Pablo Neruda poeta cileno dai grandi ideali e dall’appassionato amore per la libertà si è dedicato anche a cantare le piccole cose quotidiane, i cibi più umili che compaiono sulle tavole di tutti.
Raccolse queste odi (Ode alle patate fritte, al carciofo, al pomodoro, alla cipolla, a una castagna, alla mela, alla cipolla…) un bel volume della collana Il suono della conchiglia, dedicata alla poesia per ragazzi. Questa raccolta parla in modo unico ai bambini e ai ragazzi per una capacità di attivazione sensoriale e un riferimento quotidiano diretto e schietto, uniti allo sguardo profondo del poeta che vede oggi verdura, ogni frutto… nella sua relazione con il mondo.
In questi giorni ci dà la possibilità di ritornare col pensiero a questa collana un bel albo illustrato, Ode a una cipolla, di Alexandria Giardino e Felicita Sala che ricostruisce l’episodio che probabilmente ha fatto venire l’idea di questa poesia piccina e terrosa a Pablo Neruda.
Quella raccontata nelle coloratissime pagine di Felicita Sala è la storia d’amore tra il poeta e quella che diventerà la sua terza moglie, Matilde Urrutia.
Neruda, all’apparenza, una persona seria, riflessiva e pensierosa incontrò in avanzata età Matilde, una star della musica folk, una donna piena di energia ed entusiasta:
«Matilde amava ridere. Aveva un sorriso grande come una chitarra»
Il racconto custodito nell’albo fa riferimento a un episodio in cui si immagina Neruda al tavolo della sua scrivania, immerso nel dolore del pensiero della lotta dei minatori cileni costretti a una vita dura e disumana, ridestarsi per avviarsi ad un incontro con Matilde.
«Pablo provò a nascondere la sua espressione cupa dietro un mazzo di papaveri. “Non c’è tempo per essere tristi” disse Matilde, riempiendo d’acqua un vaso. “Vieni! Ho bisogno del tuo aiuto per il pranzo”»
Matilde guida Pablo nel suo campo, raccoglie i pomodori, gli agli, le cipolle…
«All'inizio, attraverso le lacrime vide solo un umile ortaggio. Poi…»
Quelle piccole cose semplici come le cipolle, l’aglio e pomodori diventano nella coscienza profondissima e negli occhi di un poeta qualcos’altro un universo intero che non vuole per forza trasfigurare o snaturare quelle cose così semplici ma coglierne invece il cuore più profondo.
«Pablo diede un morso a una fetta. Prima lo colpì il sapore pungente, poi la dolcezza. Ne offrì un pezzo a Matilde. “Grazie” le disse, asciugandosi le lacrime, “per avermi ricordato che al mondo c'è tristezza, ma anche tanta felicità” “Perfino nelle cose più semplici” disse Matilde, asciugandosi anche lei le lacrime. “Come le cipolle” disse Pablo. “Dovresti scrivere di questo!” rise Matilde.»
Le illustrazioni di Felicita Sala riescono con i colori e le linee a creare un’armonia mai disordinata e sembrano tessere e comunicare l’entusiasmo felice di questa donna che contagia il poeta, grazie alle mani nella terra, un tagliere e una cucina.
«Cipolla
ampolla luminosa
petalo a petalo
si formò la tua bellezza,
scaglie di cristallo ti resero più grossa e nel segreto della terra scura si arrotondò il tuo ventre di rugiada.
[…]
Generosa
disfi
la tua sfera di freschezza
nel rosolare
ardente della pentola, e il frammento di cristallo al calore incendiato dell'olio
si trasforma in un ricciolo di piuma d’oro.
[…]
Ci fai piangere senza farci soffrire.
Io ho celebrato tutto ciò che esiste, cipolla,
ma per me tu sei più bella di un uccello dalle piume accecanti,
sei ai miei occhi
sfera celeste, coppa di platino,
danza immobile
di un anemone candido
e la fragranza della terra vive nella tua natura cristallina»
Dovresti scrivere di questo.
Se avete modo di riscoprire o scovare La casa delle odi leggetela, godetevela: una vera e propria raccolta di odi di tante le piccole cose che ci stanno intorno.
Io ne parlerò al corso sulla poesia internazionale sabato!