In un momento storico in cui (giustamente!) la malattia fa paura e terrorizza, I raffreddori di André Francois porta una ventata di allegria e surreale ironia intorno ad un argomento che rappresenta, oggi, un tabù ma che nella storia è stato sempre per lunghe stagioni un argomento di conversazione frequentato e ricorrente nei chiacchiericci di tutti i giorni.

Oggi starnutire scatena più la paura che il lamento, eppure di questi tempi quanto potrebbe essere catartica e apotropaica una risata fragorosa! I raffreddori è appunto il libro perfetto in questi tempi bui.

André Francois ha un tono narrativo che si caratterizza immediatamente come umoristico, ma la sua scrittura sceglie la strada della narrazione e non della dissacrazione diretta. Questo richiede, come ogni umorista saprà, una sottile e sviluppata capacità perché un fatto è costruire una battuta che faccia ridere, tutt’altra cosa è strutturare una storia.

«Tutti sanno che questo animale oggi non vive più»

L’incipit appare molto simile al “c’era una volta” di fiabesca memoria ed infatti la storia sembra ambientarsi in un tempo molto, molto lontano, un tempo in cui vivevano esseri mai visti, come i Kubo («non aveva né ali, né mani, né gambe, né coda. Non era pratico. Così oggi si è estinto»), lo Stumpf, il Canoptero («animale molto dolce e quindi facile da accontentare, non è riuscito a sopravvivere ai tempi moderni»), l’aquila a Cassethi… In questo mondo popolato da creature quasi fiabesche esisteva già il Raffreddore che è stato l’unico a sopravvivere, perché?

L’autore sceglie una narrazione ritmata (testo-immagine), gioca con le figure, le forme e con i sensi, i doppi sensi e i modi di dire, inanellando una serie di battute che fanno ridere nella loro individualità (la rana divoratrice di marmellata?!) ma cooperano – contemporaneamente – a raccontare una storia gustosa e originale: la storia della sopravvivenza dei Raffreddori, animali mitici, maestri di sopravvivenza e indubbiamente simpatici!

I luoghi comuni si affastellano nelle parole, ma le immagini scatenano il riso perché l’autore si immagina il Raffreddore come un bestia dalle buffe fattezze: così c’è il Raffreddore di testa che sfoggia un testone cotonato da far invidia, c’è il Raffreddore da fieno che placido riposa in un letto di fieno, appunto, c’è il Raffreddore passeggero comodamente seduto sul retro di un’elegante decappottabile…

Conclusa la carrellata di ritratti ecco che l’autore si addentra nelle espressioni più comuni (ma quante ce ne sono!) che si usano solitamente per esprimere il proprio disappunto per il male stagionale: «Mia madre ha un bel raffreddore», ed in effetti il bestione seduto vicino alla mamma ha proprio un bell’aspetto! 

C’è anche la tavola dedicata al «come far passare un Raffreddore», con un gentiluomo che cede il passo al Raffreddore di turno, e quella con il «Raffreddore [che] si prende facilmente»... per la coda.

Il formato quasi tascabile del libro amplifica il senso scherzoso del testo, come a dire “non prendetemi troppo sul serio, eh!”. Le immagini nere e il tratto grosso e impreciso rendono i disegni incisivi e immediatamente amabili.

Insomma quale cura migliore che immergersi in un branco, anzi una vera e propria epidemia di Raffreddori dal muso simpatico, per scacciare la paura dei virus?

E non sottovalutate l’occasione di conoscere uno degli illustratore e designer più celebri del Novecento!

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I raffreddori André Francois - Paolo Cesari (traduttore) 84 pagine Anno 2020 Prezzo 10,00€ ISBN 9788832070231 Editore Orecchio acerbo
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