth la capo vampira, la nonna Sabine, la mamma di Anton, la signora Vipperack con due P…) che tra le “cattive ragazze” (Olga, zia Dorothee). Girl power!
Grazie a te!
Purtroppo non sono in grado di darti i link dei libri, tutto quello che posso fare è scrivere i titoli: “der Kleine Vampir und die Tanzstunde”, “der Kleine Vampir hat Geburtstag”, “der Kleine Vampir und die Gruselnacht”. “der Kleine Vampir und die Leztze Verwandlung” e “der Kleine Vampir und die Frage aller Fragen” mentre il diario (nottuario?) è “Anna von Schlottersteins Nachte – Buch”.
La mia impressione è che il nostro “destinazione Conte Dracula” fosse concepito come il finale della serie: almeno, io lo trovavo molto soddisfacente come finale. anche se Anton stesso lo diceva ai disperati genitori riguardo la sua mania dei vampiri, proprio nell’ultimo capitolo: “non finirà mai”!
In effetti solo nel 2001 (se non ho capito male) Vampiretto è tornato a visitare almeno i ragazzini tedeschi… e i fan ormai cresciuti ma sempre nostalgici. Ma nella finzione l’apprendistato di Ruediger, Anna e Lumpi presso il Conte è durato davvero poco!
Evito di fare lo spoiler degli spoiler (perchè l’ attuale finale della saga è una grossa sorpresa che io ho gradito molto, una volta superato il trauma), limitandomi a dire che negli ultimi due volumetti Vampiretto, Anna e Anton dimostrano di essere davvero maturati molto, così come la loro amicizia. Col senno di poi, la prospettiva sull’intera storia cambia. Unico lato a mio parere negativo (ma è questione di gusti): l’introduzione di alcuni elementi “magici” che sembrano usciti direttamente da qualche altra scerie di successo per ragazzi!
Il diario di Anna contiene il punto di vista della vampiretta sugli eventi di “Vampiretto” e “Vampiretto cambia casa”, oltre ad alcuni retroscena sulla vita nella cripta e alla storia della… trasformazione della famiglia Von Schlotterstein. E’ davvero grazioso.
Cambiando discorso, dev’essere stato divertente provare da bambina le acconciature più… vampiresche! Ora ho voglia di pettinarmi da vampiro anch’io! Non vedo l’ora che sia Halloween (o la prossima volta che piove: i miei capelli sono crespi e diventano naturalmente tipo quelli di Anna).
Grazie per questa bellissima chiacchierata!
Oh Valentina, noi dovremmo proprio essere amiche, perché io ho apprezzato esattamente le stesse cose di cui parli tu: esattamente. Vorrei aggiungere altro, ma le impressioni di cui tu parli sono esattamente le mie, ti contraddico solo sulle capigliature: io le adoravo e per anni ho costretto mio mamma a cercare lacche e gel cementificanti che riuscissero a riprodurre quelle acconciature improponibili.
A questo punto devi darmi il link dei 5 volumi e del diario di Anna, che non conosco. Ho letto tutto quello che della Sommer Bodenburg è arrivato in Italia e non credevo che la saga di Vampiretto fosse stata troncata, mi apri un mondo.
Credo anche io che Vampiretto abbia molto da raccontare ai moderni lettori, anche solo per il realismo con cui i caratteri dei personaggi sono tratteggiati, non per forza eroi buoni, cattivi, romantici, umili, ma un realissimo mix dove astuzia, orgoglio, insofferenza, capricci, ma anche vera amicizia sanno stare insieme, come nella vita.
Grazie!
Anch’io ho letto per primo il quinto volumetto e subito dopo in rapida successione gli altri, divorati con gran soddisfazione (e un po’ di paura) nel buio della mia stanzetta, rrintanata sotto le coperte, grazie a una lampadina tascabile a forma di coccinella.
Anch’ io ho “vampirizzato” le mie amichette, che in seguito si sarebbero convertite alla serie “Piccoli Brividi” sostenendo che i racconti di Stine facevano più paura. Per me le scampagnate di Anton nel cimitero erano abbastanza stressanti!
Tuttavia non leggevo Vampiretto per spaventarmi, ma per le trovate pazzesche e divertentissime dei vampiri, come le gare di manicure e il bowling (entrambe idee di Lumpi!), alternate a momenti malinconici in cui i vampiri bambini spiavano gli umani attraverso una finestra illuminata e pronunciavano, sempre con amara delicatezza, qualche parola di rimpianto per la vita che era loro negata. Anche nelle occasioni tristi Anna e Ruediger erano sempre teneri e composti: la narrazione aveva una sua caratteristica “dolcezza” che si trovava anche nei racconti di Angela Sommer – Bodenburg raccolti nel libro “il bambino che non c’era” (pubblicato in italia da Salani, se non ricordo male, nello stesso periodo).
Anton e Ruediger erano sempre pronti a punzecchiarsi a vicenda, dandosi l’un l’altro del fifone (ed erano uno più pauroso dell’altro!), ma anche ad incoraggiarsi e a mettere da parte la paura per aiutarsi reciprocamente. Entrambi egocentrici e capricciosi (Ruediger più impetuoso, Anton più subdolo… ma nemmeno lui un angioletto!) eppure ottimi amici. E come dimenticare la dolce e coraggiosa Anna e lo scapestrato Lumpi, con il suo improbabile seguito di amici?
Ho letto e riletto i libri di Vampiretto, a varie età, e recentemente ho scoperto che gli ultimi cinque volumi e il diario di Anna non sono ancora stati pubblicati in italia: ho chiesto alle mie attuali amiche (già pre – vampirizzate grazie ad Anne Rice) di procurarmi quelli pubblicati in Germania – e imparato appositamente un po’ di tedesco, che prima non conoscevo. Ne è valsa la pena!
Le storie di Vampiretto sono godibilissime da bambini, inoltre una lettura… “successiva” permette di apprezzare le citazioni letterarie astutamente inserite qua e là e di provare simpatia persino per i “nemici” come il guardiano del cimitero e la zia Dorothee.
Questi sono i miei vampiri preferiti: nobili della Transilvania, amanti della raffinatezza, ma pronti ad adattarsi alla vita poverissima nella cripta pur di rimanere uniti alla famiglia. Legati alle loro tradizioni vampiresche, ma aperti al cambiamento, come la zia Dorothee che deve essere accompagnata da uno chaperon quando esce con il suo spasimante, ma riesce a convincere il consiglio di famiglia a permetterle di con- “vivere” con lui “in prova” prima del matrimonio (eravamo negli anni ottanta, massimo primi novanta… a una ragazzina campagnola come me sembrava una cosa rivoluzionaria!).
Anch’io sono innamorata delle illustrazioni di Amelie Glienke, buffe e grintose: il sorrisino furbo di Anna, Lumpi e Ruediger con quel sopracciglio sempre abbassato, lo sguardo di chi sta macchinando un tiro mancino. Mi piacciono anche le illustrazioni di Magdalene Hanke – Basfeld, l’aspetto angelico in fondo si addice a un Anton che diventa via via sempre più astuto e manipolatore, capace di servirsi del suo fascino (ma sempre a fin di bene); invece non sono mai riuscita ad abituarmi agli occhioni sgranati di Vampiretto e alle capigliature pazze (che però sono anche nelle serie TV tratte dai libri, purtroppo mai trasmesse in italia per quanto ne so). Zia Dorothee “pronta per la messa in piega” è effettivamente ridicola, ma a me piace immaginarla come una bella vampira, dal carattere impossibile, un po’ femme fatale, come Magdalene Hanke- Basfeld la rappresenta (ancora una volta penso anche alle Dorothee televisive).
Le nuove illustrazioni hanno uno stile completamente diverso e qualcosa di malinconico in quei volti emaciati e in quegli occhi strani. Sono il motivo per cui ho (ri)comprato i primi quattro volumetti.
Per farla breve (troppo tardi…) questa lettura ha avuto un ruolo importante nelle mie fantasie di bambina, mi ha divertita, mi ha procurato qualche incubo e mi ha aiutata a riflettere sull’amicizia, sulla famiglia, sulle diversità… culturali. Anche se “tradisce” la propria età sotto alcuni aspetti, credo possa dire molto anche ai bambini di oggi.